30.

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Angel:

Ho rimuginato sulle parole di Andrew tutta la notte e anche il giorno successivo.

E' stata come una doccia gelata in pieno inverno, è riuscito a sbattermi in faccia una verità che ho sempre ignorato.

Se non vivo seguendo il mio istinto, e contando sempre sulla razionalità, che vita è?

Lui, però, non si è fatto vivo, ne ieri ne oggi.

E' come se avesse capito che lasciarmi i miei spazi sarebbe stata la cosa giusta per farmi ad una conclusione esatta.

«Angel! hai tu la mia lacca per capelli?! giuro che ti uccido se scopro che l'hai usata.» sento la voce di mio fratello molto vicina, e inizio a cagarmi sotto.

Ho proprio quella nelle mani.

«Prova a cercare meglio nella tua stanza! io non ho niente.» la spruzzo per l'ultima volta e mi affretto a nasconderla.

«Ah si?.» la voce dietro le mie spalle di Jason mi fa sussultare.

«Ridammela.» mi mostra il palmo della mano, e io esco da dietro la schiena, l'oggetto incriminato.

«La prossima volta chiedi.» mi mostra un sorrisetto di rimprovero e dolcezza allo stesso tempo.

Corrugo la fronte.

Come mai tutta questa gentilezza?

«Angel! scendi immediatamente!.» le urla di mia madre arrivano dritte nel mio orecchio.

Scendo le scale e la trovo con il cellulare in mano.

«Che c'è?.» domando, e lei mi mostra lo schermo luminoso.

Leggo un messaggio dove si evince un invito per una cena.

«Ci hanno invitati a cena.» constato, e lei annuisce energicamente con un sorriso gigante sul volto.

«Quindi?.» lei mi guarda come se avessi appena fatto la domanda più stupida del mondo.

«Quindi?! i proprietari della società con cui io e tuo padre abbiamo sempre cercato di collaborare ci hanno invitati a cena! ti rendi conto?!.» io alzo le sopracciglia, fingendo un'espressione scioccata.

«No, ma sul serio?!.» lei non comprende il mio sarcasmo e annuisce, guardando sognante il suo cellulare.

Non mi interessano le loro questioni lavorative, sono contenta che mia madre sia felice dell'invito, ma non vorrei che si stesse facendo troppe illusioni.

«Vedi di vestirti decentemente.» mi indica con l'indice con fare accusatorio, e io annuisco.

L'unica domenica che credevo di poter avere libera, si è rivelata un'altra domenica di merda.

Perciò corro in camera mia e apro l'armadio, decidendo cosa indossare stasera.

Non posso mentire, ogni tanto controllo anche il cellulare, sperando che i messaggi non mi arrivino per qualche problema con il Wi-Fi, ma purtroppo non è così.

Scuoto la testa e continuo ad osservare il mio armadio, e nonostante sia brulicante di abiti, dirò sempre che non ho nulla da mettere.

Sposto tutte le grucce e arrivo alla conclusione che il tubino blu con lo scollo a barca, è l'ideale.

***

«Ditemi che siete tutti pronti, profumati e d'educazione impeccabile, vi prego.» mia madre passa al setaccio l'abbigliamento mio e di Jason.

Chiude la giacca di mio fratello, ma appena lei si volta, lui la apre di nuovo.

«Non sono un cazzo di damerino.» lo sento sussurrare alle mie spalle, facendomi scappare una risatina.

Kiss me harderDove le storie prendono vita. Scoprilo ora