45.

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Angel:

Ho il cuore a pezzi.

E trovarmi in una cazzo di festa, di certo non migliora la situazione.

Nonostante io stia asciugando le lacrime con le mani, queste non accennano a smettere di scendere.

Sbatto contro qualcuno mentre guardo a terra, e impreco mentalmente.

«Scusa.» sussurro, cercando di andarmene, ma questa persona mi tiene ferma dal braccio.

«Angel, che cazzo è successo?.» scuoto la testa e guardo a destra, cercando di evitare il suo sguardo.

«Lascia stare, non ho nulla.» provo ad andarmene, ma lui non me lo permette.

«Col cazzo. Devi dirmi chi ti ha ridotto così.» guardo di lato, verso la porta chiusa della stanza da dove è uscito Andrew con la sua...amica.

«Io spero che sia colpa tua, cazzo.» dico, rivolgendomi a mio fratello.

«Mi spieghi?.» domanda, irritandosi.

«Andrew mi ha scaricata, nella maniera peggiore. E' stato con un'altra e poi mi ha mollata.» lui serra la mascella e chiude gli occhi.

«No, non centro niente io.» confessa, poi si massaggia il mento con la mano e impreca sottovoce.

«Sai perché cazzo l'ha fatto, allora?.» domando, con la voce spezzata dal pianto.

«Evidentemente è solo un codardo e non è riuscito a dire che non voleva più stare con te.» mi abbraccia, e io affondo la testa sul suo petto.

«Perché? perché non posso avere per una fottuta volta un po' di felicità? non è giusto.» mi sfogo con lui, e nel frattempo mi accarezza la testa.

«Shh, non piangere, va tutto bene.»

No, non va tutto bene.

***

Sono passati tre giorni.

Tre maledetti giorni di pianti, brutte dormite, pensieri eccessivi.

E' tutto una merda.

Ma stasera c'è la festa di compleanno di Dylan, e non voglio mancare.

I suoi genitori hanno organizzato una cena con i suoi amici, dove loro presenzieranno, e poi gli hanno lasciato carta bianca.

Perciò lui ha deciso di organizzare una festa nel pub vicino casa mia.

Sospiro e sollevo il busto, sedendomi sul letto e prendendo un cuscino in grembo.

Sento bussare alla porta e sbuffo.

«Posso entrare?.» sento la voce di mio fratello.

«Si, entra pure.» lui apre lentamente la porta e si siede davanti a me.

«Se non te la senti di venire alla cena stasera...» lo blocco.

«Non preoccuparti, mi è passata. Sto bene, posso venire, può farmi solo bene.» lui annuisce e mi accarezza i capelli.

«Mi dispiace per come sono andate le cose con And-.»

«Non dire il suo nome, ti prego.» dico, chiudendo gli occhi.

«Sai che stasera lui ci sarà, vero?.» annuisco.

«Sarà un problema della me di stasera.» mi alzo dal letto e apro la porta del bagno.

«Puoi uscire adesso? devo lavarmi.» domando, guardando in basso.

«Certo.» mi guarda con sguardo afflitto ed esce.

Kiss me harderDove le storie prendono vita. Scoprilo ora