15.

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Andrew:

E' inutile continuare a parlare con lei.

Mia madre crede ancora che quell'essere insulso di mio padre la ami e che possa cambiare grazie a questo sentimento.

Non ha ancora capito che da lui non potrà mai più avere ciò che aveva prima?

Adesso per quel mostro conta soltanto la droga e picchiare mia madre, me e mia sorella quando ne ha voglia.

Ma non gli permetterò di farlo ancora per molto.

«Mamma, non capisci?! ha picchiato Erin, come puoi essere tanto cieca?.» poi, le mostro i lividi che ha lasciato anche a me l'altra notte.

Si diverte, sfoga la sua rabbia sui nostri copri come se fossimo sacchi da boxe.

Spesso, pur di non fargli toccare mia sorella, mi offro io più e più volte.

«Lo fa anche con me. Ma è la droga...non preoccuparti, quando riuscirò a farlo disintossicare torneremo quelli di sempre.» adesso le mostro la cicatrice sul braccio destro al livello del bicipite.

«La vedi questa, mamma? mi ricorderà sempre tutto questo, non potrò mai più tornare ad essere quello di prima.» lei trattiene le lacrime.

Questo segno me l'ha fatto lui, una notte.

Era troppo ubriaco per vedere ciò che stava facendo, prese il suo coltellino svizzero e iniziò a giocarci, io gli dissi di fermarsi o si sarebbe fatto male, e lui come risposta alla mia "insolenza" mi fece un taglio profondo sul braccio.

Mi diede la dimostrazione di dolore.

«Io non...non sapevo che fosse andato tanto oltre.» si porta una mano sulla bocca e prova a toccarmi sul punto preciso del taglio, ma non glielo permetto.

«Ci vuole tutto questo per fartelo capire? ci picchia, ci usa, lo fa anche con te!.» avrò pure la mia piccola età, ma qui dentro sembro l'unico a ragionare.

Sto crescendo troppo in fretta.

«Non deve essere un bambino di nove anni a dirmi cosa devo fare o come devo ragione.»

«Hai detto bene: non dovrebbe essere un bambino a provare a farti aprire gli occhi sulla vita, essendo tu l'adulta della situazione.» le scorrono le lacrime silenziose sul viso, e mi si stringe il cuore.

Ma mi alzo lo stesso da quel divano che mi procura troppi brutti ricordi, e vado a controllare che Erin stia ancora dormendo.

Non riesce a riposare serenamente, è una bambina,non si merita tutto questo.

Nessuno se lo merita.

Quando mi accorgo che la stanchezza si è impadronita di lei, scendo di nuovo giù in salotto.

Non ho mangiato, lo stomaco si sta lamentando già da un'ora e mezza.

Prendo una merendina dalla dispensa e inizio a mangiarla, ma smetto nell'istante in cui la porta si apre, rivelando il volto di mio padre.

Ha in mano una rosa e barcolla.

«Dove sei...amore mio? dove sei?!.» mia madre corre da lui.

«Ti ho...ti ho comprato questa, so che le rose rosse ti fanno impazzire.» lei asciuga in fretta le lacrime, prima che possa vederla e prende il fiore in mano.

Bacia mio padre e la faccia di disgusto che fa subito dopo mi fa intendere quanto schifo abbia fatto fuori.

«Hai messo...la bustina nel pacco, come ti avevo chiesto?.» lei annuisce e dice di averlo anche consegnato al posto suo.

Kiss me harderDove le storie prendono vita. Scoprilo ora