4.

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La sveglia suona e la stacco immediatamente.

Sospiro e mi alzo, iniziando a fare mente locale su ciò che devo fare.

Mi devo preparare e devo fare colazione, facile come sempre.

Se non fosse, che oggi scopriremo il voto della verifica di matematica, e l'ansia mi mangia da ieri sera.

I voti io li vivo male, e anche se qualcuno non mi crederebbe a causa della mia media alta, è così.

Nonostante questi pensieri, riesco a lavarmi, truccarmi e vestirmi in meno di un'ora.

Scendo a fare colazione e come sempre trovo la camomilla pronta sul tavolo.

Non ho ancora ben chiaro chi sia a prepararmela, ma credo papà.

La bevo e quasi rischio di scottarmi.

Credo che di quanta ne bevo, inizierà molto presto a non farmi più effetto.

Ma evidentemente ancora non è arrivato il momento, perché subito mi rilasso.

I miei genitori aprono la porta, accompagnati dal loro immancabile fiatone dovuto alla corsa mattutina appena fatta.

Con un asciugamano puliscono il sudore che cola dal loro collo, successivamente si levano le scarpe.

«Buongiorno, tesoro.» mi salutano dicendo e facendo entrambi le stesse cose.

Due parole, bacio sulla testa.

Li sento dire nuovamente "buongiorno" alle mie spalle, segno che anche mio fratello è sveglio.

Infatti subito dopo si butta sulla sedia accanto alla mia.

Sono passati già due giorni dal "loro sabato" e stranamente ancora non ho scoperto che crimine hanno commesso.

«Buongiorno sorellina, dormito bene?.» da un morso ad una delle mele rosse presenti nel cestino al centro del tavolo, e poi la lascia sulla superficie di vetro.

«Devo finirla. L'hai morsa ormai.» lui ride.

«Non per forza tutto quello che marchiamo deve rimanere nostro.» alzo gli occhi al cielo.

«Lascia perdere. Faremo tardi, muoviti o prendo la macchina e ti lascio qui.» sono visibilmente più nervosa oggi, e si, è per il compito, ma anche perché voglio capire il livello del criminale con cui sto parlando.

«Cerca di calmarti, sorellina, altrimenti tutto andrà male.»

«Ma dimmi un po', ti sei svegliato con la vena poetica attiva oggi?.» lui annuisce, prende le chiavi della macchina e mi sorride.

«E come mai?.» continuo a chiedere, superandolo.

«Semplicemente ogni tanto mi sento ispirato a dare consigli saggi. Ti da fastidio?.» scuoto la testa ed entriamo in macchina.

«Solo...lo trovo strano e anche incoerente. Insomma, uno che della vita non ci ha capito mai niente che da consigli "saggi".» mimo le virgolette con le dita per l'ultima parola e alzo le spalle, facendolo sbuffare mentre fa manovra per uscire dal nostro giardino.

«Ok, ho capito che oggi hai troppi cazzi per il cervello per avere l'umore come il mio.» lo guardo come per dire "finalmente ci sei arrivato" e lui alza le mani in segno di arresa.

***

Arriviamo a scuola e dopo esserci salutati, le nostre strade si separano.

Io vado da Evan e Lara, lui da Andrew e tutto il resto della combriccola.

«Che si dice?.» Evan mi saluta così, sembra che speri che io dica qualcosa.

«Cosa vuoi che si dica?.» lo abbraccio, facendo lo stesso con la mia amica.

Kiss me harderDove le storie prendono vita. Scoprilo ora