26. caos

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La puntata era finita da un'oretta circa e, dopo i vari compiti - tra cui quello di Mida, che, nonostante l'insufficienza, ricevette dei complimenti velati da Anna Pettinelli -, i ragazzi erano stati invitati a raggiungere la casetta, dove, immediatamente, avevano iniziato a commentare la puntata da poco finita.

Quelli con il morale a terra erano Giovanni e Sarah, cioè gli ultimi nelle rispettive gare. Gli altri, chi più chi meno, parevano essere piuttosto soddisfatti, in particolare Beatrice, che se ne stava poggiata contro il bracciolo del divano ad ascoltare i suoi amici parlare.

«Te sei stata una bomba, amo' — le si avvicinò Simone — È stata la tua puntata» continuò.

«È vero, hai ballato proprio tanto. E anche bene» le sorrise dolcemente Kumo.

Lei ricambiò. «So' proprio contenta di come stanno andando le cose. Ceh Raimondo m'ha fatto i complimenti. Ma da quando?» rise divertita ma felice.

«Non poteva fare altro» si intromise Martina, guardando la sua compagna di stanza.

«È vero. Sei stava bravissima, honey» Lucia le diede una carezza alla spalla nuda, facendola sorridere.

Beatrice era davvero contenta di come stesse andando il suo percorso, tra alti e bassi, ma sentiva realmente di star crescendo e migliorando, ed era felice di star vivendo un'esperienza del genere.

Tra una chiacchiera e l'altra, la sua attenzione cadde su Joseph, poggiato sullo stipite della porta intento a fumare insieme ad alcuni dei ragazzi. Quando avvertì il suo sguardo addosso, si girò, facendole un piccolo sorriso.

Non vedeva l'ora di stare da solo con lei.

Nell'esatto momento in cui Beatrice fece un passo verso il giardino, sbucò Elia, che poggiò lo sguardo su Holden. «O dobbiamo mettere a posto subito camera perché lui mo' viene da noi» disse facendo riferimento a Malia.

Joseph assunse un'espressione contrariata, e, quelle semplici parole, che lui vide come una sorta di comando, lo fecero scattare. «Non me puoi fa' er maestro, frate'» sbuffò annoiato.

«Non posso darti sempre un attimo perché so' tre giorni che ti do un attimo!» esclamò Ayle con nervosismo. Poi sbuffò. «Vabbé guarda pulisco da solo, però boh, è sempre così oh! Ceh manco dicessi una cosa sbagliata. Ho detto di pulire!» guardò i presenti, cercando la loro approvazione.

E in fondo non aveva neanche tutti i torti.

«Abbiamo detto che lo facevamo dopo?!» alzò il tono della voce Joseph, irritato.

«Oh oh, fermi! Fermi!» si intromise Simone, cercando di calmare le acque.

Il romano non gli diede retta. «E invece, nel momento in cui arrivi, la prima cosa che dici è "ora annamo a pulì"!» continuò urlando, facendo nervosamente un tiro di sigaretta.

Erano un paio di giorni, soprattutto da dopo l'attacco di panico, che Joseph si mostrava piuttosto nervoso e con la pazienza arrivata quasi al limite, e tutto a causa di provvedimenti, litigi e ramanzine da parte di Rudy che erano diventate oramai la sua quotidianità, con l'aggiunta di richieste sempre più alte da parte del programma. Tutto questo non faceva altro che opprimerlo, portandolo sempre a un passo dallo sbottare, com'era successo in quel momento in cui il livornese gli aveva chiesto di sistemare la camera per accogliere il nuovo arrivato.

Quella semplice frase, che gli sembrava quasi un ordine, aveva fatto infuriare Holden, già stressato di suo. E, in tutta onestà, con tutta la roba a cui aveva da pensare, la camera era l'ultimo dei suoi problemi.

Beatrice, nel vederlo così nervoso, gli andò vicino, accarezzandogli dolcemente la schiena da sotto il giubbotto nero.

Quel piccolo contatto sembrò calmarlo, ma solo per poco.

𝐍𝐔𝐕𝐎𝐋𝐀, holdenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora