Beatrice guardava con un sorriso sulle labbra i sei ragazzi che, assieme a lei, circondavano il tavolo che, poco prima, avevano preparato nel giardino della casetta, in modo da poter trascorrere l'ultima cena in maniera diversa. Avevano chiesto alla produzione la possibilità di portare loro delle pizze, e ovviamente la richiesta era stata accettata, ma i ragazzi - stranamente - stavano pensando più a chiacchierare e a ridere piuttosto che a mangiare la loro cena, quasi come se non volessero perdere neanche un momento, come se tutto potesse sparire da un momento all'altro.La consapevolezza che, dal giorno successivo, non sarebbero più stati insieme ventiquattro ore su ventiquattro, li aveva investiti in pieno, rendendoli parecchio tristi, e, sebbene fosse difficile convivere con tante persone diverse, era inevitabile che, in un modo o nell'altro, avessero legato, nonostante i litigi e le discussioni, spesso nate per motivi futili. Era anche ovvio che ognuno sentisse il bisogno di cambiare aria e tornare alla normalità, ma, forse, era proprio quello a renderli ansiosi: la normalità.
Cosa sarebbe successo fuori da quel programma? Sarebbe stato, per loro, facile o difficile inseguire il proprio sogno? Avrebbero incontrato degli ostacoli? E, se così fosse stato, avrebbero avuto la forza di superarli?
Il dopo, in un certo senso, li spaventava. Era una sorta di incognita. Lì ad Amici sapevano quale fosse il loro posto, cos'avrebbero fatto durante la giornata, e, soprattutto, sapevano che avrebbero cantato e ballato. Ma fuori? Non ci sarebbe stato nessuno a dire loro cos'avrebbero dovuto fare ad un determinato orario, e nessuno avrebbe gestito, per loro, impegni e orari - a meno che non avessero avuto un manager, questo era ovvio.
Ma se c'era una cosa di cui erano certi, era quella che, indipendentemente da tutto, avrebbero sempre fatto ciò che amavano. Cantare e ballare, per ognuno di quei ragazzi, era una valvola di sfogo, era salvezza, l'unico posto in cui si sentivano in pace e lontani da tutti i mali del mondo. La musica era vita, e non l'avrebbero mai messa da parte, magari nel cosiddetto cassetto dei sogni, i quali, spesso, rimanevano solo tali. Perché loro volevano fare quello nella vita, e avrebbero lottato con le unghie e con i denti per riuscirci.
«Io non ci credo ancora...» commentò d'un tratto Sarah, facendo un piccolo tiro di IQOS. «In realtà non credevo proprio di arrivarci in Finale» era probabilmente la centesima volta che lo ripeteva, ma i suoi amici si ritrovarono comunque a sorridere con dolcezza.
Ognuno di loro sapeva quanto Sarah, a inizio percorso, fosse insicura, e di come fosse certa di essere eliminata presto, probabilmente nelle prime puntate del pomeridiano. Invece era lì in Finale, con un grande percorso alle spalle nonostante il suo essere piccola, ma aveva la consapevolezza di avere tutta la vita davanti per capire che strada percorrere e per trovare il suo posto nel mondo.
«Tu hai fatto un percorso bellissimo — le sorrise Beatrice — Sei cresciuta tanto, Sa'» disse con sincerità, credendoci davvero. La diciottenne le carezzò la mano riconoscente, felice di aver avuto una persona così buona con cui aver condiviso quel bel percorso ad Amici.
«Io essere molto molto happy di essere qui con voi» prese parola Dustin, guardando uno ad uno i suoi compagni, che gli sorrisero dolcemente.
«Devi vede' noi quanto semo felici de' sta' co' te. L'Australia c'ha dato n'gioiellino» gli rispose Joseph, strappando una risata a tutti. Eppure lo pensava davvero: più guardava quel ballerino, più era sicuro di non mai conosciuto una persona così genuina come lui, senza malizia alcuna.
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𝐍𝐔𝐕𝐎𝐋𝐀, holden
FanfictionChissà perché ci era stato insegnato che i simili erano soliti respingersi, che due menti e due caratteri fin troppo uguali non erano fatti per stare insieme. Erano gli opposti ad attrarsi: il cielo e la notte, la luna e il sole. Per Beatrice e Jose...