61. per sempre?

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La guardava.

Non smetteva di farlo, facendo scorrere i suoi occhi su tutto il corpo di lei, che quasi si sentì a disagio, non riuscendo, per la prima volta, a decifrare quello sguardo, che, in realtà, sembrava non dire nulla. Semplicemente la osservava, la studiava, quasi la perforava, e lei si sentì nuda.

Poi ricambiò, guardandolo a sua volta e rendendosi conto che non fosse cambiato niente in lui. Joseph era rimasto uguale, forse solo più uomo, con quella barba incolta a circondargli il volto, i capelli per nulla ordinati, le borse sotto gli occhi, segno del duro e tanto lavoro a cui ancora si sottoponeva, e con i soliti cargo e t-shirt addosso. Era sempre il solito Joseph Carta, solo con un anno in più.

Lei, invece, era senza dubbio cambiata, notò il cantante, che non riusciva a staccarle gli occhi di dosso. I capelli le erano cresciuti di qualche centimetro, le forme si erano fatte più accentuate e sembrava aver raggiunto un nuovo tipo di maturità. Era sempre la solita dolce e bellissima Beatrice, con gli occhi vispi e il sorriso tenero, eppure era senza dubbio cresciuta, e non perché avesse oramai ventuno anni, ma era più... matura. Non sapeva spiegarlo, non riusciva a trovare le parole adatte. Sapeva solo che fosse identica a prima, ma senza dubbio cresciuta.

Dopo dei secondi interminabili, lui trovò il coraggio di prendere parola, sebbene fosse evidentemente scosso e confuso. Gli faceva strano trovarsela lì davanti, in tutta la sua bellezza, dopo un anno. Quasi non ci credeva, in realtà. Eppure pareva essere tutto vero: la sua - era ancora sua? - Beatrice era lì.

«Non sto a capì...» disse infatti, palesandole tutta la sua perplessità.

Beatrice quasi si offese a quelle parole, o, quantomeno, ci rimase male. Forse non la voleva là? Era quello il motivo della sua confusione?

«È passato un anno...» mormorò semplicemente lei, stringendosi in un abbraccio nonostante facesse piuttosto caldo. Non sapeva spiegarselo, ma era quasi come se non si sentisse ben accetta.

Pensiero più sbagliato non poteva averlo, però, perché lei neanche riusciva ad immaginare quello che Joseph provava in quel momento.

Lui annuì, ricordandosene. «Un anno...» sussurrò, non capacitandosi di come fosse riuscito a starle lontano per così tanto tempo. «Quindi sei tornata» disse ancora, dopo qualche secondo.

«Ti dispiace?» chiese lei, forse leggermente indispettita. Aveva paura che in quell'anno, a causa di quella distanza, le cose fossero cambiate.

E lei non lo voleva.

Joseph la guardò quasi come se fosse pazza, mettendosi in piedi e notando come, sebbene continuasse ad essere più alto, fosse cresciuta anche in altezza. Si avvicinò di poco, mantenendo comunque una certa distanza, nascondendo un sorriso nel risentire quel profumo di fragola misto al caffè. Sempre lo stesso di un anno prima.

«Lo sai che non me dispiace» disse serio. «Voglio solo capire se... — si fermò qualche secondo, cercando le parole adatte — se sei venuta pe' resta' o è 'na visita di cortesia» continuò, poi.

Beatrice dunque capì. Rimaneva fermo immobile perché voleva avere la conferma che lei fosse lì per restare e non per tornare a New York tra qualche giorno. In quest'ultimo caso, avrebbe evitato di esporsi troppo, consapevole che, se l'avesse fatto, sarebbe stato difficile tornare poi, di nuovo, accettare la sua assenza. In quell'anno Joseph non si era mai davvero abituato a non vederla gironzolare per casa, a non trovarla sul letto ad aspettarlo, a non fare l'amore con lei, a non crollare tra sue braccia, a non averla nella sua quotidianità, a non vederla spettegolare con Jader e Jacopo, e a ridere e scherzare con sua mamma Rebecca.

𝐍𝐔𝐕𝐎𝐋𝐀, holdenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora