11 - Gusto fragola - 🍓

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(POV Victor)

Il cellulare continua a vibrare nella tasca dei pantaloni e non mi serve guardare per sapere che il nome di Ava sta lampeggiando sullo schermo verde del mio Nokia. Vorrei che smettesse di chiamarmi, e che capisse una buona volta che, al contrario di lei, non passo le mattinate tra una boutique e un bistrot. Gli occhi mi si intrecciano sull'ultima domanda.

Per radioattività naturale l'isotopo 238U emette particelle α. Il nucleo leggero che si forma emette a sua volta particelle β– formando un secondo nucleo leggero. Quali sono i numeri atomici e i numeri di massa dei due nuclei che si formano? Di quali elementi si tratta?

Perché la Sullivan continua a spacciare per singola domanda qualcosa che include due punti interrogativi? Mi volto verso Blake alla mia destra. Merda! Sta letteralmente dormendo sul banco. Alla mia sinistra, Jonas fissa un punto non identificato tra la testa cotonata della prof. e la lavagna nera alle sue spalle. Spalanca gli occhi e poi li stringe. Il coglione ha fumato e da come è crollata Blake, e dal fatto che sono entrati entrambi in seconda ora, deduco lo abbiano fatto insieme.

Insieme.

Deglutisco. Devo togliermi questa cosa dalla testa. Che ore sono? L'orologio bianco sopra la porta dice che ho ancora venti minuti. Ci riesco. Posso prendere un nove, posso far prendere un sette a Blake. Jonas si fotta, ha gli occhi aperti, ce la fa a scrivere quattro risposte in croce. Svuoto la testa, fisso il bianco del foglio, la penna ci scorre sopra, riempio gli spazi vuoti. Prendo un foglio nuovo dal centro del quaderno, in uno stampatello sbilenco, il più possibile simile a quello di Blake ricopio quanto basta per farle passare la verifica. Non esagero, servirebbe soltanto a far credere alla Sullivan che ha copiato. Scrivo di corsa, il modo migliore per imitare la sua grafia mancina e sporca. Mancano cinque minuti. Mi alzo, preparo il mio numero, cammino con gli occhi fissi sul foglio che ho in mano, fingo di rileggere, anche se non serve. Eccoci: un botto terribile. Mi schianto contro la sedia di Blake e lei si risveglia dal coma. I fogli volano a terra, la sua penna rotola sul banco e si suicida sul marmo del pavimento, lei si abbassa, si sporge, le raccolgo la penna.

«Ti è caduto anche il compito.» Glielo allungo.

Strabuzza gli occhi e lo afferra.

«Poco rumore lì in fondo.» Il segugio infernale si è destato dal suo maggiore interesse: un giornale di moda che tiene nascosto tra le pubblicazioni di fisica, o in qualche rivista più impegnata. Inclina la testa, ci scruta da sopra gli occhiali. Attraverso l'aula di corsa, lascio il compito sulla cattedra.

«Sempre il primo a consegnare, Black.»  Sorride. Credo di essere l'unico a cui sorride. «Perché non provi a insegnare qualcosa ai tuoi compagni?»

Alzo le spalle. «Posso andare in bagno?»

«Certo.»

Mi volto verso Blake prima di uscire, mi guarda e poi i suoi occhi finiscono su Jonas. Abbasso la maniglia, la porta si apre e io sono fuori. Infilo la mano nella tasca, una miriade di chiamate perse, tutte della stessa persona. Il simbolo della busta da lettere, controllo i messaggi e trovo il suo: Ci sei stasera?

Digito in fretta sui tasti. -Se riesco a studiare...-

Il telefono squilla di nuovo, cammino a lunghe falcate verso i bagni, appena sono abbastanza lontano dall'aula rispondo.

«Ehi!»

Dall'altra parte del telefono la voce di Ava mi arriva flemmatica e intrisa di zucchero. Mi prega, dice che vuole vedermi. Ha quel tono di quando mi si struscia addosso, il suo tono di sempre.

«Te l'ho detto, devo capire se riesco a finire di studiare.»

«Io, invece, voglio che mi scopi.» Non ci gira intorno, non l'ha mai fatto.

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