23 - Ogni più piccolo pezzo - ⚡

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(POV Blake)

Da quanto siamo sdraiati per terra in questa serra?

Il respiro di Victor si spezza. Lui che continua a piangere sotto di me, come non l'ho mai visto fare da bambino. La sua voce è un sussurro di colpa che mi rimbomba nella testa e preme contro le tempie.

Ho il corpo in subbuglio. Un corpo che non capisce. Che non accetta. Muscoli tesi come corde di violino e gola chiusa. Bocca secca.

Trema e le sue lacrime mi bagnano la pelle. Quella confessione mi ha mandata in pezzi. Ho la sua disperazione addosso, un bisogno strano, a cui non so dare un nome. Lui singhiozza e io soffoco.

Le mie mani si muovono da sole. Accarezzano il viso bagnato che conosco a memoria, i polpastrelli portano via lo scempio di sale che gli copre gli zigomi. Il mio cuore continua a schiantarsi, il battito riempie ogni parte del corpo, la testa, le orecchie, una cassa toracica troppo piccola per contenere il frastuono che accoglie. Non posso pensare con questo rumore dentro. Sono solo un maledetto battito cardiaco. Un organo impazzito che pompa sangue. Troppo.

Il mio rumore si mischia all'eco distorta della sua voce.

L'ho ucciso io.

Cazzo, Vic, come?

Tutto questo mi schiaccia. Sono persa, travolta, mi avvicino di più a quel dolore che ormai scambio per mio. Victor è un fiume in piena e mi trascina via.

Bacio le sue guance, bacio le sue lacrime. Il suo dolore che sa di mare mi resta sulla lingua. Voglio consolarlo, voglio solo farlo smettere di piangere.

«Blake...» La sua voce è un filo sottile. «Quanto siamo stupidi...» Ride.

Lo so. Non lo amo come lui ama me. E lui non sentirà mai quanto l'ho amato io. È una verità che taglia dentro.

La sua pelle umida sotto le mie labbra. «Vic...» strascico la voce nel più insensato dei «mi dispiace. »

Le sue braccia mi stringono, come se volessero trattenere i pezzi di qualcosa che ormai è in frantumi. E io resto, avvolta dal suo abbraccio, non oppongo la minima resistenza.

Ho le sue labbra davanti a me, tremanti e bagnate. Un impulso mi attraversa. Un fuoco insensato. Il respiro si ferma. Il tempo rallenta. I nostri occhi si incontrano. Ho davanti gli occhi di qualcuno che mi conosce, che mi vede davvero. Le sue labbra abbozzano una specie di sorriso. I suoi singhiozzi si placano.

Victor solleva lo sguardo, le sue iridi brillano nella penombra della serra. Le sue labbra si muovono appena, ma non emettono suono. I suoi denti sfiorano il labbro inferiore in un morso mancato.

Sotto le mie dita rimbomba il suo battito. È per me che batte così il tuo cuore?

E perché il mio si dimena? Siamo una sinfonia di caos, due melodie sincopate che non coincidono mai. Eppure ci restiamo addosso. Continuiamo a stridere.

Il mondo sfuma, sfumano anche tutte le nostre differenze e quei sentimenti che non vanno a tempo, i suoi che prendono il posto dei miei e poi la serra, le piante, la terra... sparisce lo spazio e qualcosa divora anche il tempo. Ho qualcosa sulla punta delle labbra, una canzone che non ho mai composto e di cui mi sembra di sapere ogni parola. Il mio corpo si inclina verso il suo.

Che cazzo sto facendo?

Il tepore del suo respiro tremante, il mio cuore che martella nelle orecchie. Ho il fiato corto.

Le nostre bocche si sfiorano. Un contatto leggero, elettrico. Le sue palpebre si spalancano.

Smettila di fare cazzate. Le parole nella mia testa hanno di nuovo la sua voce.

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