41 - Evocazione -

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(POV Blake)

La luce filtra dalle tende fioca, inutile. È sabato mattina, ma il cielo è grigio, così scuro che sembra sera. Mi siedo sul letto, ancora avvolta nella coperta, e osservo la mia stanza, immersa nella penombra livida. L'orologio nella stanza ticchetta piano, è l'unico suono che spezza il silenzio. Il sonno non mi ha lasciata del tutto. Qualcosa di caldo e soffice mi avvolge in una sorta di irrealtà ma non è l'imbottitura della trapunta.

Suona il campanello. Un unico trillo. Jonas. So che è lui. Oggi parte per il workshop di pittura. Era così entusiasta all'idea. Io no. L'idea che parta, anche solo per qualche giorno mi terrorizza.

Ho un'inquietudine addosso dello stesso colore del cielo. 

«Blake, è Joh!» papà mi chiama dal piano di sotto, mi alzo e mi avvio verso le scale. Mi fermo in cima, appoggiata al muro, lui sale, i suoi occhi mi cercano nell'ombra. Il suo solito passo tranquillo, le mani in tasca, i capelli spettinati. Quasi dondola mettendo un piede davanti all'altro. Svogliato. Sorride, e io gli faccio cenno di seguirmi.

Camminiamo in silenzio verso la mia stanza. La porta si chiude dietro di noi. Il mondo fuori sembra lontano. Jonas si avvicina alla finestra e io lo seguo, il suo profilo si staglia contro la  luce timida che entra. Osserva me, poi scruta fuori, la casa di Victor dall'altra parte della strada, la stanza identica alla mia, camere gemelle, la sua ha le tende tirate. Aspettiamo in silenzio, ma non si muove nulla.

Siamo due idioti. Dio, lo siamo davvero. Che stiamo aspettando? 

Il tempo si dilata, diventa un tè allungato con l'acqua. Una sostanza trasparente e senza odore. Rimango lì, in piedi dietro di lui. Jonas si volta, i suoi occhi incontrano i miei, le sue labbra si curvano e il ricordo di quello che abbiamo fatto mi arriva addosso.

La sua mano mi accarezza la guancia. «Ti penso da quando ho aperto gli occhi.»

Anch'io. Ma penso anche a lui. Tu ci hai pensato, Joh? La senti anche tu questa malinconia dolorosa? Il bruciore della pelle, quando strappi via il cerotto? E l'idiota tentativo di appiccicarlo di nuovo, nascondere quella ferita con tutte le forze, anche se non c'è più colla che tenga?

Si avvicina, finché non mi ritrovo con le spalle contro il vetro freddo della finestra. Il gelo punge la mia pelle calda, un brivido mi attraversa. L'inverno vuole entrarmi dentro, non sa quanto freddo ci sia già, lì, annidato tra i muscoli.

Le mani di Jonas mi prendono, mi avvicinano a lui, spingo la fronte contro il suo petto, così forte che forse gli sto facendo male, ma lui non si sposta. Stringe la mia carne e risale, scivola sotto l'elastico dei pantaloni. Le sue dita si insinuano tra le mie gambe. Un sussulto, i muscoli si tendono, ma non mi sposto. Divarico le cosce quel tanto che basta a facilitargli il compito. Il piacere cresce piano dentro di me, si espande, e io mi perdo al suo tocco.

Jonas mi fa voltare, schiaccia il mio corpo contro la finestra, la sua mano mi accarezza e la sua erezione preme contro il mio sedere. Mi bacia il collo.

Dall'altra parte della strada, le tende si aprono, scompare il bianco del cotone e Victor appare alla finestra. Il cuore mi salta in gola. Indossa solo un accappatoio, immagino la sua pelle umida e l'odore che gli lascia il bagnoschiuma dopo la doccia. Il suo sguardo impassibile, vuoto, mi trapassa, mi tiene ferma, immobile. Inchiodata. Esposta, vulnerabile, come se lui potesse vedere ogni cosa, sentire ogni pensiero, anche i più nascosti, i più sporchi.

Il respiro di Jonas si mescola al mio, ma i miei occhi non lasciano quelli di Victor. E Victor non lascia me. Potrebbe andarsene, ma non lo fa. Resta immobile a osservare il mio corpo contro la finestra. Jonas si muove su di me, infila la mano sotto la mia maglietta e mi stringe il seno. La mia pelle tocca il vetro. Mugolo, per il gelo e per quello che Joh mi sta facendo. Mi lascio andare al piacere, il calore cresce, mi travolge. Una schisi mi attraversa il corpo, la testa. Parte di me è qui, con Jonas, e parte di me è là, con Victor, che ci osserva in un'altra casa, in silenzio, immobile.

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