15 - Quale verità? - ⚖️

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(POV Jonas)

Quasi tutto quello che mio padre ha provato a insegnarmi l'ho buttato nel cesso, come si fa con i fazzoletti sporchi.

Come si fa con la merda: te ne liberi e tiri l'acqua.

Certa roba però finisce che ti si attacca addosso, come l'odore di fumo alla fine di una serata. Puoi aprire le finestre, aspettare che passi, ricoprirti di profumo, ma non c'è un cazzo che funzioni.

Così, a forza di vedere certe cose ne ho compreso il meccanismo.

Quello che so sulla verità lo devo a Gideon White. Lui mi ha insegnato tutto sulla sua relatività, su come la sua materia effimera possa essere distorta a seconda di quanto è potente la bocca che la pronuncia.

Tieni larghe le spalle e fissalo negli occhi. Sorridi, come se non esistesse possibilità di errore nei tuoi calcoli.

Aspetto da venti minuti seduto su una panca di legno identica a quelle che abbiamo negli spogliatoi, tengo lo sguardo incollato alla targhetta dorata che fa bella mostra sulla porta di mogano. Elijah Corbyn inciso in un corsivo pieno di svolazzi. La maniglia si abbassa e lui compare.

«Jonas White, prego, può entrare.»

Sorrido e mi alzo. «Grazie per avermi ricevuto, preside Corbyn.»

«Si accomodi, White.» La voce calma, eppure sicura.

Mi sistemo sulla sedia, la scrivania davanti a me è ordinata, pochi fogli sparsi e una tazza di caffè accanto a una pila di documenti, ecco le uniche cose che spiccano sul legno lucido. Torna al suo posto, i suoi occhi mi scrutano.

«Come rappresentante degli studenti, immagino che ci sia qualche questione scolastica che desidera discutere?» Sbagliato, invece.

Il suo tono è gentile, garbato, nella sua voce non c'è l'arroganza che alberga nella gola di mio padre. Prendo un lungo respiro. La stanza è tranquilla, solo il rumore del riscaldamento interrompe il silenzio.

«In realtà sono qui per parlarle di qualcosa di personale.» Calco la lingua su quell'ultima parola-

Alza un sopracciglio, l'ho incuriosito? In ogni caso lo accontento.

«Da quello che so hanno firmato la delibera per effettuare i lavori di recupero dall'ala dismessa, giusto?» Forse ho parlato troppo in fretta. Fa niente, abbasso le spalle, appoggio le mani sulle gambe in modo da non sembrare teso.

«Giusto.»

«Mio padre ne sarà felice, dopo la cospicua donazione di settembre.» Sorrido. Lui invece si fa più serio. «Mi faccia ricordare...» Alzo lo sguardo e mi perdo a osservare il soffitto. Non c'è altro che bianco lì sopra. «Settantacinque mila sterline, dico bene?»

Corbin annuisce e ritira le mani dalla scrivania. La sua bocca è diventata una linea retta, non si muove e non emette suoni. La mia si prosciuga, vorrebbe starsene zitta anche lei, solo che non può.

«Secondo le carte che ho ricontrollato questa mattina, il vostro accordo prevede che la mia famiglia versi altre novantacinque mila sterline a una settimana dalla delibera.»

«Esatto.» La sua voce arriva piatta e bassa, dietro di lui, sul davanzale esterno un corvo cammina e gracchia. «Dannata bestia.» Farfuglia sottovoce. Non saprei dire se si riferisca a me, oppure all'uccello.

«Il fatto è che c'è un problema, preside.» Un nodo mi stritola la gola e il cuore si dimena sbattendo contro le costole, e io spero che lui non lo veda, che la sua paura sia più ingombrante della mia. Mastica a vuoto, ingoia saliva e mi tiene gli occhi incollati addosso.

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