35 - Niente vaniglia nel mio letto - 🛏️

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(POV JONAS)

Ho Blake tra le braccia e non ho la più pallida idea di ciò che sto facendo. Una cazzata, presumo. Forse lo pensa anche lei, visto che è rimasta immobile dopo quello che le ho chiesto. Le accarezzo il collo, la sua gola si contrae. L'ho messa in difficoltà? I miei battiti accelerano.

La stanza è avvolta da una luce pallida, un riflesso del sole che colpisce la neve e ci torna addosso. Inesorabile il bianco scende lento fuori dalla finestra. Siamo in un rifugio caldo, lontani dal freddo glaciale che si estende sconfinato a un passo da noi. Ho la sua pelle morbida sotto le dita, le lascio scorrere distratte sul suo corpo. Ho l'impressione che i suoi muscoli stiano congelando sotto il mio tocco, ma che non c'entrino niente le mie mani: è quello che ho detto, forse le risuona dentro e non riesce a scacciarlo.

«Non capisco,» la sua voce è un sussurro nel silenzio ovattato in cui siamo piombati. «Mi avevi detto che non avremmo mai fatto l'amore. E ora mi chiedi di toccarmi.» Una pausa, quasi troppo lunga. «Perché?»

Sospiro, cerco le parole giuste. Chissà se esistono. «È vero, il sesso non mi piace,» non ti ho detto una bugia. «Ma mi piaci tu. E voglio che tu stia bene.»

I suoi occhi azzurri scrutano il mio volto attraverso lo specchio, come se cercassero una qualche verità dietro le mie parole. «Stai facendo qualcosa che ti mette a disagio?» la preoccupazione le sommerge la voce.

Scuoto la testa per rassicurarla. «No, non mi mette a disagio. Che dici?»

Lei sospira, un suono carico di incertezza esce dalle sue labbra. «Non voglio che ti sforzi per me. Non voglio che tu provi qualcosa di disgustoso, insieme a me.»

Le prendo il viso tra le mani, ci guardiamo, bacio i suoi capelli, sa di frutti rossi e maturi, ciliegie sul punto di staccarsi dal ramo e cadere. «Non provo niente del genere,» sussurro. «Ti prego, lasciati guardare da me.»

Blake esita, ma poi annuisce piano. Accarezzo il suo viso, i lineamenti dolci, le palpebre che si chiudono appena le sfioro le gote. Vorrei che capisse e che non si chiedesse niente di quello che le passa nella testa.

Avvicino la guancia alla sua, il nostro respiro si mescola. Tiene gli occhi chiusi, inclina la testa e si abbandona al mio tocco. Scivolo con le dita sul collo e il battito del suo cuore risuona sotto i miei polpastrelli. Il tempo si allunga, diventa una pasta densa in cui lasciarci cadere e annegare.

«Joh,» il suo respiro è caldo sulla mia guancia. «Non voglio che tu ti senta come ti sei sentito con le altre.»

Ci stai pensando troppo, B. e forse la colpa è solo mia. «Non succederà,» le prometto. «Non sarà niente del genere.»

Le dita di Blake tremano appena le sfioro la mano. La luce pallida di questo strano pomeriggio entra nella stanza e colora la sua pelle di una tonalità simile a quella delle statue.

La mia piccola Venere.

«Lo fai mai quando sei sola?» La mia voce rompe il silenzio e risuona nell'aria quieta. Non riesco a stare zitto, ma appena parlo lo stomaco mi si torce di un'ansia strana.

Blake si irrigidisce, il panico attraversa il suo volto. «Cosa?» Mi guarda sbattendo le ciglia «In che senso?»

Le mie dita si fermano, poi tracciando lievi cerchi sulla sua pelle. «Ti tocchi mai?»

Blake si volta verso di me, i suoi occhi incontrano i miei senza il filtro dello specchio. Mi arriva uno sguardo pieno di confusione. «Perché vuoi saperlo?» si tocca le dita in maniera agitata.

«Se non l'hai mai fatto, posso dirti cosa fare.» Tento di mantenere la voce calma, rassicurante, magari se ci riesco anche lei torna tranquilla.

Aggrotta le sopracciglia, un piccolo solco si forma sulla sua fronte.

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