58 - La collina dei cipressi -

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(POV Victor)

La collina del cimitero si staglia scura contro il cielo pallido, un grigio uniforme che si estende all'infinito. Il vento sferza la pelle, ma non è sufficiente a scuotermi dal torpore che mi abita. Gli alberi spogli si piegano sotto le folate, e le lapidi, allineate in tante file, osservano la scena nella loro immobilità eterna. Non c'è niente di vivo qui, niente che possa dare conforto.

Morte e vuoto.

Il parroco parla, sputa fuori una litania senza significato. Le sue frasi si sovrappongono al rumore del vento, parole vuote che si perdono nell'aria.

«Il Signore è il mio pastore, nulla mi manca.»

Mi manca tutto, in realtà. E mi viene da ridere.

Ogni vocabolo risuona assurdo, falso, una passata di vernice fresca sulla ruggine scorticata.

L'ipocrisia di rendere omaggio a un mostro come questo. Un uomo che non merita né il perdono né la pace. Un uomo che non ha mai avuto un'anima da salvare.

Mi costringo a guardare la tomba. La bara scende lenta, le corde la guidano giù nella fossa. C'è qualcosa di definitivo in questo, qualcosa di irrevocabile, eppure non provo sollievo.

Credevo di sì, che sarebbe stato come estrarre la spina dal fianco. La spina è ancora lì e preme, forte, a fondo.

È come se, con lui, stessimo seppellendo anche tutto quello che abbiamo vissuto.

L'orrore.

Non è un funerale, non esattamente. Siamo noi che mettiamo un punto e quel punto ce lo tatuiamo addosso. Mentre succede brucia, forse poi smette.

Blake è accanto a me, la sua mano nella mia, fredda e screpolata. La stringo più forte, come se potessi trasmetterle un po' della forza che non ho più. Lei non dovrebbe essere qui, non dovrebbe dover sopportare tutto questo.

Non sa niente. Si è vestita a lutto ed è uscita di casa per sostenere Jonas. Jonas che ha perso suo padre.

La peggiore disgrazia.

Un suicidio.

Un uomo che aveva tutto, eppure era così infelice. Tanto da dare fuoco alla casa e restarci dentro.

Jonas sta zitto, ma so cosa sta succedendo dentro di lui. Il suo viso è pieno di una serietà vuota e impassibile, una maschera che dovrà portare per molto tempo e che è meglio si abitui a sostenere. È lì, che lotta per mantenere il controllo, per non cedere al caos che Gideon ha lasciato dietro di sé.

Che io ho lasciato dietro di lui.

Mi dispiace. Per Jonas, non per Gideon, lui avrebbe dovuto pagare ancora. A lungo.

Nei miei piani c'era un'agonia lenta, una fuoriuscita di sangue costante. Lo stillicidio dei suoi conti, lento e inesorabile.

Jonas ha spinto il piede sull'acceleratore e adesso il gioco è finito.

Mi dispiace? Forse un po'.

Tutto quello di cui ho bisogno è sapere che siamo qui insieme. Blake, Jonas, io. Legati, incatenati a qualcosa che va oltre i sentimenti, oltre la morte di un uomo che non merita nemmeno una lacrima. Siamo qui, a combattere contro l'eredità che ci ha lasciato.

Controvento. Tutti e tre.

Il legno è sparito nell'oscurità del terreno, e il parroco continua a parlare. «Riposa in pace, Gideon.»

Le sue parole mi fanno rabbrividire. Riposa in pace. Come può? Come possiamo lasciarlo riposare in pace, dopo tutto quello che ha fatto?

Blake, ha gli occhi fissi sulla tomba, ma sembrano distanti, come se stesse guardando molto più lontano.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 05 ⏰

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