17 - Cruel intentions - 🗡️

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(POV Blake)

23 dicembre 1999

Ho gli occhi fissi oltre la finestra. La macchina di Jonas si ferma tra la mia porta e quella di Victor. Il nero scintillante della carrozzeria cromata risplende sotto un raro raggio di sole invernale. Il clacson suona due volte, quel suono squarcia l'aria fredda di metà dicembre, le nostre porte gemelle si spalancano all'unisono e noi ci trasciniamo fuori con le nostre valigie.

«Buttatele nel bagagliaio, altrimenti non ci state.»

«Sei venuto a prenderci con una due posti?» Vic si alza gli occhiali da sole e squadra l'auto sportiva.

«La puoi prendere in braccio, no?»

Nonostante il freddo che pizzica le guance, il cielo è così limpido da sembrare finto.

«È strano che non abbia ancora nevicato.» Guardo in alto e non c'è altro che azzurro.

Infiliamo le valigie nel bagagliaio.

Victor si siede e io mi sistemo tra le sue gambe, le sue braccia sono la mia cintura di sicurezza. Mi risale quella sensazione strana, lui che mi stringe troppo, l'aria che mi manca. La sua eccitazione addosso a me. Un sospiro mi sfugge dalle labbra.

«Questo non lo fanno vedere nei corsi di guida sicura.» Cerco una posizione comoda nello spazio ristretto.

Joh si volta, quegli occhi quasi orientali mi squadrano: «Pesi venti grammi, ce ne stanno altre due come te in braccio a lui.»

lo fulmino e lui continua.

«Se preferisci puoi guidare tu.» Ride. «Ah no, a te non hanno dato la patente.»

«Stronzo.» Farfuglio. Allungo la mano verso la cintura e la fisso. Lego il mio corpo a quello di Victor, come faccio con il resto delle nostre cose da un tempo che pare interminabile.

Non vedo l'ora di lasciare tutto questo cemento grondante di noia.

Jonas accelera, in uno schiocco di dita ci troviamo dall'altra parte della città, ci lasciamo alle spalle le strade grigie e diamo il benvenuto al quartiere bohémien.

Non è proprio campagna, ma gli somiglia. Hampstead è Londra, eppure non lo è.

Vic resta in silenzio per tutto il tempo, la sua tranquillità è irritante, gli darei un pizzico solo per il gusto di sentirlo urlare. Lo specchietto inquadra le nostre facce.

«Sembri quell'idiota di Sebastian.»

«Chi?»

«Il protagonista di quel film...» Cerco nella mia memoria difettosa, annebbiata dal sonno. «Com'è che si chiamava quel film?»

Scruto gli occhi di Jonas nel retrovisore.

«Cruel intentions?»

«Bingo!» Esulto.

La faccia di Vic si rabbuia.

«Guarda che non ho detto mica che somigli a Mr. Bean, cazzo Vic, Ryan Phillippe è abbastanza...»

Mi viene di nuovo in aiuto Jonas: «Scopabile.»

Lo dice e un'espressione strana gli si disegna sui lineamenti perfetti. Come se gli fosse uscito per sbaglio e volesse rimangiarselo subito. Deglutisce e poi aggiunge: «A scuola sono tutte fissate.»

Victor sbuffa, si volta a guardare fuori. «Ce la fate a stare zitti dieci minuti?»

«Ma si può sapere che hai?» Aggrotto le sopracciglia e mi mordo le labbra.

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