(POV Jonas)
Rientro in camera, cerco di soffocare il ronzio che accelera nella testa. Ho cancellato il video, il file che mi riprendeva nello studio di mio padre. Quelle immagini, quelle foto, i corpi, continuano a riaffiorare. Quella macchia si espande e mi ricopre il corpo, un senso di sporco, di schifo, si insinua sotto la pelle. L'orrore è così, si cala nelle ossa, nei polmoni, nelle viscere, e non se ne va più. Si attacca come l'odore dei solventi per la pittura, ti copre, ti impregna, ma gli altri non lo sentono. Capiscono che c'è qualcosa di sbagliato, forse, ma non vedono l'abisso che ti divora dall'interno.
Non gli danno un nome.
Io sì, io gli do un nome. Il nome di mio padre.
Ho cancellato la mia presenza dal suo computer, ma non riesco a cancellare lui da me.
Mi siedo sul bordo del letto, lo sguardo fisso sulle assi del pavimento, ma nella mente c'è solo quella stanza. L'odore di sigaro e di cose che non dovrebbero esistere. Mio padre puzza di morte. Di devastazione.
Blake, che cosa è successo a Blake? Victor nella mia testa diventa trasparente, fino a scomparire. Non come il ghiaccio quando si scioglie, come le cose vive quando si spengono.
Diventano fantasmi. Infestano.
Ha una strana influenza. Vomita da una settimana.
Vorrei vomitare anch'io, ma non ci riesco. Ho visto troppo. Quei corpi segnati, i tagli, le bruciature, ce li ho impressi nelle retine, marchiati come la pelle su quelle polaroid. Cosa può spingere qualcuno a fare una cosa del genere? E perché fotografarlo, conservarlo come si farebbe per amore, con qualcosa di prezioso?
Per amore. Come si può amare ciò che si distrugge?
Mio padre ama ciò che distrugge?
Ossessione. Somiglia all'amore, ma è un'altra cosa. Malattia.
Quello che che ho scoperto risuona in ogni respiro che ha preso, in ogni sguardo che ha posato su di me o su chiunque altro.
Estraggo l'album da sotto la felpa. Lo tengo in mano, pesante, un fardello. Il cuoio scuro della copertina è caldo, sembra quasi vivo, come se avesse un battito proprio, un cuore corrotto. Lo stringo, cerco di non tremare, cerco di non farmi risucchiare dentro. Non devo aprirlo.
Non posso lasciarlo qui, non posso buttarlo, non posso neanche guardarlo un'altra volta.
Mai più.
Lo nascondo nel materasso. Le coperte tirate via svelano la zip laterale, la apro e tiro uno dei lembi, quella ferita nel cotone si allarga e la mia mano scivola tra il tessuto e l'imbottitura, ci ficco dentro quell'orrore. Lo sotterro nel luogo in cui dormo ogni notte. Lo trasformo in un giaciglio infernale, la culla degli incubi.
Il mondo diventa scuro, nero, una cancrena che si espande, eppure c'è ancora così tanta luce fuori.
Mi infilo la giacca ed esco. Mi butto fuori da qui, oltre questo regno in disgrazia.
La pioggia cade leggera, ma abbastanza da rimbalzare sulla giacca di pelle e risuonare, infastidire. Scivola lenta sui bordi del colletto e si raccoglie in piccole gocce, che tremano, prima di colare lungo le maniche e bagnarmi le mani. Il cielo sulla mia testa è il solito ammasso indistinto di nuvole grigie.
Un'ultima occhiata alla casa del mostro e mi infilo in macchina, esco dal vialetto, oltre il cancello. Guido verso casa di Victor. I miei pensieri si intrecciano in un nodo sempre più stretto, stritolano le sinapsi.
Blake lo sa. Deve saperlo. Non mi avrebbe mai chiesto i filmati delle telecamere di sicurezza altrimenti. E se lei lo sa, allora è già troppo tardi.
Ma cosa sa davvero? Ha visto quello che ho visto io? Ha capito di chi sono figlio?
STAI LEGGENDO
BURNING
Romance🌶️🔞 Storia altamente sconsigliata a un pubblico minorenne 🔞🌶️ Ogni storia di perdizione comincia con un desiderio e BURNING è una storia che brucia, di un desiderio così assoluto da divenire mostruoso. Blake, Victor e Jonas hanno diciotto anni...