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Entro in chiesa e davanti all'altare sono sistemate delle sedie in semi cerchio divise dalla navata, prendo posto sulla sedia con segnato il mio nome, alzo lo sguardo e incontro il suo, mi stava già guardando.

I suoi occhi sono magnetici, il suo colore è il mix perfetto tra il verde cristallino e il marrone che lo cinge perfettamente, mi concentro sui suoi dettagli: è alto, una mascella pronunciata e il viso allungato proprio come il mio e delle belle labbra carnose.

E' molto elegante nel suo tailleur bianco in netto contrasto con la sua camicia nera e delle semplici sneaker nere, i suoi capelli biondi mettono ancora di più in risalto i suoi lineamenti.

Il coro inizia a cantare  e i cresimandi accompagnati dal vescovo e da padre William percorrono la navata chinandosi poi davanti all'altare, Sabrina mi guarda e sorride, deve essere molto agitata, appena si siede davanti a me le stringo leggermente le spalle con le mani per infonderle coraggio.

Il ragazzo misterioso fa da padrino a un ragazzino, non so se sia parte della sua famiglia perché sono uno l'opposto dell'altro, il più piccolo ha degli occhi azzurri e capelli neri, non si assomigliano nemmeno nei lineamenti del viso, chissà chi sarà.

La messa inizia, con molta sorpresa il ragazzo esegue impeccabilmente tutte le funzioni cantando ogni canzone del coro, rimango affascinata davanti a questa immagine. Non mi è mai capitato di vedere un ragazzo della mia età essere tanto dedito alla chiesa come lo è lui in questo momento, mi stupisce.

Mi balena solo una domanda in testa: Chi è?

Arriva il momento di accompagnare Sabrina davanti al vescovo per ricevere la cresima, stando bella dritta dietro di lei le poso la mia mano destra sulla sua spalla destra e comunico al vescovo il suo nome, non presto attenzione a ciò che succede perché vengo distratta dalla figura appena dietro di lui.

Difatti il ragazzo misterioso mi guarda, i suoi occhi sembrano penetrarmi e leggermi l'anima, è ritto con il petto in fuori e le braccia dietro la schiena, sorride appena esaminandomi dalla testa ai piedi, avrò fatto qualcosa di strano?.

Torno al mio posto, mi siedo e cerco lo sguardo di Luna che sembra avermi letto nel pensiero e si gira verso di me,  mi sorride e leggo il suo labiale  «perfetta».

Tocca al ragazzo, si alza in piedi e con passo sicuro cinge le spalle al cresimando, arriva davanti al vescovo e con un sorriso pronuncia il nome del ragazzino «Alessandro», lo guardo, non posso farne a meno, mi affascina, il suo comportamento lo fa sembrare una persona molto sulle sue, ma ho come il presentimento che sia il classico cattivo ragazzo e probabilmente lo è, credo di averlo già inquadrato abbastanza bene.

Finalmente la messa termina, alzo lo sguardo per incrociare un'ultima volta quello del ragazzo ma è già scomparso, non lo vedo più, rattristita raggiungo Luna, che vedendomi agitata mi interrompe subito mentre mi sto per sedere «che hai combinato?» Sorride. «ti racconto appena siamo a casa, dimmi che hai vist-» mi interrompo, il ragazzo non s'è ne è andato, sta parlando con quelli che credo che siano i suoi amici. All'improvviso si girano verso di me e mi guardano, uno di loro gli tira una pacca sulla spalla e ride, stanno parlando di me? avrò fatto sicuramente una figuraccia, che imbarazzo.

Mi passa davanti Alessandro assieme a suo padre e a sua madre, una bellissima donna con i capelli color ciliegia, si dirige verso il ragazzo abbracciandolo da dietro e dicendogli qualcosa all'orecchio. Lui però non sembra contento di quello che lei gli abbia detto, annuisce tristemente e segue la donna davanti all'altare a fare delle foto, i nostri sguardi si incontrano, inclino la testa per studiarlo e noto che nonostante il suo taglio degli occhi sia all'ingiù, si sono rattristiti di colpo come se ci fosse qualcosa che non andasse. La mascella è tirata e il suo corpo è teso, tiene un braccio dietro la vita della donna dai capelli rossi e con l'altra mano abbraccia il bambino, quando l'uomo accanto a loro gli posa una mano sulla spalla, sembra infastidito come se quel gesto non fosse desiderato.

Ho come la sensazione che quella sia la sua famiglia ma potrei anche sbagliarmi, il ragazzo abbraccia Alessandro ed escono tutti dalla chiesa. Io invece,  rimango all'interno a fare altre foto post cerimonia con la famiglia Caruso, finite queste, esco dalla chiesa e in lontananza appena fuori dall'uscita del bar chiamato la casa degli apostoli, vedo il ragazzo con in mano un bicchiere di vino bianco a festeggiare con i suoi amici.

Il suo comportamento è del tutto cambiato: scherza, sorride, ride, parla loquacemente, si vede che si sente a suo agio con loro, gli deve voler veramente bene.

Lo guardo per l'ultima volta, chissà se lo rivedrò ancora, me ne vado a cuor leggero e mentre penso a come procederà la giornata, mi sento tirare per un braccio e chiamare ad alta voce. Ritorno al presente e davanti a me c'è l'unica persona che mi auguravo di non incontrare mai più: 

Gaia.



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