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Stamattina è stato difficile alzarsi, forse era meglio non stare tutta la notte a scriversi con Andrea. E' stato bello chiacchierare un po' come i vecchi tempi, ma non succederà niente di più di questo, al momento sto bene per conto mio.

Sono le 5, ho dormito due ore ma ne vale la pena per quello che succederà oggi. Mi vesto in fretta, indosso dei pantaloni cargo a vita bassa, un top canottiera bianco che mi lascia scoperto una fascia di pancia e una bandana lilla che mi raccoglie i capelli. Prendo la mia borsa e preparo tutto il necessario per studiare le nuove piante che senz'altro Enrico, il proprietario di Cascina Mirasole mi insegnerà a riconoscere.

Carico la macchina, mi giro verso casa per ripassare mentalmente se mi manca qualcosa da prendere, ora che sono ancora in tempo per farlo. Diana mi sta guardando con degli occhioni dolci nella speranza di venire con me. Si avvicina e inizia a farmi le feste. Come si fa a dirle di no?.

«Eh va bene, sali in macchina» Senza farselo ripetere due volte Diana sale sul lato del passeggero e si fa chiudere la portiera, in attesa di scoprire dove ci stiamo recando. Dopo pochi minuti di macchina arriviamo finalmente alla cascina. E' meravigliosa, sono le cascine di una volta. Mi ricorda un po' quella che avevano i miei nonni. Che nostalgia.

Enrico e i suoi figli mi accolgono a braccia aperte, era da tanto che non li vedevo, dopo che il nonno è morto non sono più venuta a fargli visita. Eravamo soliti venire assieme, ma da quando se ne è andato sono successi molti problemi che hanno portato sia me che la nonna a doverli risolvere.

Aiuto Enrico e la sua famiglia ad allestire le tavolate per i bambini e a pulire le stalle. Mi mancava fare questo genere di attività, che pur essendo faticose mi permettono di coltivare a pieno la mia passione per gli animali e per le piante. Sono le 9.30, i bambini devono arrivare da un momento all'altro.

Controllo i messaggi, di Luna ancora nessuna traccia. Starà bene? Perché non mi risponde? Le è successo qualcosa? E' arrabbiata con me? La provo a chiamare e dopo varie chiamate perse, finalmente mi risponde. «Pronto?» La sua voce è piatta. «Lunis tutto bene? perché non hai risposto ai miei messaggi? o alle mie chiamate?» Sento qualcuno in sottofondo che le dice qualcosa, deve essere sicuramente Filippo. «Avevo da fare» Mi risponde molto duramente. Che cosa ho fatto? «Tutto ok? siete quasi arrivati?» Una volta che ha annuito mi riattacca il telefono in faccia.

Una sensazione di vomito e mal di stomaco inizia a salirmi, le lacrime iniziano ad inondarmi gli occhi. Se l'ho ferita non me lo perdonerei mai, Luna è l'unica amica sincera che ho e io non posso permettermi di perderla. Qualsiasi cosa io abbia fatto le devo chiedere assolutamente scusa.

Dopo pochi minuti sento delle urla in lontananza, sono seduta su una panchina sotto al portico con Diana che mi sta consolando. Tutti i bambini ben presto arrivano all'interno del giardino della cascina. Facciamo mettere le loro biciclette ordinatamente sotto il portico laterale, così da tenerle riparate dal sole pomeridiano che sarebbe arrivato nel primo pomeriggio. Fortunatamente stamattina c'è nuvoloso, clima ideale per andare a fare attività all'aperto senza essere troppo accaldati.

Incrocio con lo sguardo Luna, mi stava già guardando. Corro da lei, ma prima che io le possa dire qualcosa Nicholas si mette in mezzo a noi due. «Non ti vuole parlare» Che cosa vuole lui? e cosa ne sa di quello che è successo?

«Nicholas non sono affari tuoi» Gli tiro una spallata e lo supero, per poi essere bloccata di nuovo dalla sua presa ferrea sul mio braccio. «Lasciale tempo» Il suo sguardo non è poi così tanto duro come pensassi, dopo l'ennesima litigata di ieri. Luna mi sta guardando, accenno un sorriso e la saluto. Lei però si gira dall'altro lato e non ricambia. Il mio sguardo diventa triste. Nicholas deve essersene accorto.

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