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Dopo aver accettato il lavoro alla casa degli apostoli, Luna rimase al bar poiché la sera, ci sarebbe stato un evento dj set con musica tecno. Sento la necessità di staccare la spina, devo abituarmi ai nuovi ritmi e creare una nuova routine. 

Decido di andare a fare di nuovo una passeggiata con Diana, prendo le cuffie che tengo sempre in tasca e mi avvio verso l'inizio della strada bassa che porta al paese vicino, la stessa che ho percorso il pomeriggio. La musica inizia a suonare nelle mie orecchie e inizio a immergermi nei miei pensieri, ma proprio quando stavo per pensare a lui, cado per terra.

Alzo lo sguardo e vedo Nicholas, mi tende una mano per aiutare ad alzarmi.

« Stramba, guarda dove cammini. ». La sua mascella è tirata, come se la mia presenza lo infastidisse, non ama parlare con le persone nuove, le parole di suo fratello mi rimbombano in testa, io non gli ho fatto niente, gli ho parlato una sola volta dopo che lui  mi è venuto addosso e mi ha parlato per primo. Aspetta come mi ha chiamata? 

« Come scusa?  ». Gli do un leggero schiaffo alla mano, levandola dalla mia figura, mi alzo da sola e lo guardo negli occhi, sono furente, come si permette di chiamarmi in quel modo? e poi perché? che gli ho fatto di male? Stramba?. Posso immaginare il motivo di questo nomignolo, le uniche volte che mi ha vista ero in presenza di Luna. La mia migliore amica qui, viene vista in modo ambiguo solo perché ha uno stile tutto suo, distinguendosi dalla massa. Porta un taglio molto corto, non ama truccarsi, non ama i vestiti aderenti o troppo femminili, le piace essere autonoma e fare di testa sua. Insomma un carattere autoritario, ma è anche per questo che le voglio bene.

« La tua presenza mi irrita, stramba », sottolinea quel stupido nomignolo, sembra lo faccia apposta per tenermi alla larga da lui, ma non sa che facendo così ottiene solo l'effetto contrario, non sono una persona che si tira indietro se provocata, soprattutto se è uno sconosciuto a farlo. Deve averlo irritato il fatto che mi sia alzata da sola senza il suo aiuto e che gli abbia anche risposto a tono, classico atteggiamento da cattivo ragazzo di città.

« Abituati mio caro, perché mi vedrai per molto tempo.» gli sorrido, mi atteggio da sfida, lo ammetto. Voglio vedere che cosa dice, ma lui non resta al gioco, si limita a guardarmi un'ultima volta: le sue pupille sono dilatate, gli occhi lucidi e seducenti, il sudore gli scivola lentamente. Dannazione, Matilde concentrati su altro, lo ammetto mi attrae il suo atteggiamento, non posso farne a meno.

Il telefono inizia a squillare, non faccio in tempo a guardare la schermata che Nicholas era già sparito dietro di me, tornando a casa. Rispondo alla chiamata, è Elpidio, il mio migliore amico. I suoi genitori sono professori di storia greca, per questo il nome così strano. In effetti inizio a pensare che Nicholas abbia ragione, la gente che mi circonda non è poi così normale, ma è la mia seconda famiglia e la amo per la sua stranezza. Mi racconta di come sta andando in Erasmus ad Atene, delle persone che ha conosciuto e delle mega feste sulle barche. Parlare con lui è una boccata di aria fresca, ci conosciamo dall'asilo, non ci siamo mai nascosti niente. Gli racconto di Nicholas e di come sto vivendo il trasferimento, sentire il suo parere sui ragazzi mi aiuta, essendo lui fidanzato da 4 anni con Antonio.

«Non fingere che non ti piaccia il fatto che ti sappia tener testa ». Sento che sta sorridendo, lo conosco bene, come lui conosce me. 

«Mi piace, ma mi infastidisce allo stesso tempo, devi sentirlo con che odio dice stramba. Sarà una lunga estate.».  Ripenso ai suoi occhi e mi viene da accennare un sorriso più o meno innocente, perché dopo penso al suo corpo sudato e arrossisco.

«Una lunga estate in cui finirete insieme.» Ride. So bene che questa situazione lo diverte molto, ma so anche che potrebbe avere ragione e questo mi dà fastidio.

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