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I raggi del sole mi illuminano il viso, apro gli occhi e alzo lo sguardo: gli occhi verdi di Nicholas si posano sui miei.
Stava guardando me e suo fratello dormire abbracciati a lui. Tutta notte siamo stati avvinghiati al suo corpo, il suo calore ci ha fatti riposare e fare sogni tranquilli.
«Buongiorno stramba» Sorride dolcemente, queste sue parole mi fanno venire istantaneamente  le farfalle nello stomaco. La cosa migliore che mi potesse capitare è stata dormire al suo fianco. Il suo fiato sul collo, la sua stretta sicura, le sue labbra sulla mia fronte e i battiti del suo cuore mi fanno sentire che tra le sue braccia sono al sicuro. Non ho bisogno di altro. 
Alessandro si sveglia, ci guarda e sprofonda di nuovo in mezzo al nostro abbraccio.
«Vi prego, se dovete fare qualcosa non in mia presenza...Grazie» Ridiamo tutti e tre assieme. La prima ad alzarsi sono io. Vado verso la porta per recarmi nella mia vecchia stanza a svegliare la coppia di fidanzatini, così da poter recuperare la mia valigia e lo zaino. 
«Ferma, dove stai andando?» Nicholas mi raggiunge a metà corridoio e mi prende per mano.
«Sto andando a prendere le mie cose...Oggi si torna a casa e non ho dei cambi» Lui mi guarda contrariato, mi trascina di nuovo in camera, mi butta sul letto e mi lancia addosso una sua felpa e dei pantaloncini della tuta. Alessandro nel frattempo è nel bagno a farsi una lunghissima doccia.

«Mettiti questi» Sto per rispondergli quando mi zittisce baciandomi.
«Niente ma, tutti devono sapere che sei mia. Ora che sei così vicina a me, non sono così stupido da lasciarti andare» Sorrido compiaciuta, gli prendo il viso tra le mani e lo bacio appassionatamente. Nicholas, una volta finito il bacio mi guarda entusiasta e senza parole. 
«Perché quella faccia?» Lo guardo sorridendo, inclino la testa e lo provoco avvicinandomi a lui a tal punto da spingerlo sul letto. Inizia a deglutire lentamente, il suo sguardo passa velocemente dai miei occhi alla mia bocca, faccio lo stesso. «I mie vestiti addosso a te...Mi fanno impaz-» Non gli lascio volutamente finire la frase, mi metto sopra di lui a cavalcioni e le nostre lingue si intrecciano. Le sue mani presto afferrano i miei fianchi fino ad alzarmi leggermente la sua maglietta bianca. Appena sta per succedere qualcosa, decido di alzarmi e lasciarlo lì a metà, con la voglia a crescergli sempre di più nel corpo. Rimane stupito delle mie azioni, appena ridacchio divertita, capisce che ho fatto apposta. Si alza in piedi, viene verso di me e mi spinge contro il muro. «Ah sì? Puoi anche avermi provocato, ma non puoi dirmi che tu non provi la stessa cosa» Mi alza la maglia quel tanto da poter arrivare ai boxer, le mie guance iniziano a divampare calore. Il mio fiato diventa sempre più pesante e affannato. Mi sfiora il basso ventre sopra il tessuto delle mutande, mi bacia passionale e lentamente scende verso il collo. Dopo di che si stacca di colpo sorridendo e io lo guardo arrossata e con una voglia irrefrenabile di saltargli addosso. Devo aver fatto la stessa espressione di Nicholas quando, pochi minuti prima l'ho lasciato a metà. 

Alessandro esce dal bagno, ci trova uno davanti all'altra, se solo fossimo stati da soli questa situazione si sarebbe tramutata presto in altro. «Ho interrotto qualcosa?» Ci guarda ridendo, sa benissimo la risposta, ma preferisce provocare il fratello con questa battutina. Noi scuotiamo la testa, afferro i vestiti che Nicholas poco prima mi ha lanciato addosso ed entro in bagno imbarazzata. Li sento parlare e poco dopo iniziano a bisticciare. Immaginati sentirli sempre, non sarebbe poi così male. Sorrido davanti allo specchio, una volta essermi infilata la felpa color verde pastello e i pantaloncini neri, mi acconcio i capelli in due bellissime trecce facendo risaltare i miei innumerevoli orecchini. Esco dal bagno e i due ragazzi mi guardano e in sincronia smettono di picchiarsi e sorridono. «Beh, ora puoi dirmi quello che vuoi fratellone, ma questa è una conferma che tu la ami» Detta questa frase Alessandro corre fuori dalla stanza, al seguito Nicholas che lo rincorre urlando il suo nome. Arriviamo in sala da pranzo, i due ragazzi con il fiatone, io invece passeggiando tranquillamente. L'aria nella sala da pranzo è pesante: ognuno di noi ha uno sguardo triste per questa fine di viaggio. Gli addii sono sempre quelli più crudeli e freddi, siamo tutti consapevoli che quando torneremo nel nostro paese, tutti i legami che si sono venuti a creare verranno spezzati. Mi mancherà questo posto, soprattutto le persone che ho conosciuto.

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