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Saremo dentro questa stanza da un'ora, nessuno dei due spiccica una sola parola. Ci ignoriamo come se non esistessimo e fossimo da soli. Fortunatamente nella borsa ho gli appunti di un importante esame di biologia, li tiro fuori e comincio a studiare. Ripeto a bassissima voce, si sentono solo le mie labbra muoversi.

«Mi stai disturbando stramba». Nicholas alza gli occhi dal telefono e incontra i miei. «Sto disturbando cosa? te su Instagram? ». Il mio tono è acido. Sto morendo di freddo, i miei vestiti sono ancora bagnati e i capelli umidi, sicuramente mi prenderò un bel raffreddore. Tutto per colpa sua.

Mi guarda e fa un ghigno come se avesse in mente qualcosa, ad un certo punto cerca freneticamente qualcosa sul suo telefono. Tocca in mezzo alla schermata e alza a tutto volume, ha deciso di darmi fastidio vedendosi la partita di calcio. Non riuscendo a studiare per il troppo casino mi avvicino alla finestra e mi siedo sul davanzale, guardo fuori, mi sento come Raperonzolo in questo momento, solo che nessuno può venirmi a salvare.

«Merda». Sbuffa all'improvviso e mi guarda. «Hai un caricatore?». Scuoto la testa, anche se ce lo avessi avuto non glielo avrei di certo prestato. Appoggia il telefono sul tavolo e viene a sedersi sul davanzale con me. Continuo a guardare fuori, voglio ignorarlo fino a quando non mi chiede scusa.

«Hai freddo?». Noto dal riflesso della finestra che mi sta guardando, mi giro verso di lui e annuisco. Lui scende dal davanzale e apre un armadietto tirando fuori una felpa.

«Scusa, ma non metto una felpa che stava là dentro da chissà quanto». Mi metto a ridere e allo stesso tempo mi sale un po' di disgusto a pensare quanti germi ci possano essere su quell'indumento. Lui ride. E' già un buon inizio.

«Non ti preoccupare, l'ha messa prima Filippo, si sarà dimenticato che è qui». La prendo, me la sto per infilare quando lo guardo per un secondo.

«Non è ancora uno scherzo vero?». La mia voce mi tradisce perché si spezza a metà pronunciando questa frase, ho sempre odiato gli scherzi perché da piccola me ne facevano tanti di cattivo gusto. Sedie spostate all'ultimo per farmi cadere, chiudermi dentro un armadio, farmi gli sgambetti e molti altri ancora. Nicholas deve aver capito che c'è qualcosa che non va perché scuote la testa e mi guarda con uno sguardo compassionevole.

«No, non è uno scherzo, lo giuro». Ha gli occhi sinceri, prendo la felpa e la indosso, non ha detto una bugia perché sento il profumo di Filippo su questa felpa. « Grazie ».

Ripenso al passato e una tristezza profonda mi assale, Nicholas mi sta studiando dal riflesso lo vedo, decido di farmi coraggio e parlargli. In fondo se le persone litigano spesso è colpa di entrambe.

«Nicholas... scusami davvero, non volevo ferirti è solo che le parole che hai detto... mi hanno fatto arrabbiare perché non sono la verità e sentite pronunciare da te mi hanno infastidita molto.» Le lacrime mi pizzicano gli occhi, non so perché forse sarà lo stress «Veramente, mi dispiace se ti sei sentito ferito, non era mia intenzione. Tu non mi hai fatto nulla e io mi sono comportata male». Abbasso lo sguardo e una lacrima mi riga la guancia, ho il magone, non riesco più a parlare.

Sento Nicholas scendere dal davanzale e venire verso di me, il suo pollice asciuga la lacrima appena caduta e vedo un sorriso mai visto sul suo viso, sembra quasi dolce e confortevole.

«Accetto le tue scuse, mi hanno ferito le tue parole perché sono tutte vere, non ho un bel rapporto con mio padre». Lo ascolto stando in silenzio. «Ti voglio chiedere anche io scusa. In fondo non ho mai creduto che tu fossi come Gaia ti ha descritta». Ci andiamo a sedere sul divano per stare più comodi, io mi siedo abbastanza vicino a lui perché è una stufa e io sto congelando.

«Chi ti ha fatta soffrire? prima.. stavi piangendo». La sua domanda mi ha colto impreparata, non pensavo che a un ragazzo come Nicholas potesse importare. «Tante persone». Sorrido, ho gli occhi lucidi, potrei scoppiare a piangere da un momento all'altro, ma per fortuna l'ha capito e ha cambiato discorso.

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