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E' passata una settimana dagli scorsi avvenimenti, inutile dirlo ma ho pensato tutto il tempo a quello stupido bigliettino. Lo conservo gelosamente all'interno del mio libro preferito nella libreria in camera mia.

E' domenica. Oggi, sono in turno da sola alla casa degli apostoli,  aspettando che la messa finisca e arrivino i primi clienti a fare colazione o aperitivo. Dopo poco il suono delle campane avvisa che la messa è appena terminata.

Entrano dei signori anziani che si siedono al loro solito tavolino per giocare a carte, gliele porto insieme al loro solito caffè lungo. Sono molto tranquilli e spesso se non c'è nessuno mi aggiungo a loro per fare qualche partita, sono i migliori insegnanti.

Al bancone nel mentre mi sta aspettando la donna dai capelli rosso ciliegia, la mamma di Nicholas, le sorrido e le chiedo cosa desidera consumare. Dopo pochi minuti prende una decisione. 

« Tesoro, portami un bicchiere di vino bianco, mi serve la carica stamattina, sarà una lunga giornata». Mi sorride, dopo quello che ha passato con il suo ex marito, non mi stupisce trovare davanti a me una donna forte. Le porgo il bicchiere di bollicine, accompagnato da qualche snack, lei mi sta osservando come se mi volesse dire qualcosa ma non fosse sicura.

«Tesoro, io ti ho già vista da qualche parte?», annuisco e le spiego che ero la madrina di Sabrina alla cresima. «Oh ma certo, la ragazza dal vestito blu, ora mi ricordo, stavi divinamente tesoro », arrossisco, non sono abituata a così tanti complimenti, in così poco tempo. Conoscendo la famiglia Caruso, la donna si apre con me in modo confidenziale.

«Sai tesoro, anche mio figlio ha fatto da padrino a suo fratello, è un bravo ragazzo, soprattutto forte, ne ha passate tante da piccolo e questo l'ha portato a chiudersi un po' in sé stesso, quando mi sono risposata e ho dato alla luce il mio Alessandro, Nicholas si è preso cura di lui. La prima parola di Ale infatti è stata ciccio, la usa ancora adesso per chiamare il fratello.» Se non stessimo parlando dello stesso Nicholas ci avrei creduto, sorrido all'idea di Nicholas come un fratellone protettivo, lo sapevo che sotto quella corazza di arroganza si nasconde un bravo ragazzo. Le sorrido e iniziamo a chiacchierare del più e del meno, le racconto che ho conosciuto entrambi i suoi figli, che scuola ho frequentato, che cosa voglio diventare da grande e finendo a parlare di case e pulizie. 

« Adesso sono al primo anno di università, i suoi figli invece?». Colgo la palla al balzo, più cose so di Nicholas più posso imparare a conoscerlo e nel dubbio usare queste informazioni a mio vantaggio. «Nicholas ha 21 anni. Lavora da due anni come cuoco. E' un bravo uomo di casa, è molto ordinato e preciso. Invece Alessandro è in prima media, gli piace molto studiare. Stasera tra l'altro saranno a casa da soli perché io e mio marito partiamo per il mare. » . Si vede che la loro mamma li ama da morire, non ha mai detto una singola parola brutta su di loro da quando è seduta al bancone a bere, sono fortunati ad averla. 

Sono le 12.45 e la mamma di Nicholas, corre a casa per prepararsi a partire. Aspetto che arrivi il ragazzo del cambio turno e nel mentre faccio una partitina a briscola con gli anziani. Finita questa torno a casa e mi rilasso un po'.

Dopo aver cenato, decido di portare Diana a fare un giro, scelta audace visto che sta arrivando il temporale, ma un giretto veloce non penso possa far male a qualcuno. Se mi sbrigo, sono a casa prima che possa cominciare a piovere. Guardo il cielo e vedo le nuvole nere cariche di fulmini, decido di prendere il mio amato K-way giallo, lo indosso e inizio a percorrere una stradina mai fatta. Arrivo in una parte a me sconosciuta della città, sono presenti innumerevoli villette a schiera con giardino a circondare l'abitazione. Inizia a piovigginare, amo la pioggia, l'acqua fresca sulla mia pelle mi fa sentire libera, è una scarica di adrenalina pura, mi aiuta a pensare e a riflettere meglio sulla mia vita. Mi tiro su il cappuccio per non inzupparmi i capelli, mentre sto per imboccare la strada verso casa, mi fermo per un momento davanti a una villetta, credo che il proprietario stia dando una festa perché si sente la musica a tutto volume.

Rispondo al messaggio di mio papà, che preoccupato mi ha chiesto dove fossi. All'improvviso una voce mi fa sobbalzare dallo spavento, il timbro caldo e profondo della voce la riconoscerei ad occhi chiusi. 

«Non sapevo che volessi recitare in IT, stramba». Nicholas è fermo sotto il portico mentre fuma una sigaretta, ride sonoramente alla sua stessa battuta. La pioggia inizia a scendere più forte e in pochi secondi si trasforma in grandine. Mi riparo sotto la tettoia del suo cancello, fino a quando non mi apre gridando di entrare e di ripararmi sotto al portico. Diana è spaventata e resta in mezzo alle mie gambe. Nicholas ha fatto un gesto carino per la stramba, non lo avrei mai detto. 

Mi guarda ridendo, sono sicura che lo stia facendo pensando al bambino di IT, lo ammetto la sua battuta mi ha fatto ridere. Mi sento un pulcino bagnato. Mi siedo su una poltrona sotto al porticato mentre lo guardo: ha indosso i soliti pantaloni di jeans oversize, una maglietta larga e un cappellino verde. Sono abbastanza sicura che il verde sia il suo colore preferito, da quando l'ho visto ha sempre avuto qualcosa di verde indosso. Sorrido al pensiero. Lui deve essersene accorto perché mi guarda confuso. Entra in casa lasciandomi da sola, esce poco dopo con in mano un altro bicchiere e Kobe dietro di lui che lo segue. I cani iniziano a giocare e Nicholas mi porge il bicchiere, lo prendo e lo annuso, è vodka.

« Ti scaldi un po' così». Sorride, vederlo appoggiato alla colonna che mi fissa, lo rende estremamente affascinante, al contrario, io sto tremando dal freddo e sono completamente zuppa d'acqua. Mi piace prendere la pioggia, ma non era nei piani rimanere a casa di un semi sconosciuto per aspettare che il tempo si calmi un po'. 

«Non l'hai avvelenato vero?». Sorrido, provo a scherzare con lui, la sua reazione però è glaciale. Posso dire di averci provato almeno, ma oramai ho perso le speranze. Non diventeremo mai amici. Resto in silenzio e fisso il vuoto, non so cosa fare altrimenti, visto che il ragazzo davanti a me non fiata nemmeno. 

«Perché al posto di diventare  il bambino di IT, non hai preso semplicemente un ombrello?». Spezza il silenzio imbarazzante. Mi squadra dalla testa ai piedi, per poi bere di nuovo un sorso dal suo bicchiere, attendendo un mio riscontro. 

«Con il K-way mi sento più libera, la pioggia alla fine dei conti è bella». Lui mi guarda, come se la risposta che gli avessi appena dato fosse la cosa più stupida mai sentita prima. «Quante cazzate filosofiche», gira gli occhi e mi va a prendere un altro bicchiere. Quello che avevo in mano l'ho completamente finito, quando ritorna me lo porge di nuovo. Guardo il bicchiere, lo annuso e guardo Nicholas, il mio sguardo vuole ancora assicurarsi che non mi abbia avvelenata. Lui lo coglie e appoggiandosi una mano sul cuore, mi fa capire che la risposta è negativa. L'alcol inizia a salirmi, per fortuna lo reggo abbastanza bene. La pioggia inizia a smettere e io mi alzo per avviarmi verso l'uscita.

«Aspetta, non ha ancora smesso di piovere. Resta ancora un po'». Non posso credere alle mie orecchie, prima rifiuta qualsiasi contatto con me per poi chiedermi di restare di più. Si vede che è completamente ubriaco. 

«Nicholas, perché mi hai fatta entrare e mi hai anche offerto da bere?». Mi guarda e ammicca un sorriso. 

«E' semplice stramba: già non sai stare in piedi, non voglio complicarti ulteriormente la vita». Ride e beve ancora un sorso.

«Cosa farei se non ci fossi tu a salvarmi». Ironizzo. Alla mia risposta lui si toglie dalla colonna e viene davanti a me, si avvicina lentamente, a pochi millimetri dalla mia faccia.

«Moriresti ». Mi guarda le labbra e poi di nuovo negli occhi. Nella mia testa ci stiamo già baciando e facendo anche molto di più, ma lui non si sbilancia rimanendo fermo a fissare le mie labbra e a mordersi il labbro inferiore. Non voglio muovermi da qui.

Nicholas indietreggia appena, si deve essere reso conto di quello che ha appena fatto. Il cielo è diventato sereno. «Ciccio, la pioggia ha smesso». Faccio apposta a chiamarlo con il nomignolo di suo fratello. Lui mi guarda impietrito mentre mi avvio verso il cancellino con Diana. Esco e inizio ad incamminarmi.

«Ah Stramba!». Mi giro. «Dimmi quando esce il nuovo film di IT, che vengo al cinema a vederlo». Ci mettiamo a ridere, la mia risposta è stato baciare il mio terzo dito e dedicarglielo.

Finita la doccia, non posso fare a meno che pensare alla sua vicinanza. La sensazione che mi provoca è talmente forte che ho caldo al solo pensiero. Le sue labbra carnose erano a pochi millimetri dalle mie. Il suo profumo di fiori ed erbe aromatiche mi accompagna per tutta la notte. Mi addormento con il sorriso.

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