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E' da un'ora che fisso il vuoto nel buio della mia camera, sono in mille pezzi e un senso di malinconia, rabbia e profonda tristezza è tutto ciò che riesco a provare sulla mia pelle. Non faccio altro che piangere, singhiozzando talmente forte da farmi male il petto. Come ha potuto? Mi ha mentito fin dalla prima volta che si siamo visti. Ha sempre saputo chi fossi, fin dal primo momento che i miei occhi si sono posati nei suoi ha capito chi fossi. Come ha fatto a far finta di non conoscermi, di non esserci scritti per giorni e notti, di non aver ascoltato i miei lunghissimi racconti mandati per audio, di avermi sempre scritto la buonanotte e il buongiorno e di avermi sempre consolata quando stessi male. In quella fottutissima settimana io pensavo di star parlando con Andrea, così dolce e comprensivo, apprensivo nei miei confronti e persino dolce. Quando in realtà dietro lo schermo si celava Nicholas, che in quel periodo stava così male da farsi di qualche dose. 

Ma certo che lo fosse, aveva solo un obiettivo: farti portare a letto dal suo amichetto. Non c'erano altri fini, solo quello di essere gentile, abbindolarti con qualche scusa del cazzo e scaricarti ad Andrea, per fargli gioire di una scopata. Che cretina che sono stata. 

Il cellulare continua a squillare imperterrito, non ho voglia di sentire nessuno, tantomeno i miei amici. Voglio stare chiusa in camera mia a piangere, ascoltare la musica e leggere una rivista o qualche forum sulle piante. Non voglio fare altro. Diana improvvisamente piomba sul letto, preoccupata per i miei singhiozzi improvvisi da farmi tremare la voce e le palpebre. Butto uno sguardo alla sveglia sul comodino, sono le 4.30, quella che pensassi fosse un'ora in realtà si è trasformata una notte intera. Una notte intera fatta di sofferenza, vomito, lacrime incessanti e urla di rabbia. Decido di farmi coraggio, scendo dal letto e arrivo in cucina. Dopo ore decido di bere dei sorsi d'acqua e di idratarmi, mi dirigo verso la scarpiera posta accanto alla porta di ingresso, passando davanti allo specchio in corridoio. Mi soffermo a guardare la mia figura, pentendomi all'istante: le occhiaie nere sono ben visibili, così come la pelle rossastra irritata per le troppe lacrime, gli occhi ormai sono spenti, la scintilla che emanavano prima ora non c'è più. Sono ferita e più di tutto mi sento presa in giro, come se tutto quello che ho vissuto con Nicholas non è mai valso nulla. 

D'istinto  tocco il mio riflesso allo specchio e delle lacrime scendono lentamente, per poi iniziare a farsi sempre più rimarcate. Un urlo di rabbia esce senza permesso e con uno scatto d'ira tiro uno schiaffo al muro. Sono arrabbiata, anzi, incazzata nera. Mi tremano le mani e un attacco di panico inizia a sovrastarmi. Mi siedo per terra e inizio a dondolarmi con le gambe al petto, mi sento ferita e usata. 
Quante volte Nicholas ha fatto intendere di provare qualcosa per me e mentiva? Per lui la settimana in montagna non ha contato nulla? Certo che no, che domande che mi faccio... Per lui non valgo un emerito cazzo e non sono mai stata niente, nemmeno una semplice amica.

Mi alzo lentamente, mi gira la testa, ma ho bisogno di sfogare la mia frustrazione. Metto le scarpe e afferro violentemente il guinzaglio di Diana, anche se non ne necessito lo prendo ugualmente per sicurezza.
Appena uscita dal cancello comincia una corsa affannosa verso l'ignoto. Le lacrime iniziano a scendere spontanee e l'adrenalina inizia a soccombere dentro le mie vene.
Le mani di Nicholas mi percorrono il corpo lentamente, i suoi baci, le sue carezze, le sue promesse e i suoi sfoghi.
Tutto mi lenisce l'anima lentamente, come quando un germoglio viene calpestato più volte e finisce spezzato al suolo e sta a lui decidere se rialzarsi o morire lentamente.
Inizio a correre ancora più forte e nel bel mezzo del nulla, con dietro l'alba, inizio a urlare, come mi ha consigliato Enrico. Senza aspettarmelo una calma apparente mi circonda i pensieri.
Ma questa tranquillità viene interrotta quando lo squillo del mio cellulare mi fa ritornare ai miei pensieri bui come la pece, non appena leggo chi mi sta cercando il mio viso diventa buio e arrabbiato. Tutta quell'amarezza che avevo messo da parte é ritornata più potente.
Cosa crede di fare cercandomi? Pensa veramente che io torni da lui a braccia aperte dimenticando tutto? No, questa volta ha sorpassato ogni limite.

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