Capitolo 4

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La sveglia mi colpisce come un treno in corsa. Il suono è insopportabile, una sorta di allarme nucleare che mi fa pentire all'istante di non aver abbassato il volume prima di andare a dormire. Apro gli occhi a fatica, e la luce mattutina mi colpisce in faccia senza pietà. Ho dormito? Non ne sono sicura. Tutto quello che so è che ora il mio corpo protesta per essere stato tirato fuori dal letto.

Mi giro e vedo Charlie sepolta sotto le coperte, immobile come una statua. "Charlie, dobbiamo andare," mormoro, la voce impastata dal sonno.

"Tu devi andare," borbotta da sotto il piumone. "Io mi riservo il diritto di ignorare il mondo per un'altra ora. Entro alla seconda lezione."

Mi concedo un mezzo sorriso mentre cerco di trascinarmi fuori dal letto. Il cuscino sta esercitando una forza gravitazionale straordinaria. Vorrei potermi permettere di saltare la prima lezione, ma non è un'opzione. Non quando c'è il professor Evans che mi aspetta con il suo rigoroso programma. E sicuramente non quando c'è Harry Bennett che potrebbe ottenere un punto di vantaggio su di me se saltassi un solo minuto.
Dopo una doccia veloce, afferro il mio zaino e butto un'ultima occhiata a Charlie, che sta per scivolare nuovamente nel sonno. La invidio, ma non posso permettermi di abbassare la guardia.

Appena arrivo in aula, il mio cervello è ancora in modalità "sonno profondo", ma cerco disperatamente di sembrare sveglia. La caffeina che ho ingurgitato non ha fatto altro che farmi venire voglia di urlare, senza darmi l'energia necessaria per affrontare la mattina.
Mi siedo, sperando che questa lezione passi in fretta. Ma, naturalmente, ogni speranza si dissolve quando Harry Bennett entra nella stanza, fresco e riposato come se avesse dormito dodici ore filate. Mi irrita già vederlo così pronto a vincere. Non so come faccia. Forse ha un team di esperti che lo svegliano con canti gregoriani o qualcosa del genere.

Harry mi lancia uno sguardo con quel suo solito sorriso sicuro di sé, e io cerco di ignorarlo. Ma so già che oggi non sarà facile. E infatti, non appena il professor Evans inizia a parlare, il dibattito prende fuoco.

"Quindi, come possiamo interpretare l'attuale instabilità economica in Medio Oriente alla luce delle politiche coloniali storiche? C'è chi sostiene che il peso di tali politiche sia stato sopravvalutato. Voi cosa ne pensate?" chiede il professore, lanciando la discussione.

Harry è il primo ad alzare la mano. Ovviamente.
"Le politiche coloniali hanno certamente avuto un impatto," inizia, con un tono che già mi irrita per quanto è misurato. "Ma ridurre i problemi attuali solo a questioni di colonialismo è un errore. Gran parte dell'instabilità economica è legata a fattori interni, come la cattiva gestione delle risorse e la corruzione endemica. Dobbiamo guardare al presente e smettere di usare il colonialismo come una scusa per ogni problema."

La sua voce è calma, sicura. Troppo sicura. E non posso lasciare che sia l'ultima parola.

Alzo la mano, cercando di scrollarmi di dosso il sonno che ancora mi opprime. Il professor Evans mi dà la parola, e sento tutti gli occhi della classe puntati su di me.
Bene.
Ho bisogno di svegliarmi, e l'unico modo per farlo è controbattere a Bennett.

"Harry ha ragione nel dire che non tutto può essere attribuito al colonialismo," inizio, cercando di sembrare il più professionale possibile, anche se vorrei solo prendere un altro caffè. "Ma ignorare il contesto storico è altrettanto pericoloso. Molti dei confini moderni sono stati tracciati senza alcun riguardo per le realtà etniche e tribali, creando un terreno fertile per i conflitti interni che vediamo oggi. Se vogliamo davvero capire l'instabilità economica, dobbiamo considerare l'eredità storica, non solo i problemi contemporanei."

Harry mi guarda per un attimo, quel mezzo sorriso che lo caratterizza sempre si allarga leggermente. "Non nego che ci siano fattori storici in gioco, ma dire che la colpa è ancora del colonialismo significa non dare abbastanza credito alle dinamiche interne di quei paesi. La globalizzazione ha cambiato il panorama economico, e non possiamo continuare a incolpare eventi di cento anni fa per tutto ciò che va storto oggi."

OPPOSITE: Tutto è lecito in Guerra e in AmoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora