Capitolo 32

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Le giornate della gita scorrono tranquille, un alternarsi di lezioni interessanti e lunghe discussioni accademiche. Tra di noi partecipanti, c'è un'atmosfera di concentrazione e curiosità intellettuale. Constance, la sorella di Harry, si rivela una persona piacevole, anche se riservata, e il tempo passato con lei nella stanza è stato sorprendentemente rilassante.
Harry, però, è sempre una presenza costante. Lo vedo in ogni lezione, in ogni gruppo di studio, e inevitabilmente ci incrociamo. Eppure, non interagiamo mai direttamente. A lezione, ci scavalchiamo a vicenda, cercando sempre di dare la risposta migliore, spingendo l'altro a fare meglio, come se fossimo in una sfida silenziosa. Ma una volta finite le discussioni accademiche, torna il silenzio tra di noi.
Ci sono pochissimi sguardi, e quando i nostri occhi si incontrano per caso, è come se ci fosse una barriera invisibile. Evitiamo di interagire in privato, come se ognuno di noi fosse consapevole che cedere a quella tensione potrebbe portare a complicazioni che non siamo pronti a gestire.
Forse è meglio così, mi ripeto. Ma ogni volta che lo vedo, un nodo di emozioni difficili da ignorare si stringe allo stomaco. La tensione tra di noi è palpabile, anche se nessuno dei due osa attraversare quel confine.
Le giornate si susseguono con una regolarità quasi confortante, e mi immergo nello studio per evitare di pensare troppo a ciò che potrebbe succedere se uno di noi decidesse di rompere quel fragile equilibrio.
Il professor Evans si volta verso di noi durante la pausa di una delle lezioni della gita. Lo vedo guardarmi e poi spostare lo sguardo su Harry. So già che sta per chiedere qualcosa che ci metterà nuovamente in competizione.
"Harry, Malia," inizia con un sorriso amichevole. "Stavo pensando che sarebbe utile, per il resto della classe, avere un resoconto dettagliato di ciò che abbiamo visto e imparato durante questa gita. Chi di voi ha voglia di farlo?"
Non esito nemmeno un secondo. "Lo faccio io, professore!" esclamo, sentendo già crescere l'adrenalina. È un'opportunità troppo importante per lasciarmela scappare.
Ma ovviamente, non sono l'unica con questo pensiero. "No, lo faccio io," interviene Harry con quel tono sicuro che mi fa venire voglia di ribattere all'istante.
Ci guardiamo, e in un attimo si scatena il solito litigio. "Hai già avuto la tua occasione di brillare," sbotto, cercando di mantenere un tono professionale, ma sentendo la mia pazienza svanire.
"Ah sì? E tu pensi di essere l'unica in grado di farlo?" ribatte Harry, incrociando le braccia e fissandomi con quello sguardo competitivo che conosco fin troppo bene.
"Professore, con tutto il rispetto, penso che il resoconto sia meglio affidato a qualcuno che abbia un approccio più analitico," dico, lanciando una frecciatina a Harry, sapendo che non lascerà correre.
"Analitico? Oh, certo, perché il tuo modo di prendere appunti è così impeccabile, vero?" replica lui, il sarcasmo che trasuda da ogni parola.
Il professor Evans ci osserva per un momento, con una leggera alzata di sopracciglio, poi sospira e solleva le mani, fermando il nostro battibecco. "Va bene, va bene, ragazzi. Ho capito che entrambi siete entusiasti di farlo. Quindi... ecco la soluzione: lavorerete insieme al resoconto."
La mia bocca si apre, pronta a protestare, ma Evans non ci dà nemmeno il tempo di rispondere.
"Non c'è nulla di male in un po' di collaborazione," continua con un sorriso quasi divertito. "Anzi, penso che il risultato sarà più ricco se unirete le vostre competenze. Avrete tempo per lavorarci insieme prima del rientro."
Mi mordo il labbro, lottando contro l'istinto di protestare, ma so che non ho scelta. "Va bene, professore," riesco a dire, forzando un sorriso.
Harry, dall'altra parte, sembra più che soddisfatto. "Come preferisce," dice con quel suo tono sicuro.
Evans annuisce, chiaramente felice di aver trovato una soluzione. "Perfetto. Non vedo l'ora di vedere cosa riuscirete a creare insieme."
Mi sento già intrappolata. Lavorare con Harry? Questa sarà una prova più difficile di qualsiasi esame.
Appena il professor Evans si allontana e la lezione finisce, mi giro subito verso Harry, frustrata e infastidita. "Bravo, complimenti. Adesso sarò costretta a vedere la tua faccia da culo più del previsto."
Lui non perde un colpo, il suo sorrisetto arrogante torna subito sulle labbra. "La mia faccia non ti faceva schifo quando le tue mani erano nei miei pantaloni," ribatte con un tono malizioso che mi fa venire voglia di colpirlo.
Lo fisso, con la rabbia che mi monta dentro, ma non posso far altro che rispondere a tono. "Ti conviene che le mie mani non finiscano più lì, o ti ritroverai senza genitali."
Harry ride, ma questa volta c'è una scintilla nei suoi occhi, un misto di provocazione e... qualcos'altro che non riesco a definire. "Sai, Malia, mi fai impazzire quando fai così," dice, abbassando un po' il tono della voce, rendendolo più intimo.
Mi sento il cuore battere più forte, ma non posso permettergli di farmi perdere la testa di nuovo. "Non sei pronto per quello che succederebbe se dovessi davvero impazzire," gli rispondo, mantenendo il mio tono freddo, anche se dentro di me so che la tensione tra di noi sta raggiungendo un punto di rottura.
"Non vedo l'ora," mormora lui, prima di alzarsi e allontanarsi, lasciandomi con la sensazione che questa "collaborazione" potrebbe essere molto più complicata di quanto immaginassi.
Sono esasperata dall'idea di dover lavorare con Harry, ma cerco di mantenere un minimo di controllo mentre lo affronto. Lo trovo fuori dalla sala dopo la lezione, pronto a darmi del filo da torcere come sempre.
"Senti," gli dico, cercando di sembrare professionale anche se dentro sto ribollendo. "Scrivi tu la parte delle lezioni pomeridiane, ed io mi occuperò di quella sul museo."
Harry mi guarda con quel suo solito sorrisetto. "Certo, prendi pure la parte più bella! Facciamo il contrario."
Lo fisso, incredula. "Non esiste. Ho scelto prima io, e sono più preparata di te su questo argomento."
Lui ride sarcasticamente, alzando un sopracciglio. "L'unica cosa su cui sei preparata sono i pettegolezzi di mia sorella."
"Bennett!" esclamo, ormai esasperata. "Faccio io la parte sul museo, punto."
"No."
"Sì."
"No."
"Sì!" La mia voce si alza di un tono, e sento che siamo di nuovo sul punto di esplodere.
C'è un attimo di silenzio tra di noi, in cui ci fissiamo come due combattenti in un ring. Poi, con uno sbuffo esasperato, Harry alza le mani in segno di resa. "D'accordo, d'accordo! Fanculo, facciamo come vuoi."
Finalmente, respiro un po' di sollievo, anche se la tensione tra di noi è sempre lì, pronta a scoppiare al minimo segnale. Lavorare insieme non sarà facile.

OPPOSITE: Tutto è lecito in Guerra e in AmoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora