Capitolo 31

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La mattina dopo, nonostante la notte agitata e i pensieri ancora confusi, mi preparo per la giornata al museo. Arriviamo in perfetto orario, e il professor Evans sembra più energico del solito. Ha promesso che oggi sarebbe stata una giornata importante, e lo conferma non appena ci riunisce tutti nel grande atrio del British Museum.
"Ragazzi, oggi abbiamo un ospite molto speciale," annuncia Evans con il suo solito tono autoritario, ma stavolta noto un accenno di entusiasmo nella sua voce. "Vi presento il dottor Peter Harmond, uno dei massimi esperti di civiltà e politica romana. Avrete l'opportunità di imparare da uno dei migliori."
Il dottor Harmond si avvicina con passo deciso. È un uomo di mezza età, con occhiali sottili e un aspetto austero, ma appena inizia a parlare, mi rendo conto che sotto quell'apparenza severa si nasconde una passione profonda per ciò che insegna.
La lezione si rivela davvero appassionante. Harmond inizia a raccontarci della politica romana, dei giochi di potere e delle alleanze che hanno forgiato uno degli imperi più influenti della storia. Parla di Cesare, di Augusto e delle loro strategie politiche con una tale vivacità che quasi sembra di rivivere quei tempi. Ogni dettaglio è affascinante, dalla struttura del Senato romano alle rivalità tra le famiglie più potenti.
Mentre Harmond continua a spiegare, il museo sembra trasformarsi. Camminiamo tra le antiche statue e i reperti romani, e grazie alla sua spiegazione, ogni pezzo prende vita. Non è solo storia: è un viaggio nella mente di una civiltà che ha plasmato il mondo moderno. Mi perdo nelle sue parole, affascinata dal modo in cui politica, strategia e potere si intrecciavano nel passato.
Sento Harry vicino a me, il suo sguardo fisso sull'esperto, ma cerco di non farmi distrarre dalla sua presenza. Questa lezione è troppo importante per lasciarmi prendere dai pensieri della notte precedente. Anche se è difficile, con la tensione che ancora aleggia tra noi.
Durante la lezione, mentre il dottor Harmond racconta con entusiasmo della politica romana, non riesco a trattenermi. Le sue parole mi stimolano così tanto che, quasi senza pensarci, alzo la mano e faccio un intervento.
"È interessante notare come, in alcune fasi dell'Impero, il concetto di potere non fosse concentrato solo nel Senato o nell'Imperatore, ma anche nelle figure delle mogli degli imperatori. Pensiamo a Livia Drusilla, la moglie di Augusto, che manovrò le dinamiche familiari e politiche per influenzare la linea di successione a suo favore. È un esempio di come le donne, pur restando in ombra, siano state capaci di influenzare enormemente la politica romana."
C'è un attimo di silenzio nella sala, tutti sembrano colpiti dal mio intervento. Il dottor Harmond mi fissa con interesse e, per un istante, temo di aver detto qualcosa di sbagliato. Ma poi un sorriso si apre sul suo volto.
"Brava!" esclama. "Un'osservazione acuta e ben formulata. È raro che qualcuno si soffermi su figure come Livia, che ha avuto un'influenza enorme dietro le quinte della storia romana. Qual è il suo nome, se posso chiedere?"
"Brooks, Malia," rispondo, sentendo le guance arrossire leggermente per l'attenzione improvvisa.
"Malia Brooks," ripete Harmond con un sorriso soddisfatto. "Mi farebbe piacere se partecipassi al mio club di appassionati dell'Impero Romano. Discutiamo regolarmente di queste figure e dei loro impatti. Penso che ti troveresti bene."
Non posso credere a quello che sto sentendo. Harmond, uno dei più grandi esperti di civiltà romana, mi sta invitando personalmente nel suo club. Non posso fare a meno di sorridere, ma la mia soddisfazione dura poco.
Harry, che è rimasto in silenzio fino a quel momento, prende la parola con un tono che sa di provocazione. "Molto interessante, Malia, ma trovo che sia facile sopravvalutare il ruolo delle figure dietro le quinte. L'impero romano è stato costruito su battaglie, conquiste e alleanze fatte da uomini, non da intrighi familiari o figure marginali. Mi sembra più rilevante concentrarsi sul potere militare e sui reali decisori, non su chi stava dietro di loro."
La sua voce è sicura, ma tagliente, e subito capisco cosa sta cercando di fare. Vuole mettermi in ombra, farmi passare per meno competente di quello che ho appena dimostrato. Il dottor Harmond lo ascolta, annuendo, ma non posso fare a meno di sentire una fitta al petto. Non è solo l'intervento di Harry, è il modo in cui ha cercato di ferirmi proprio dopo tutto quello che è successo tra di noi.
Mi guardo intorno e noto che alcuni studenti, che poco prima erano impressionati, ora sembrano in dubbio. La tensione tra di noi è palpabile, e io sento la rabbia crescere dentro di me. Come ha potuto? Dopo tutto quello che è successo la scorsa notte, dopo quella connessione che credevo avessimo condiviso... ora mi tratta così?
Harry mi lancia uno sguardo sicuro, quasi compiaciuto. Ma non c'è traccia di quel ragazzo che mi ha supplicata, che mi ha baciata con passione poche ore prima. Ora vedo solo una persona pronta a farmi del male, a dimostrare che lui è il migliore, a qualsiasi costo.
Sono furiosa. Il calore mi sale alle guance, ma non voglio scoppiare davanti a tutti. Mi limito a fissarlo con un'espressione gelida, sentendo la delusione farsi strada tra la rabbia. Come può essere così? mi chiedo, incapace di riconciliare l'immagine di Harry di adesso con quello che abbiamo vissuto insieme.
Harmond cerca di calmare le acque, ma non posso fare a meno di sentire una fitta di dolore. Harry ha dimostrato, in un solo gesto, di essere disposto a ferirmi pur di brillare. Non so come farò a guardarlo in faccia senza provare questa rabbia crescente.
Dopo l'intervento di Harry, mi sento travolta dalla rabbia e dalla delusione. Fisso il pavimento, cercando di non esplodere davanti a tutti, mentre la mia mente continua a ribollire. Il dottor Harmond cerca di smorzare la tensione, ma il danno è fatto. Harry ha cercato di mettermi in ombra davanti a tutti, e il suo comportamento mi fa male, più di quanto vorrei ammettere.
Poi sento un movimento accanto a me, e alzo lo sguardo appena in tempo per vedere Constance che mi osserva con un sorriso compiaciuto. Mi fissa con quel suo solito sguardo penetrante, come se sapesse esattamente cosa sto provando in questo momento.
"Che ti avevo detto, tesoro?" sussurra lei, con quel tono dolce e tagliente che sa usare così bene.
Mi blocco, il cuore che mi martella nel petto. Le sue parole mi colpiscono come una freccia, e improvvisamente tutto mi appare chiaro. Aveva ragione. Constance mi aveva avvertito, mi aveva detto che Harry poteva essere manipolatore, che avrebbe fatto qualsiasi cosa per vincere, per primeggiare, anche a costo di ferire chi gli stava vicino.
Mi sento sciocca per aver dubitato di lei, per non aver preso sul serio i suoi avvertimenti. Avevo pensato, per un breve momento, che tra me e Harry potesse esserci qualcosa di autentico, qualcosa di reale. Ma ora, vedendolo compiaciuto dopo avermi sminuita, capisco che forse Constance aveva ragione su tutto. Harry è disposto a tutto pur di dimostrare di essere il migliore, anche se questo significa calpestarmi.
Il sorriso di Constance è quasi di vittoria, come se aspettasse solo che io me ne rendessi conto. E in quel momento, la mia rabbia non è più solo verso Harry. È verso me stessa, per aver abbassato la guardia, per aver creduto anche solo per un attimo che potesse essere diverso. Sento un nodo stringermi lo stomaco. Mi riprometto di non commettere mai più lo stesso errore.
Alla fine della lezione, Harmond ci lascia con una riflessione che mi colpisce. "Studiare il passato non è solo capire cosa è successo, ma è imparare come il potere, in tutte le sue forme, ha modellato il mondo in cui viviamo oggi. E questo non cambia mai."
Mi ritrovo a riflettere sulle sue parole mentre usciamo dalla sala. La politica, il potere, le dinamiche umane... forse non sono così distanti da quello che sto vivendo ora.

OPPOSITE: Tutto è lecito in Guerra e in AmoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora