Capitolo 24

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La mattina è fredda, ma la mia mente è troppo concentrata per accorgermene. Charlie è rimasta in camera, non ha la forza di affrontare la giornata dopo quello che è successo la sera prima. E io non posso biasimarla. Ma mentre lei si rifugia nella sua tristezza, io sono travolta dalla rabbia. Non posso lasciarla passare liscia a Noah.
Così, con il cuore che mi martella nel petto, mi dirigo verso le piscine. So che lì fanno gli allenamenti di nuoto, e so anche che Noah sarà presente. Ho in mente solo una cosa: affrontarlo faccia a faccia e fargli capire che non si avvicinerà mai più a Charlie.
Quando arrivo, i rumori degli allenamenti riempiono l'aria. Il fruscio dell'acqua, il suono delle bracciate e le voci degli atleti che si scambiano battute tra un allenamento e l'altro. Ma non vedo Noah. Dove si nasconde?
Attraverso la porta che porta agli spogliatoi maschili, senza fare troppo rumore. Mi fermo improvvisamente, però, quando sento qualcosa di strano: rumori sordi, come pugni contro un muro, e delle voci soffocate. Mi avvicino, il cuore che batte sempre più forte. I suoni diventano più chiari. Pugni, calci. Qualcuno che sta prendendo una serie di colpi violenti.
Mi avvicino di più e guardo attraverso il piccolo spiraglio della porta. Il mio respiro si blocca.
Harry è lì, con i pugni che colpiscono Noah senza pietà. Lo sta massacrando. Noah è schiacciato contro gli armadietti, il viso insanguinato, mentre cerca inutilmente di difendersi. Harry è completamente fuori di sé, i colpi che infligge pieni di rabbia e furia.
"Harry, fermati!" vorrei urlare, ma le parole restano bloccate nella gola. Mi sento paralizzata per un attimo. La scena è surreale.
"Ti distruggo, Bennett!" urla Noah, la voce rotta dal dolore. "Ti faccio cacciare da questa università!"
La sua voce è debole, piena di odio, ma anche di disperazione. Harry, però, non sembra intenzionato a fermarsi. È come se ogni colpo che sferra fosse un modo per sfogare la sua frustrazione e la sua rabbia. Non è più il ragazzo arrogante che conoscevo, sembra quasi un altro. Qualcuno che non avevo mai visto prima.
Non posso più restare immobile. Faccio un passo avanti, il cuore che mi batte forte contro le costole, e mi impongo di parlare. "Se provi anche solo a farlo, Noah," dico, cercando di mantenere la voce ferma, "io e Charlie ti denunciamo. Alla polizia. E la tua carriera, la tua vita, sarà finita. Non ti faremo passare inosservato."
Le mie parole cadono come un macigno. Noah, che stava ancora cercando di riprendersi dai colpi, si ferma improvvisamente e mi guarda. La paura nei suoi occhi è evidente, anche se cerca di mascherarla con rabbia e disprezzo. Sento Harry smettere di colpire, ma la tensione nel suo corpo è ancora lì, palpabile, come se volesse continuare.
"Noah, vattene," aggiungo, il mio tono glaciale. "Prima che faccia davvero una chiamata alla polizia."
Sanguinante, sconfitto, Noah si alza a fatica, zoppicando leggermente. Mi guarda con uno sguardo colmo di odio e di umiliazione, ma non dice nulla. Semplicemente si allontana, lasciando dietro di sé una scia di silenzio e sangue.
Resto immobile per qualche secondo, cercando di assimilare tutto. Harry ha davvero fatto questo per difendere Charlie? Non riesco a conciliare l'immagine di lui che ho sempre avuto con quello che ho appena visto. Ma poi il silenzio dello spogliatoio è rotto dal suo respiro pesante.
Harry si è fermato, ma è ancora scosso. Le sue nocche sono sporche di sangue, il respiro affannato, e per un momento rimane fermo, come se non sapesse cosa dire o fare. Non l'ho mai visto così vulnerabile. Mi avvicino lentamente, ma non so cosa dire.
Harry si passa una mano tra i capelli, ancora sconvolto. "Non avrei dovuto lasciarlo vivere," mormora, più a se stesso che a me. La sua voce è roca, e nei suoi occhi vedo ancora la furia.
"Harry..." comincio, cercando le parole giuste. "Non avrei mai pensato che ti saresti spinto fino a questo punto."
Mi guarda, e per un attimo sembra quasi perso, come se non sapesse più come gestire tutto quello che è successo. Il suo respiro si calma, e finalmente riesco a vedere oltre la rabbia. Forse, sotto tutto questo, c'è qualcosa di più. Ma ancora non riesco a capire cosa.
Rimaniamo in silenzio per un lungo momento, solo noi due nello spogliatoio vuoto, circondati dal rumore lontano dell'acqua e degli atleti che si allenano. Ma qui, tra di noi, c'è qualcosa di molto più complesso.
Le nocche di Harry sono macchiate di sangue, le mani tremano leggermente. Senza pensarci troppo, prendo un respiro profondo e mi avvicino a lui, afferrandogli delicatamente la mano. Lui si irrigidisce, ma non si tira indietro.
"Vieni," gli dico sottovoce, guidandolo verso le docce. Accendo l'acqua fredda e avvicino la sua mano sotto il getto, cercando di lavare via il sangue e il caos di quello che è appena successo. Il rumore dell'acqua riempie lo spazio tra di noi, ma il silenzio è carico di qualcosa di molto più profondo.
Le nostre mani si sfiorano sotto l'acqua, e sento una fitta allo stomaco. Un misto di emozioni mi attraversa: rabbia, confusione, qualcosa che non riesco a definire. Ogni volta che le sue dita sfiorano le mie, il respiro mi si fa più corto, come se ogni tocco amplificasse questa tensione.
Harry rimane in silenzio, il suo respiro ancora accelerato, ma non per la lotta. Lo sento, lo percepisco in ogni fibra del mio essere: qualcosa tra noi è cambiato, o forse lo è sempre stato, solo che nessuno dei due voleva ammetterlo.
Mentre l'acqua scorre sulle sue nocche, i suoi occhi si fissano sui miei. Sono così vicina che riesco a sentire il calore del suo corpo, nonostante l'acqua fredda che scivola sulle sue mani. Il mio stomaco si stringe in un nodo di emozioni incontrollabili, una tensione che non ha nulla a che fare con quello che è appena successo con Noah.
"Non avresti dovuto farlo," mormoro, quasi incapace di guardarlo. Ma la mia voce tradisce qualcosa di diverso dalla rabbia.
"Non potevo lasciarlo andare così," risponde a bassa voce, lo sguardo sempre su di me. "Non dopo quello che ha fatto a Charlie."
Il suo tono è così sincero, così carico di una rabbia giustificata, che il mio cuore accelera ancora di più. Le sue mani, ora più pulite, rimangono sotto l'acqua, ma nessuno di noi due si muove. La tensione nell'aria è palpabile, e sento un dolore al petto, quasi come se fosse troppo da sopportare.
Le nostre mani si sfiorano di nuovo, e questa volta non posso ignorare la sensazione. È un contatto leggero, quasi casuale, ma mi attraversa come una scossa elettrica. Sento il respiro di Harry farsi più profondo, più irregolare. Lo stesso accade a me. Non dovrei essere qui, così vicina, eppure non riesco a staccarmi da lui.
"Harry..." comincio a dire, ma non so nemmeno cosa voglio dirgli. Non riesco a pensare chiaramente. C'è troppa confusione nella mia testa, troppe emozioni che non riesco a controllare.
Lui solleva lo sguardo, e per un momento, c'è solo silenzio. Silenzio tra di noi, tra le nostre mani che si sfiorano, tra i respiri che si fanno sempre più veloci. E in quel silenzio, tutto il resto svanisce: la rabbia, Noah, il sangue. Rimaniamo solo noi due, intrappolati in una tempesta di emozioni che nessuno di noi riesce a fermare.
Senza darmi il tempo di reagire, Harry mi afferra per un braccio e mi spinge con fermezza sotto la doccia. L'acqua scroscia fredda all'inizio, ma poi diventa calda, scivolando sui nostri corpi mentre mi trovo schiacciata contro le piastrelle fredde. Non ho nemmeno il tempo di respirare, che le sue labbra si gettano sulle mie, affamate, voraci.
Un'ondata di calore mi travolge, facendomi dimenticare tutto: il sangue, la rabbia, perfino il motivo per cui siamo qui. Sento solo lui, Harry, le sue labbra che divorano le mie, il suo corpo premuto contro il mio, bagnato come il mio. Le sue mani mi afferrano, esplorano ogni angolo del mio corpo con una furia incontrollabile.
Il mio respiro si fa corto, il cuore batte così forte che ho l'impressione che stia per esplodere. Il calore dell'acqua e il calore del suo corpo si fondono, confondendo ogni confine tra di noi. Sento il peso delle sue mani che mi stringono i fianchi, poi scivolano dietro la nuca, attirandomi ancora di più verso di lui, come se avesse bisogno di sentirmi più vicina, di fondersi con me.
Le sue labbra scendono sul mio collo, e un'ondata di piacere mi attraversa, facendomi chiudere gli occhi. La sua bocca distrugge ogni centimetro della mia pelle, leccando, mordendo, baciando. Ogni tocco, ogni bacio è come un'esplosione di passione che mi toglie il fiato.
Le mie mani lo cercano, afferrando la sua schiena, i suoi capelli bagnati, mentre mi perdo completamente in quel momento. Non c'è più niente, solo io e lui, le nostre mani che esplorano, i nostri corpi che si cercano e trovano sotto quel getto d'acqua che sembra lavare via ogni pensiero, ogni esitazione.
Harry mi bacia ancora, più forte, più disperato, come se avesse aspettato questo momento da una vita. E forse, in qualche modo, lo avevamo fatto entrambi.
Improvvisamente, una campanella risuona nello spogliatoio, spezzando l'incantesimo che ci aveva avvolti. Harry sbarra gli occhi, tirandosi leggermente indietro, il respiro ancora affannato. "Allenamenti finiti," sussurra, guardandomi con urgenza. "Lo spogliatoio si riempirà, devi uscire."
Mi raddrizzo, il cuore che batte ancora forte, ma subito realizzo che sono completamente fradicia, i miei vestiti incollati alla pelle, l'acqua che mi scorre lungo il viso e il corpo. "Ma... sono tutta bagnata!" esclamo, cercando di capire come fare.
Harry si guarda intorno, rapidamente, poi mi prende per il polso e mi trascina verso un angolo più nascosto dello spogliatoio. "Nasconditi qui," mi intima, la sua voce un sussurro affrettato. "Non fare rumore. Aspetta finché non se ne saranno andati tutti."
Mi guarda con serietà, gli occhi ancora scossi dalla passione, ma ora concentrati sulla necessità di evitare che qualcuno ci veda. "Devi fare assoluto silenzio," ripete, come se volesse assicurarsi che io capisca l'importanza di quel momento.
Annuisco, il cuore che batte sempre più forte, questa volta non solo per la situazione tra noi, ma per la paura di essere scoperti. Mi nascondo dietro un armadietto, cercando di fare meno rumore possibile, mentre sento i primi ragazzi entrare nello spogliatoio, parlando e ridendo. Harry si volta verso di me una volta ancora prima di unirsi agli altri, facendo finta di sistemare le sue cose.
Resto immobile, il corpo ancora scosso dall'adrenalina, l'acqua che scorre ancora sulla mia pelle, cercando di non fare il minimo rumore.
Cerco disperatamente di non guardare la montagna di piselli che ho davanti. Sono tutti nudi, intenti a fare la doccia, e io sono qui, nascosta dietro un armadietto, con il cuore che mi batte fortissimo. Non posso credere che mi trovo in questa situazione.
Provo a concentrarmi su qualsiasi cosa, ma i miei occhi non riescono a fare a meno di cercare lui. Harry. Si è spogliato anche lui, probabilmente per confondersi con gli altri, e io... io non riesco a smettere di guardarlo.
Lo vedo di spalle, con l'acqua che scivola lungo la sua schiena scolpita, i muscoli tesi e definiti. Ma cosa sto facendo? Dovrei distogliere lo sguardo, dovrei concentrarmi su altro, ma i miei occhi non ascoltano. Si posano inevitabilmente più in basso, sulle sue spalle, sul suo corpo perfetto, fino a raggiungere il suo sedere sodo, bagnato dall'acqua della doccia.
Il mio cuore accelera, e mi sento come se fossi intrappolata in questo momento assurdo e surreale. Non dovrei guardare... ma non riesco a smettere. Mi mordo il labbro, cercando di respirare piano, per non farmi notare. La tensione è alle stelle, e non posso fare a meno di sentire quel misto di desiderio e confusione che mi attanaglia.
Harry... cosa mi stai facendo?

OPPOSITE: Tutto è lecito in Guerra e in AmoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora