La mattina dopo, vengo svegliata da un suono che mi arriva dritto nelle orecchie, troppo forte per l'ora e per il mio mal di testa. Apro gli occhi lentamente, confusa e ancora mezza addormentata, solo per trovare Charlie in piedi accanto al letto, con un'espressione a metà tra lo shock e il divertimento.
"E lui che ci fa qui?" esclama, ma fortunatamente a un volume basso, come se fosse riuscita a frenarsi appena in tempo.
Mi muovo piano, il corpo appesantito dalla febbre che non sembra essere migliorata durante la notte. Harry è ancora addormentato accanto a me, e solo ora realizzo quanto siamo incastrati l'uno contro l'altro nel lettino minuscolo.
"Non urlare, ti prego," sussurro, strofinandomi gli occhi mentre cerco di svegliarmi del tutto. La testa mi gira un po', e mi sento più calda di prima, ma almeno non mi sento sola in questa situazione assurda.
Harry si muove accanto a me, stiracchiandosi come un gatto prima di aprire gli occhi. Anche lui sembra spaesato per un attimo, finché non realizza che Charlie ci sta osservando con una smorfia divertita sul viso.
"Cos'è successo?" borbotta Harry, la voce rauca e stanca. Poi mi guarda e io vedo il leggero rossore che gli colora le guance quando si rende conto di quanto siamo vicini.
"Beh, direi che avete dormito insieme," commenta Charlie, piegando le braccia sul petto, "e a quanto pare siete tutti e due febbricitanti."
Mi rendo conto che non sono l'unica a sentirmi calda: anche Harry ha il viso arrossato e un'aria un po' sofferente. "Harry... credo che tu abbia preso la mia febbre," mormoro, con un pizzico di colpa.
"Fantastico," risponde lui, con un mezzo sorriso stanco, tirandomi più vicino a sé. "Ora siamo malati insieme."
Charlie scuote la testa, cercando di non ridere. "Voi due siete un disastro, ma almeno adesso avete una scusa per non andare a lezione."
Mi strofino la fronte, cercando di pensare a cosa fare adesso, ma il mal di testa non mi lascia molta lucidità. "Charlie, puoi... puoi aiutarci con qualcosa per la febbre?"
Charlie sospira, ma vedo un sorriso gentile sul suo volto. "Certo, vado a prendere tutto quello che vi serve. Intanto, cercate di non peggiorare la situazione, ok?"
Con un'ultima occhiata divertita, esce dalla stanza, lasciando me e Harry abbracciati nel piccolo letto. Harry sospira, appoggiando la testa contro la mia. "Non è così che immaginavo la mattina dopo il nostro primo vero bacio."
Rido piano, nonostante il malessere. "Beh, almeno è memorabile."
Charlie torna poco dopo con due bicchieri d'acqua e delle compresse di paracetamolo in mano. "Ecco," dice, porgendoci le medicine. "Prendetelo subito, così vi abbassa un po' la febbre."
Ringrazio piano, prendendo la pillola e l'acqua. Harry fa lo stesso, buttando giù il paracetamolo con un'espressione ancora assonnata.
Charlie si appoggia alla porta, guardandoci con un misto di affetto e preoccupazione. "Ragazzi, siete davvero messi male. Dovete riposarvi."
Mi sforzo di sorriderle. "Charlie, potresti fare un favore enorme?" chiedo, con voce stanca. "Potresti giustificarci con Evans? Digli che entrambi ci siamo ammalati dopo la gita e che esporremo la relazione un altro giorno."
Lei annuisce subito, senza esitazioni. "Certo, nessun problema. Glielo dirò io, statevene tranquilli."
Harry solleva appena una mano in segno di ringraziamento. "Grazie, Charlie. Sei un angelo."
"Lo so," risponde lei con un sorriso ironico. "Ma adesso riposatevi, ok? Vi tengo d'occhio."
Esce dalla stanza, chiudendo la porta dietro di sé, lasciandoci nel silenzio. Mi rigiro sotto le coperte, cercando di trovare una posizione comoda accanto a Harry nel letto troppo piccolo. Lui mi avvolge un braccio intorno alle spalle, e nonostante la febbre e il malessere, mi sento al sicuro.
"Chi l'avrebbe mai detto che ci saremmo trovati in questa situazione?" mormora Harry, con un mezzo sorriso.
"Di sicuro non io," rispondo piano, chiudendo gli occhi mentre mi lascio cullare dalla stanchezza e dal calore del suo abbraccio.
"Sai cosa ci servirebbe, Mal?" mormora Harry, la voce ancora impastata dalla febbre ma con un sorriso malizioso sulle labbra.
"Cosa?" rispondo, sollevando appena il viso dal suo petto, curiosa ma stanca.
"Brodino," dice, con un tono così convinto che per un attimo penso che sia serio.
"Brodino? Che schifo!" esclamo, ridacchiando. "Non hai altro in mente?"
Harry scuote la testa, sorridendo. "Piantala, non fare la bambina. Il brodino è la cura per tutto. Ora ti vesti e andiamo a casa mia. Ti preparerò il brodino più buono della tua vita."
Lo guardo incredula, la febbre che mi rende più lenta a processare le sue parole. "Vuoi davvero guidare in queste condizioni?"
Lui sorride, alzando un sopracciglio. "L'ho fatto in condizioni peggiori."
Sospiro, ma non posso fare a meno di sorridere a mia volta. "Harry, sei pazzo. Lo sai, vero?"
"Solo quanto basta," risponde con un sorrisetto malizioso, tirandomi un po' più vicino a sé. "Dai, fidati di me. Ti farò guarire in un lampo."
Mi arrendo, scivolando fuori dal letto con un lamento, mentre lui fa altrettanto, barcollando leggermente. "Va bene, ma se finiamo fuori strada, la colpa è tua," borbotto, infilandomi un paio di pantaloni e una felpa.
Harry sorride, già cercando le chiavi. "Non ti preoccupare. Sarai in buone mani. E aspetta di provare il mio brodino."
Ridendo piano, mi preparo per l'avventura inaspettata, nonostante la febbre che ci tormenta entrambi.
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OPPOSITE: Tutto è lecito in Guerra e in Amore
RomanceMalia Brooks ha un obiettivo chiaro: diventare la miglior studentessa di Oxford e vincere una prestigiosa borsa di studio assegnata dall'ONU. Harry Bennett, con il suo sorriso arrogante e l'eredità familiare di successi, è l'unico ostacolo tra lei e...