Capitolo 27

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Il giorno della gita al British Museum è finalmente arrivato, e non vedo l'ora. Ho sempre amato l'arte e la storia, quindi questa è una di quelle occasioni che non mi lascerò sfuggire. Mentre metto a posto gli ultimi dettagli nella mia borsa, Charlie mi fissa dal letto, con quell'aria da cucciolo abbandonato.
"Non posso credere che mi lasci da sola per una settimana intera!" piagnucola, seppellendosi sotto le coperte. Mi fa ridere ogni volta che fa così, anche se un po' mi dispiace lasciarla.
"Charlie, è solo una settimana. Sarò via giusto il tempo di vedere qualche sarcofago e fare il pieno di storia antica. E poi, ti ricordo che il British Museum non è proprio dietro l'angolo, ci metterò un po' ad arrivarci e tornare."
"Ma una settimana è lunghissima! E chi mi consolerà quando il prof di filosofia farà l'ennesima battuta incomprensibile? E le serate Netflix? Non posso guardare *Bridgerton* senza di te!" Piagnucola ancora, girandosi dall'altra parte in un gesto drammatico.
Sospiro, cercando di trattenere una risata. "Puoi sempre chiamarmi, sai? Ti risponderò. E se proprio non resisti, Sophie sarà felice di farti compagnia."
"Sophie non è come te!" ribatte lei, facendo una smorfia. "Non capirà mai che ho bisogno di gelato e di qualcuno che mi ascolti mentre mi lamento delle lezioni di matematica."
Mi avvicino al letto e la abbraccio. "Promesso, ti porterò qualcosa di carino dal British Museum. Magari un modellino della Stele di Rosetta."
Charlie finalmente ride, anche se è ancora imbronciata. "Va bene, ma solo se mi fai vedere tante foto."
"Farò del mio meglio!" rispondo, ridendo, e prendo la mia borsa, pronta a partire per questa nuova avventura.

Raggiungo il punto di incontro davanti al pullman che ci porterà al British Museum. L'aria è frizzante, e il sole è appena spuntato. Sento l'emozione salire, ma c'è anche una nota di ansia. So che sarà una settimana intensa, e che devo dimostrare di meritare di essere qui, nonostante io sia l'unica del penultimo anno. Gli altri studenti sembrano già così sicuri di sé, soprattutto quelli dell'ultimo anno.
Ovviamente, tra di loro, c'è Harry. Lo riconosco immediatamente, con la solita aria strafottente e sicura. Sta parlando con un gruppo di ragazzi che ridono alle sue battute, e sembra completamente a suo agio. Faccio del mio meglio per ignorarlo, mentre mi avvicino al pullman, cercando di trovare un posto tranquillo.
Prendo posto sul pullman, sperando di trovare qualcuno con cui poter parlare durante il viaggio. Con mia sorpresa, una ragazza si siede accanto a me, ma non mi guarda con l'arroganza che mi aspettavo. Al contrario, mi sorride con un'aria amichevole.
"Tu devi essere Malia, giusto? Ho sentito parlare di te. Sono Constance, piacere di conoscerti. Mi fa piacere che tu sia qui," dice con un tono genuino. È davvero diversa da come immaginavo.
"Sì, sono io... Piacere mio," rispondo, un po' incerta. Il suo accento inglese è marcato proprio come quello di suo fratello.
"Non ti preoccupare, sarà una settimana fantastica. Se ti serve una mano o qualche consiglio, sono qui," aggiunge con un sorriso rassicurante.
Sono quasi sollevata da questo approccio così gentile, ma mi sorprendo quando, dopo pochi minuti di conversazione, Constance inizia a parlare male di suo fratello. "Vedi, il problema non è tanto la competizione, è che Harry pensa di poter sempre vincere solo perché è... beh, Harry. Sempre sicuro di sé, sempre convinto di essere il migliore. Non ti dico quante volte l'ho umiliato davanti ai professori. È uno di quelli che parla tanto, ma combina poco."
Resto un po' a bocca aperta. Mi aspettavo che Constance fosse ostile verso di me, non verso Harry. La sua rivalità con lui è evidente e fa sembrare che dietro il sorriso affabile ci sia qualcosa di più profondo. La cosa mi mette a disagio, ma decido di non dire nulla.
Proprio in quel momento, il professor Evans prende il microfono per spiegare il programma della settimana. "Bene, ragazzi. Lasciatemi spiegare brevemente come si svolgerà la settimana al British Museum."
Il pullman si calma subito, e tutti si mettono in ascolto.
"Le mattine saranno dedicate alle visite guidate nel museo, dove esploreremo alcune delle collezioni più significative, inclusi i reperti greci, romani ed egizi. Saranno sessioni molto approfondite, quindi vi chiedo di prendere appunti e fare domande. Il pomeriggio, invece, lo passeremo in aula per delle lezioni tematiche tenute da esperti del museo. Ogni lezione sarà collegata ai reperti che vedrete durante le visite. Le serate saranno libere, ma vi ricordo di essere responsabili e rappresentare l'università in modo appropriato."
Sospiro di sollievo all'idea di avere le serate libere, almeno ci sarà un po' di tempo per rilassarsi. Ma non posso fare a meno di pensare a quello che ha appena detto Constance su Harry. Mi chiedo se davvero tra loro ci sia così tanta rivalità come sembra, e se Harry sia davvero così come lo dipinge lei.
Durante il viaggio, Constance si gira verso di me con un sorriso curioso. "Allora, Malia, come hai conosciuto mio fratello?" chiede con una voce apparentemente innocente, ma c'è una sfumatura ironica che non mi sfugge.
Cerco di scegliere le parole con attenzione. "Oh, ci siamo incontrati all'università. Frequentiamo lo stesso corso e... beh, ci capita di dibattere spesso in classe."
Constance ride leggermente, con un'aria divertita. "Ah, sì, dibattere. Quello è proprio il suo stile, sempre a cercare di dimostrare di essere il più bravo. Suppongo che non sia cambiato molto. Non ti ha ancora stufata con la sua insopportabile arroganza?"
Mi blocco per un attimo, incerta su come rispondere. "Beh, diciamo che ha una certa... personalità," provo a dire diplomaticamente.
Constance scuote la testa, con un mezzo sorriso. "Personalità? È una parola gentile. Sai, da piccoli litigavamo in continuazione. Harry ha sempre dovuto dimostrare qualcosa, anche se era completamente fuori luogo. Per non parlare di quanto si vantasse di essere il favorito di papà. Ma, alla fine, sono sempre io a metterlo al suo posto."
Non posso fare a meno di ridere un po', anche se il modo in cui parla di lui è piuttosto... tagliente. Mi aspettavo che fosse ostile verso di me, e invece sembra più che felice di dirmi tutto ciò che di negativo pensa del fratello. Mi sento un po' a disagio, ma decido di lasciar scorrere.
"Beh, diciamo che con lui non ci si annoia mai," rispondo, cercando di mantenere il tono leggero.
Constance annuisce, lanciando uno sguardo fuori dal finestrino. "Ah, sì, Harry sa come riempire una stanza con la sua presenza. Sempre così sicuro di sé, anche quando non dovrebbe esserlo. Non preoccuparti, Malia, se mai avrai bisogno di un po' di tregua, sarò io la tua alleata contro di lui." Il suo sorriso è un po' malizioso, e io non posso fare a meno di pensare a quanto sia strano sentire una sorella parlare così del fratello.
Questa gita sta prendendo una piega decisamente più strana del previsto.

Arriviamo finalmente all'albergo, e non appena il pullman si ferma, sento un'ondata di sollievo. Il viaggio non è stato troppo lungo, ma il continuo chiacchiericcio di Constance su Harry mi ha sfinita più di quanto avrei immaginato. Il professor Evans si alza e prende il microfono per darci le ultime istruzioni.
"Bene, ragazzi," dice con il suo solito tono calmo e autoritario, "questo è l'albergo che ci ospiterà per la settimana. Per i ragazzi, ci sono camere quadruple, quindi vi dividerete in gruppi di quattro. Le due signorine, invece," prosegue, rivolgendo uno sguardo verso me e Constance, "condivideranno una doppia tutta per loro."
Mi rilasso leggermente. Almeno non dovrò dividere la stanza con quattro persone. Tuttavia, l'idea di passare una settimana intera a condividere la stanza con Constance mi lascia un po' perplessa, soprattutto dopo tutti i commenti velenosi su Harry.
Constance mi lancia un'occhiata e sorride. "Perfetto, sarà come una piccola vacanza tra ragazze. Solo noi due, senza disturbi... a parte forse qualche messaggio fastidioso di Harry," dice con una risatina maliziosa. "Comunque, non ti preoccupare, sarà divertente."
Annuisco, cercando di sorriderle. "Sì, certo. Sarà... interessante."
Constance prende le sue cose con una nonchalance che mi fa sentire quasi goffa. Mentre scendiamo dal pullman, non posso fare a meno di guardare Harry, che sta già parlando con alcuni dei ragazzi. Chissà se ha sentito cosa ha detto sua sorella durante il viaggio, ma la sua espressione rilassata non tradisce nulla.
Una settimana, penso. Ce la posso fare.
Mentre seguo Constance verso l'ingresso dell'albergo, sento una mano afferrarmi delicatamente il braccio. Mi giro di scatto e mi trovo davanti Harry, che mi fissa con uno sguardo serio. Non è il solito sguardo arrogante a cui sono abituata; sembra quasi... preoccupato?
"Non è un angioletto come sembra," sussurra, facendo un cenno verso Constance che sta già entrando nell'albergo con tutta la sua solita grazia.
Alzo un sopracciglio, tirando via il braccio dalla sua presa. "Non mi servono i tuoi avvertimenti, Harry."
Harry fa un piccolo sorriso, ma il suo sguardo rimane fisso su di me. "Lo so, ma stai attenta lo stesso."
Lo fisso per un attimo, incerta sul perché stia cercando di mettermi in guardia. C'è qualcosa nel modo in cui parla di Constance che mi fa pensare che ci sia molto di più sotto la superficie, ma decido di non fargli troppe domande. Non mi fido abbastanza di lui per iniziare a cercare alleanze.
"Certo," dico, stringendomi nelle spalle e continuando a camminare, "non abbasserei mai la guardia con un Bennett."
Harry ridacchia, scuotendo leggermente la testa. "Intelligente."
Lo lascio indietro, raggiungendo Constance che mi aspetta davanti alla reception con un sorriso impeccabile. Forse Harry ha ragione, forse no. Ma una cosa è certa: con i Bennett, bisogna sempre stare sul chi vive.

OPPOSITE: Tutto è lecito in Guerra e in AmoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora