Capitolo 23

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Il giorno successivo, a mensa, io e Charlie ci sediamo al nostro solito tavolo, un po' isolate dagli altri. L'energia che sento da Charlie è evidente, e non ci mette molto a confidarsi con me.
"Malia, indovina un po'?" dice, con un sorrisetto che non riesce a nascondere.
Alzo lo sguardo dal mio piatto, incuriosita. "Che c'è?"
"Noah, il ragazzo che ho conosciuto alla festa, mi ha chiesto di uscire!" esclama, e riesco a vedere l'eccitazione brillare nei suoi occhi.
Sorrido, contenta per lei. "Davvero? È fantastico, Charlie!" rispondo, sinceramente felice. Dopo tutto, Charlie merita di divertirsi e godersi questi momenti. "E tu hai accettato, vero?"
"Ovviamente!" ride, inclinando la testa. "Ma ho bisogno del tuo aiuto per una cosa importantissima."
"Lasciami indovinare... outfit, trucco e capelli?" dico, anticipando esattamente cosa stia per chiedermi.
"Esatto!" esclama, quasi saltellando sulla sedia. "Deve essere tutto perfetto. E tu sei l'unica che può aiutarmi a decidere!"
Passiamo il resto del pomeriggio in camera, rovistando tra gli armadi di Charlie e scegliendo gli abiti perfetti per il suo appuntamento. Proviamo diversi look, valutiamo ogni opzione con serietà, come se stessimo affrontando un compito universitario. Tra un cambio d'abito e l'altro, ridiamo e chiacchieriamo, e in breve tempo l'ansia di Charlie si trasforma in pura eccitazione.
Quando Noah arriva, Charlie è più che pronta. Indossa un outfit impeccabile che abbiamo scelto insieme, e i suoi capelli e trucco sono perfetti. Le sorrido mentre si avvia verso la porta con lui, lasciandomi da sola nella stanza.
Dopo che sono usciti, mi ritrovo improvvisamente con un po' di tempo libero e decido di sfruttarlo per studiare. Tuttavia, mi accorgo presto che mi manca del materiale necessario per prepararmi al meglio. Perfetto.
Senza perdermi d'animo, decido di andare in biblioteca. Un po' di solitudine non mi dispiace, e so che lì riuscirò a concentrarmi meglio, lontano da ogni possibile distrazione.
Quando arrivo in biblioteca, un leggero senso di sollievo mi attraversa. È quasi deserta a quest'ora della sera, ed è perfetto per me. Finalmente un po' di pace. Sistemo il mio computer e i libri su un tavolo vicino a una delle finestre, dove la luce soffusa mi dà quella tranquillità di cui ho bisogno.
Dopo aver sistemato tutto, mi avvio verso la sezione di diritto. Mi serve un manuale per prepararmi all'esame, e sono sicura che qui troverò quello che mi manca. Mi muovo tra gli scaffali, scorrendo i titoli dei libri con le dita, quando un rumore mi interrompe. Qualcosa di soffuso ma inequivocabile, un suono che non ha nulla a che fare con il silenzio della biblioteca.
Spinta dalla curiosità, mi avvicino piano, cercando di non farmi notare. E lì, tra le ombre degli scaffali, li vedo. Harry e Nancy, avvinghiati l'uno all'altra, con le mani dappertutto, immersi in un bacio appassionato.
Sento una fitta al cuore. Una sensazione improvvisa e dolorosa. Harry. Proprio lui, che solo pochi giorni fa mi ha baciata come se significasse qualcosa. E ora... ora è qui, con Nancy, a ripetere quel gesto come se fosse la cosa più facile del mondo. Come se baciare fosse solo un gioco per lui, un atto meccanico.
Mi sento tradita, ma allo stesso tempo sciocca. Perché mi aspettavo qualcosa di diverso? Ovviamente Harry è così. Non ha fatto altro che dimostrarmelo.
Il libro che avevo tra le mani mi scivola e cade a terra con un rumore sordo, interrompendo il loro momento. Harry e Nancy si voltano verso di me, sorpresi dal rumore. Mi vedono, e per un attimo gli occhi di Harry incontrano i miei. C'è qualcosa nel suo sguardo, ma non mi interessa.
Li ignoro completamente, raccolgo il libro e torno verso il mio tavolo. Mi siedo, pronta a concentrarmi sullo studio, cercando di soffocare la rabbia e il disgusto che provo. Harry mi fa schifo.

Dopo qualche minuto, mentre cerco disperatamente di concentrarmi sui miei appunti e di ignorare quello che ho appena visto, sento un rumore davanti a me. Alzo lo sguardo e vedo Harry seduto di fronte, con un'espressione colpevole sul viso. Non dice niente subito, e per un istante spera probabilmente di giustificarsi, ma io non sono disposta ad ascoltare.
"Non provarci nemmeno, Harry," sibilo, cercando di non alzare la voce. "Non voglio sentire niente."
"Non è come pensi..." inizia, ma il tono della sua voce è troppo incerto, come se nemmeno lui fosse sicuro di ciò che sta dicendo.
Lo interrompo prima che possa continuare. "Harry, davvero, risparmiami le spiegazioni. Non m'interessa. Vai a fare quello che vuoi con Nancy o con chiunque altro. Mi è già abbastanza chiaro."
La tensione tra di noi cresce in un attimo. Sento la rabbia che sale dentro di me e lo stesso sembra accadere a lui. I suoi occhi si stringono, e capisco che questo litigio potrebbe degenerare facilmente. Ma proprio quando sto per dire qualcosa che probabilmente non potrei più rimangiarmi, il mio telefono squilla.
È Charlie.
Rispondo subito, ma il tono della sua voce mi gela il sangue. Sta piangendo, terrorizzata. Le sue parole sono spezzate, ma riesco a capire abbastanza per sapere che Noah l'ha molestata. Il cuore mi si stringe nel petto, e per un attimo dimentico completamente Harry e la nostra discussione.
"Sto venendo a prenderti, Charlie. Dimmi dove sei," le dico con calma, cercando di mantenere la voce ferma, anche se dentro di me c'è solo panico.
Harry, vedendo il cambiamento nel mio volto, mi fissa preoccupato. "Cos'è successo?" chiede, il suo tono completamente diverso ora.
"Charlie. Noah... l'ha molestata," sussurro, ancora sotto shock. "Devo andare a prenderla."
Senza esitazione, Harry si alza. "Vengo con te. Prendiamo la macchina."
Anche se sono arrabbiata con lui, so che ho bisogno di un passaggio. Il mio cuore è concentrato solo su Charlie e su come stia. Non ho tempo per discutere. "Ok," annuisco rapidamente, afferrando le mie cose.
Corriamo fuori dalla biblioteca e, nonostante tutto, in quel momento sono grata di avere qualcuno accanto a me.

Harry guida velocemente ma in silenzio, e in quel silenzio, la rabbia che provavo verso di lui viene sostituita dall'urgenza di raggiungere Charlie il prima possibile.
Il viaggio in macchina è breve e silenzioso, ma l'aria è densa di tensione. Harry guida con lo sguardo fisso sulla strada, e io resto seduta, incapace di pensare a qualcos'altro se non a Charlie. Cosa diavolo è successo davvero? Mi sento impotente, e più ci avviciniamo, più il panico cresce dentro di me. Non importa quanto sia arrabbiata con Harry, in questo momento c'è solo una cosa che conta: assicurarmi che Charlie stia bene.
Quando arriviamo, trovo Charlie seduta su una panchina vicino al pub, avvolta nella sua giacca, i capelli spettinati e il viso pallido. Ha lo sguardo smarrito e sta tremando. Mi precipito verso di lei, inginocchiandomi di fronte.
"Charlie, cosa è successo?" le chiedo, prendendole le mani tra le mie.
Lei mi guarda, con le lacrime che iniziano a scendere. "Noah... voleva solo scopare, Malia. Io... io non volevo. Gli ho detto di no, ma lui ha iniziato a toccarmi. Non si fermava..." la sua voce si rompe, e abbassa lo sguardo, visibilmente ferita. "L'ho spinto via e sono corsa fuori."
Il cuore mi si spezza nel sentire la sua confessione. L'abbraccio forte, cercando di trasmetterle il calore e il conforto di cui ha bisogno. "Mi dispiace così tanto, Charlie. Sei al sicuro ora. Sei con me."
Mi giro per un attimo verso Harry. Ha ascoltato ogni parola e il suo volto è una maschera di rabbia. I suoi pugni sono stretti, le nocche bianche. Non sembra più il ragazzo spensierato e sicuro di sé di sempre. Nei suoi occhi c'è una scintilla pericolosa, quasi come se volesse ammazzare qualcuno. È furioso.
"Quel bastardo..." sussurra, il suo tono basso, carico di rabbia. So che Noah è un suo amico, o almeno lo era, ma adesso vedo chiaramente che Harry è pronto a fare qualsiasi cosa pur di rimediare.
Mi alzo, prendendo Charlie sottobraccio. "Andiamo," dico, e senza aggiungere altro, Harry ci accompagna silenziosamente alla macchina.
Quando finalmente arriviamo al dormitorio, Harry ci segue fino alla nostra stanza, senza dire una parola. Il suo volto è ancora segnato dalla rabbia, ma fa di tutto per rimanere calmo per Charlie. Una volta dentro, si assicura che Charlie sia al sicuro, seduta sul letto, avvolta in una coperta.
"Se c'è qualcosa di cui avete bisogno... qualsiasi cosa... chiamatemi," dice Harry, la voce leggermente più dolce adesso, ma ancora con quella tensione nascosta sotto la superficie.
Annuisco, appoggiando una mano sul braccio di Charlie, che si sta finalmente rilassando un po' sotto la mia coperta. "Grazie, Harry. Apprezzo davvero."
Lui mi guarda per un lungo istante, e per la prima volta in molto tempo, vedo qualcosa di diverso nei suoi occhi. Una determinazione, sì, ma anche una preoccupazione sincera per me e per Charlie. Mi sembra... più umano.
Nonostante tutto quello che è successo tra di noi, in quel momento sento di poter contare su di lui.
"Ci vediamo," dice infine, girandosi per andarsene. Ma mentre chiude la porta alle sue spalle, so che questa non sarà l'ultima volta che sento parlare di Noah e di ciò che ha fatto a Charlie.

Charlie decide di fare una doccia, sperando che l'acqua calda possa lavare via almeno un po' della sensazione di sporco e vulnerabilità che Noah le ha lasciato addosso. La guardo entrare nel bagno, il suo passo ancora incerto, e il mio cuore si stringe. Come può qualcuno essere così disgustoso? Mi sento impotente e furiosa allo stesso tempo, la rabbia che si accumula dentro di me come una marea pronta a esplodere.
Mentre Charlie è sotto la doccia, sistemo il letto, alzando la coperta e preparandola per quando lei sarà pronta. Non riesco a smettere di pensare a Noah. Come ha osato? È uno schifo totale, e ogni fibra del mio corpo urla vendetta.
Pochi minuti dopo, Charlie esce dal bagno, i capelli ancora umidi e il viso stanco. La biondina sembra più fragile che mai. Le faccio un cenno, e lei si avvicina piano, guardandomi con occhi che parlano di dolore e paura.
"Vieni qui," le dico sottovoce, alzando la coperta. Lei non dice nulla, ma si lascia cadere sul letto accanto a me, stringendosi subito al mio fianco. Appena le mie braccia la circondano, inizia a piangere di nuovo, il suo corpo tremante tra le mie braccia. È un pianto sommesso, quasi silenzioso, ma il peso di quelle lacrime mi schiaccia il cuore.
La stringo forte, cercando di darle tutto il conforto possibile. "Charlie, andrà tutto bene," le sussurro, anche se so che queste parole non possono davvero cancellare ciò che è successo. "Sono qui per te. Non sei sola."
Lei annuisce leggermente, ma continua a piangere, stringendomi come se fossi la sua ancora di salvezza in mezzo a un mare in tempesta. E io faccio lo stesso, senza lasciarla andare.
Dentro di me, però, la rabbia si intensifica. Non riesco a smettere di pensare a Noah, a come ha cercato di prendersi quello che non gli spettava, ignorando la volontà di Charlie. Vorrei spaccargli la faccia. Non riesco a pensare ad altro. Ogni volta che vedo le lacrime scendere sul viso della mia amica, il desiderio di affrontarlo diventa più forte.
"Non so come abbia potuto farlo," mormoro, più a me stessa che a Charlie. "Non vedo l'ora di fargliela pagare."
Charlie si stringe di più a me, e tra le lacrime riesce a mormorare: "Non... non voglio che ti metta nei guai, Malia." Ma anche se cerca di dissuadermi, so che non riuscirò a ignorare quello che è successo. Noah deve affrontare le conseguenze.
"Non preoccuparti, Char. Farò in modo che paghi per quello che ha fatto," dico, più determinata che mai.

OPPOSITE: Tutto è lecito in Guerra e in AmoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora