Capitolo 14

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Quello stesso pomeriggio, io e Izzy ci dirigiamo verso la casa di Harry ed Edward. Il tragitto è più breve di quanto mi aspettassi, ma la tensione che cresce dentro di me lo rende infinito. Quando arriviamo davanti alla porta, faccio un respiro profondo e mi preparo mentalmente a quello che mi aspetta. Harry e io non siamo mai riusciti a stare insieme per più di qualche minuto senza scatenare una discussione. Come potremo lavorare a un progetto intero?
Edward ci accoglie con un sorriso caloroso e uno sguardo diretto verso Izzy, che ovviamente si illumina appena lo vede. Li saluto distrattamente, mentre Izzy viene praticamente risucchiata nella stanza con Edward. Mi ritrovo a fissare il corridoio che porta alla camera di Harry. Non ho mai visto la sua stanza, e una parte di me è curiosa di scoprire come sarà il suo spazio.
Harry mi raggiunge poco dopo, il solito sorriso un po' sornione dipinto sul viso. "Andiamo, ti mostro la mia stanza. Abbiamo molto da fare."
Lo seguo senza dire una parola, cercando di mantenere un'aria distaccata. Entriamo nella sua camera, e mi fermo un attimo sulla soglia, sorpresa da quanto sia diversa da quello che mi aspettavo. La stanza è grande, molto luminosa, con una finestra che si affaccia su un giardino interno. Le pareti sono dipinte di un colore neutro, ma sono le foto appese che catturano la mia attenzione.
Ci sono diverse immagini in bianco e nero di Harry con la sua famiglia: lui con i fratelli durante vacanze in montagna, un'altra foto in cui è più giovane e sorride a un picnic con i genitori. C'è anche una foto che lo ritrae accanto a una piscina, probabilmente durante una competizione di nuoto, con una medaglia al collo e lo sguardo fiero.
Mi siedo sulla sedia accanto alla scrivania, cercando di non soffermarmi troppo sulle foto. Non voglio che pensi che mi interessi sapere di più su di lui. Non qui, non ora.
"Allora, da dove iniziamo?" chiedo, cercando di mettere subito da parte le mie distrazioni.
Harry si siede sul letto, appoggiandosi allo schienale con un'aria rilassata, come se tutto questo non fosse un problema per lui. "Beh, direi che dobbiamo prima di tutto capire il tema centrale del progetto. Qualcosa che ci permetta di spiccare rispetto agli altri."
Annuisco, cercando di concentrarmi. "Ok, ma deve essere qualcosa di innovativo. Qualcosa che colpisca Evans e che dimostri che non siamo qui solo per litigare."
Iniziamo a scambiarci idee, all'inizio con qualche battibecco su chi abbia la proposta migliore. Lui vuole puntare su una visione più tradizionale, mentre io spingo per qualcosa di più provocatorio, qualcosa che stimoli davvero il dibattito.
"Non possiamo semplicemente fare la solita ricerca teorica," dico, incrociando le braccia. "Dobbiamo trovare un modo per rendere il progetto interattivo, qualcosa che coinvolga anche gli altri studenti."
Harry mi guarda, e per un attimo non litighiamo. "Forse... potremmo costruire un modello di negoziazione," suggerisce. "Un ruolo per ciascun paese, con dinamiche di potere e alleanze in continuo cambiamento."
Resto in silenzio, sorpresa. Non mi aspettavo una proposta così concreta da parte sua. "Non è una cattiva idea," ammetto, e vedo il suo sorriso soddisfatto.
Lentamente, mettiamo insieme i pezzi. Tra un battibecco e l'altro, le nostre menti cominciano a lavorare all'unisono. L'idea prende forma: una simulazione interattiva in cui gli studenti impersoneranno le diverse nazioni, dovendo negoziare e risolvere i conflitti che si presentano. Sarà innovativa, coinvolgente e, soprattutto, diversa da qualsiasi altro progetto.

Lavoriamo fino a tardi, discutendo dettagli e pianificando ogni fase. Anche se continuiamo a punzecchiarci, il nostro obiettivo comune inizia a superare le nostre rivalità.
Quando finalmente ci fermiamo, realizzo quanto tempo è passato. Siamo ancora seduti nella sua stanza, le foto della sua famiglia alle nostre spalle. E per la prima volta da quando ci conosciamo, non siamo solo in competizione.
Mentre sistemiamo gli ultimi dettagli del progetto, sento un silenzio diverso scendere tra noi. Quando alzo lo sguardo, mi accorgo che Harry mi sta fissando. Il suo sguardo è intenso, quasi come se cercasse di leggermi dentro. È una sensazione strana, inaspettata.
"Perché mi stai guardando così?" chiedo, cercando di rompere quella tensione che improvvisamente sembra aver riempito la stanza.
Harry non distoglie lo sguardo, e prima che possa fermarsi o pensarci troppo, risponde con una naturalezza che mi lascia senza parole. "I tuoi occhi..." dice, con un tono quasi affascinato. "Sono incredibili. Verdi, ma c'è questo riflesso ambrato che li rende... non so, unici. Come se fossero stati dipinti da qualcuno. Come un'opera d'arte."
Resto immobile, incapace di reagire subito. Quelle parole mi colpiscono allo stomaco come una morsa che si stringe sempre di più. Un calore improvviso mi invade il corpo, come se qualcosa si fosse improvvisamente acceso dentro di me, ma allo stesso tempo c'è una strana fitta, quasi dolorosa.
È completamente diverso da quando Liam mi ha fatto lo stesso complimento. Quando Liam mi aveva detto che avevo degli occhi stupendi, non avevo sentito niente. Nulla. Come se quelle parole fossero scivolate via, senza lasciare traccia. Ma adesso... con Harry, è come se avessi sentito tutto. Ogni singola parola, ogni sfumatura del suo sguardo. Mi travolge.
Cerco di nascondere l'effetto che quelle parole hanno su di me, ma sento il cuore che batte troppo forte, le guance che si scaldano. "Oh... beh... grazie, credo," mormoro, cercando di sembrare indifferente. Ma la verità è che il mondo sembra aver cambiato ritmo per un momento.
Harry non risponde, ma vedo nei suoi occhi che anche lui si rende conto di quello che è appena successo. Di quello che ha detto, forse senza volerlo davvero.
Non riesco a evitarlo. Dopo quello che ha detto, i miei occhi si posano su di lui, e all'improvviso mi rendo conto di quanto ogni piccolo dettaglio di Harry attiri la mia attenzione.
La prima cosa che noto sono i suoi capelli scuri, leggermente disordinati come se avesse passato una mano tra di essi un centinaio di volte. Nonostante il caos, hanno una morbidezza naturale che non avevo mai davvero notato prima. Le sue sopracciglia sono leggermente inarcate, dando al suo sguardo quell'aria sicura di sé che trovo tanto irritante, eppure... affascinante.
Il suo viso ha lineamenti scolpiti, ma le fossette sulle guance gli donano un'aria disinvolta. La sua bocca, che normalmente è piegata in un sorrisetto presuntuoso, ora è più rilassata, come se si stesse aprendo a qualcosa di più sincero. Non posso fare a meno di notare quanto siano morbide le sue labbra.
E poi ci sono i suoi occhi. Quegli occhi che mi fissano con una calma strana, una tonalità di blu che sembra quasi cambiare sotto la luce della stanza. Sono profondi, troppo profondi, come se nascondessero molto più di quello che lascia intravedere con i suoi commenti sarcastici e le provocazioni. Sono quegli occhi che, senza che me ne accorga, mi agganciano e mi tengono lì, incapace di distogliere lo sguardo.
Non posso fare a meno di guardare le sue spalle larghe e il petto forte, che si intravede sotto la maglietta leggera che indossa. Il suo corpo è quello di uno che ha passato ore in piscina, ogni muscolo scolpito e teso. Le sue braccia, le mani grandi e forti appoggiate con nonchalance sulle ginocchia, sono così vicine che potrei sfiorarle se solo allungassi la mano.
Non mi sono mai fermata ad ammirarlo così, non in questo modo. E ora, nonostante tutto, mi trovo a studiare ogni singolo dettaglio di lui, come se stessi scoprendo una parte di Harry che non avevo mai visto. Una parte che, contro ogni logica, mi attrae.
Ad interrompere quel momento e riportarmi bruscamente alla realtà, sento un lieve bussare alla porta. Mi volto subito, quasi scattando, come se fossi stata colta in flagrante. La porta si apre lentamente e fa capolino Izzy, con il suo solito sorriso. "Ehi, io devo andare a studiare, Malia. Se vuoi un passaggio, dobbiamo andare via adesso."
La sua voce rompe l'atmosfera densa che si era creata tra me e Harry, riportandomi con i piedi per terra. Mi rendo conto di quanto a lungo l'avevo fissato e sento una strana sensazione di sollievo, come se avessi bisogno di scappare da quel momento.
"Ah, sì. Va bene," rispondo, forse un po' troppo velocemente. Mi alzo, sistemando i miei appunti in fretta. Harry mi osserva senza dire nulla, ma posso sentire il peso del suo sguardo mentre preparo le mie cose.
Prima di andarmene, ci fissiamo per un attimo. "Allora... ci vediamo domani per finire il progetto?" gli chiedo, cercando di mantenere la voce neutrale.
Harry annuisce, accennando un sorriso. "Sì, domani sera, va bene? Ho capito che il pomeriggio sei impegnata con... Liam."
Annuisco, anche se il nome di Liam suona stranamente fuori posto in quel momento. "Esatto. Ci vediamo domani sera, allora."
Izzy aspetta pazientemente alla porta mentre io esco dalla stanza, cercando di non pensare troppo a quello che è appena successo. Non appena chiudiamo la porta alle nostre spalle, l'aria sembra tornare leggera.

OPPOSITE: Tutto è lecito in Guerra e in AmoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora