Capitolo 39

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Dopo quel momento di silenzio pesante tra me e Liam, ci rimettiamo in macchina per andare a prendere Charlie. Io non parlo, sono ancora immersa in quel vortice di pensieri che mi ha scosso profondamente. Innamorata di Harry? Non riesco a elaborarlo. Nessuno ha mai osato usare quella parola prima, e ora non riesco a toglierla dalla testa.
Quando arriviamo alla festa, Charlie ci saluta con un grande sorriso, leggermente brillo, e sale in macchina. "Grazie per essere venuti a prendermi! Sei un tesoro, Liam!" esclama con la sua solita energia.
Liam sorride, ma io resto in silenzio per tutto il tragitto fino al dormitorio. Quando arriviamo, Liam ci saluta con un abbraccio e se ne va, lasciandomi sola con i miei pensieri e Charlie che sembra non aver notato il mio stato d'animo.
Appena entriamo nella stanza, Charlie si butta sul letto con un sospiro soddisfatto. "Che serata! Ho bisogno di una doccia... o forse solo di dormire," dice ridendo. Ma
Io, invece, resto immobile in mezzo alla stanza. Finalmente trovo il coraggio di parlare. "Charlie..." La mia voce è debole, e subito lei si solleva sul gomito, guardandomi con preoccupazione.
"Malia, che succede? Stai bene?"
Le lacrime mi riempiono gli occhi prima che possa fermarle. "Non lo so," sussurro, cercando di trattenere il pianto, ma fallendo miseramente. "Penso di essermi innamorata di Harry."
Charlie rimane immobile per un attimo, sorpresa dalle mie parole. Nessuno, nemmeno io, aveva mai immaginato che sarebbe arrivato a questo punto. Ma ora che lo dico ad alta voce, la verità mi colpisce come un treno in corsa. Non è solo una rivalità, non è solo competizione. Harry mi fa sentire viva, in un modo che nessun altro ha mai fatto.
Senza dire nulla, Charlie si alza e mi abbraccia, lasciandomi piangere sulla sua spalla. "Malia, va tutto bene," dice dolcemente. "È normale. Non c'è niente di sbagliato in quello che provi."
Mi stacco da lei, asciugandomi il viso. "Ma... è tutto così complicato. Siamo sempre stati rivali, ci sfidiamo in tutto. Come posso anche solo pensare di essere innamorata di lui?"
Charlie mi guarda con occhi comprensivi e mi accarezza un braccio. "Senti, la rivalità accademica è una cosa, i sentimenti sono un'altra. Non puoi permettere che il vostro passato da nemici ti impedisca di ammettere quello che senti davvero. Se ti piace, se sei innamorata, non devi lasciarti frenare da questo. Il cuore non segue le regole."
Le sue parole mi colpiscono profondamente, e mentre le rifletto, sento che forse ha ragione. Non posso continuare a nascondermi dietro la competizione. 
Charlie si alza all'improvviso e accende la TV. "Sai cosa ci serve per tirarti su il morale? **Bridgerton**. Anthony e Kate erano proprio come te e Harry. Nemici fino alla fine, ma alla fine... beh, lo sai come va."
Mi siedo accanto a lei, e Charlie mette su un episodio. "Guarda Anthony e Kate. Nemici per tutto il tempo, ma l'amore non segue le regole. Lo stesso vale per te e Harry."
Rido tra le lacrime, guardando le loro schermaglie sullo schermo. Mentre vediamo la tensione tra i due personaggi crescere e trasformarsi in amore, non posso fare a meno di pensare a me e Harry. Forse, come Anthony e Kate, anche noi abbiamo iniziato con la rivalità, ma c'è qualcosa di più sotto la superficie. Forse è il momento di fare una mossa.
Con la testa appoggiata sulla spalla di Charlie, comincio a calmarmi, e per la prima volta penso che forse ha ragione. Forse devo smettere di nascondermi dietro la competizione e ammettere quello che provo davvero.

La notte avanza e il silenzio si fa sempre più profondo nella stanza. Charlie, esausta dalla serata, si è addormentata di fianco a me, respirando in modo regolare e tranquillo. Io, invece, non riesco a chiudere occhio. Mille pensieri continuano a girarmi per la testa, e il peso di tutto quello che ho confessato a Charlie non mi lascia in pace. Non importa quanto mi giri e rigiri nel letto, il sonno non arriva.
A peggiorare la situazione, inizio a sentire un leggero mal di testa e un fastidio alla gola. I primi sintomi dell'influenza, sicuramente. Non ci voleva anche questo. Sospiro e mi tiro su a sedere, massaggiandomi le tempie. Forse è solo una scusa, o forse è un pretesto per fare quello che ho in mente da minuti ormai.
Prendo il telefono dal comodino, esito per qualche secondo, ma poi inizio a scrivere un messaggio. A Harry. Forse è una pessima idea, forse non dovrei disturbare, ma non riesco a fermarmi.
"Scusa il disturbo. Non mi sento bene, credo che salterò la lezione domani. Se per te va bene, ti mando la relazione e puoi esporla tu."
Resto a fissare il messaggio, il cuore che mi batte forte nel petto. So che potrei semplicemente mandare la relazione al professore o ad un altro compagno, ma per qualche strana ragione voglio che sia Harry a saperlo. Voglio che sappia che sto male, anche se non è niente di grave. Voglio che, per un secondo, pensi a me. Forse è solo il malessere che parla, o forse c'è qualcosa di più dietro a questo impulso. Senza pensarci troppo, premo "Invia". Il messaggio è partito, ed ora non c'è modo di tornare indietro.
Sorprendentemente, Harry risponde subito. Non mi aspettavo che fosse sveglio, e il mio cuore accelera mentre leggo il suo messaggio.
Harry: Che hai?
Mi fermo un attimo, cercando di capire come rispondere. In fondo non è niente di serio, ma mi sento comunque orribile.
Io: Influenza, credo che il tuffo in piscina sia il colpevole.
Harry: Sei al dormitorio?
Esito per un istante, chiedendomi perché lo voglia sapere. Ma poi rispondo comunque.
Io: Sì.
La risposta successiva arriva ancora più veloce, ed è del tutto inaspettata.
Harry: Scendi in sala comune.
Resto a fissare il messaggio per qualche secondo, sorpresa. Non mi sarei mai aspettata che volesse vedermi, soprattutto a quest'ora. Forse sta solo facendo lo spaccone, o forse... No, non ha senso pensarci troppo.
Guardo Charlie, profondamente addormentata, e sospiro. Il mio corpo non si sente per niente bene, ma c'è qualcosa che mi spinge a muovermi. Scendo dal letto piano, cercando di non fare rumore, infilo una felpa e mi dirigo verso la porta.
Il corridoio del dormitorio è deserto e silenzioso, mentre mi muovo lentamente verso la sala comune, cercando di non pensarci troppo. Quando arrivo, il cuore mi batte così forte che mi sembra di sentirlo in gola.
La sala comune è vuota, illuminata solo da poche luci soffuse. C'è un silenzio quasi irreale, rotto solo dal rumore leggero dei miei passi. E lì, seduto su una delle poltrone, c'è Harry. Indossa una felpa col cappuccio tirato su e dei pantaloncini sportivi, come se fosse appena uscito da un allenamento. Il cuore mi batte forte nel petto, e per un attimo mi chiedo cosa sto facendo qui.
Quando mi avvicino, alzo lo sguardo verso di lui e chiedo: "Che ci fai qui?"
Lui mi osserva con quegli occhi scuri, che sembrano sondare ogni angolo del mio essere, e poi risponde con voce bassa e sicura: "Volevo vederti. Dovevo."
Quelle parole mi colpiscono come un pugno nello stomaco. Non mi aspettavo che fosse così diretto, e per un attimo non so come rispondere. Le sue parole galleggiano nell'aria, pesanti, cariche di qualcosa che non riesco ancora a decifrare.
"Volevi vedermi?" ripeto incredula, quasi per conferma, cercando di capire cosa sta succedendo. Lui non abbassa lo sguardo, non cerca di schivare il mio.
"Sì," dice semplicemente, senza aggiungere altro.
E ora mi sento improvvisamente esposta. Le mie emozioni, i miei sentimenti, tutto sembra in bilico, come se fossi sul punto di precipitare in qualcosa di più profondo. Mi siedo accanto a lui, senza sapere davvero perché, e resto lì in silenzio, aspettando che uno dei due dica qualcosa. Ma le parole non sembrano volersi formare.
Mi siedo nella poltrona accanto alla sua, cercando di raccogliere i pensieri. Il silenzio tra di noi è pesante, ma prima che possa dire qualcosa, Harry parla.
"Mi dispiace per la piscina, il bacio e tutto il resto," dice, abbassando lo sguardo. La sua voce è più vulnerabile di quanto abbia mai sentito.
"Non importa, Harry," rispondo, cercando di minimizzare. Non voglio rivangare il passato, non adesso.
Ma lui scuote la testa, come se non fosse d'accordo. "Importa. Stiamo rovinando tutto."
Rovinando cosa? Lo guardo, confusa, cercando di capire dove vuole arrivare.
"Rovinando noi," dice, e le sue parole sono piene di una sincerità disarmante. "Io e te. Siamo così concentrati a farci la guerra che la situazione ci è sfuggita di mano."
Rimango in silenzio, lasciandolo parlare. La sua espressione è diversa dal solito, non c'è traccia di arroganza o competizione. Solo rimorso.
Le sue prossime parole mi colpiscono come un pugno nello stomaco. "Le cose che ho detto su tuo padre, Mal, sono orribili. Devi perdonarmi. Ti prego. Mi sono comportato come uno stronzo, e non lo meritavi."
Non mi aspettavo una confessione del genere, e sento un nodo alla gola. Lui, Harry Bennett, quello sempre così sicuro di sé, mi sta chiedendo scusa, veramente scusa. Non è da lui. E forse è proprio per questo che mi colpisce così tanto.
Abbasso lo sguardo, cercando di elaborare le sue parole. "Harry... non lo so," mormoro. "Siamo sempre stati in competizione. È come se fosse l'unico modo che conosciamo per interagire."
"Lo so," risponde, la sua voce più dolce ora. "Ma non dovrebbe essere così. Non per forza. E soprattutto, non voglio che sia così."
Le sue ultime parole restano sospese tra di noi, piene di un significato che entrambi conosciamo ma che nessuno di noi ha mai avuto il coraggio di affrontare.
"Anche io ho esagerato con te, Harry," dico, prendendo un respiro profondo. "Ho toccato la tua famiglia anche io."
Harry mi guarda, e per la prima volta sembra davvero vulnerabile. Annuisce lentamente. "Abbiamo esagerato entrambi. Ci siamo persi," ammette, la sua voce carica di emozione. "Una competizione si è trasformata in qualcosa di personale, e... Dio, non voglio più dover cercare un litigio per starti vicino."
Le sue parole mi colpiscono, ma decido di essere onesta fino in fondo.
Mi fermo per un istante, cercando di raccogliere il coraggio per dire quello che ho tenuto dentro per troppo tempo. "Non voglio arrivare a litigare per avere una scusa per baciarti o toccarti. Voglio poterlo fare e basta."
Lui mi guarda, sorpreso, quasi come se non credesse a quello che ho appena detto. "Stai dicendo che...?"
Annuisco, il cuore che batte forte nel petto. "Sì, diamoci una possibilità. E se non funziona, fanculo! Peggio di così non possiamo litigare, no?"
Harry mi fissa per un lungo momento, come se stesse cercando di capire se sto dicendo sul serio. Poi, all'improvviso, un sorriso gli sfiora le labbra, un sorriso vero, non arrogante, non pieno di sfida. "Tu sei incredibile," dice, scuotendo la testa, ma nei suoi occhi vedo qualcosa di nuovo, qualcosa di sincero.
"Lo so," rispondo con un mezzo sorriso, il cuore che finalmente si sente leggero. "Allora? Che ne dici?"
Harry si sporge in avanti, e per un attimo penso che mi bacerà. Ma invece, si ferma a un soffio dal mio viso. "Dico che dobbiamo provare," sussurra. "Ma senza più litigi inutili, Mal."
Annuisco, il mio respiro leggermente accelerato. "Senza più litigi inutili."
Poi, senza più esitare, lo bacio.
Il bacio è diverso da tutti quelli che ci siamo dati prima. Non è vorace, non è carico di tensione o rabbia. È dolce, profondo, pieno di sentimento, di dolcezza e di passione che non avevo mai immaginato potessimo condividere. Harry mi prende per mano e, con delicatezza, mi tira verso di sé, facendomi sedere sulle sue gambe. Mi stringe forte, come se non volesse lasciarmi andare. Sento il battito del suo cuore contro il mio, e per un momento tutto sembra perfetto, come se il mondo si fosse fermato.
Poi, con una tenerezza che non mi aspettavo, mi dà un bacio leggero sulla fronte. "Tu scotti!" esclama, preoccupato.
Mi appoggio contro di lui, stanca, e mormoro, "Non mi sento bene."
Harry mi scruta con attenzione, gli occhi pieni di preoccupazione. "Hai la febbre, Mal. Devi prendere qualcosa. Pensi che possiamo salire in camera tua?"
Mi fermo un attimo, pensando a Charlie che dorme. "Charlie sta dormendo," rispondo, la voce bassa, "ma possiamo fare silenzio."
Lui annuisce e, senza dire altro, mi aiuta ad alzarmi lentamente. Si prende cura di me con una delicatezza che non gli avevo mai visto, e in quel momento mi rendo conto di quanto sia cambiato tutto. Non ci sono più litigi o provocazioni, solo una dolcezza inaspettata, un desiderio di essere vicini, finalmente, senza nessuna scusa.
Camminiamo piano verso la mia stanza, cercando di non fare rumore. Quando arriviamo davanti alla porta, apro lentamente, e ci infiliamo dentro, facendo attenzione a non svegliare Charlie, che dorme profondamente. Harry mi accompagna al letto e mi fa sedere, guardandomi con occhi pieni di preoccupazione.
"Devi riposare," dice, prendendo una coperta e sistemandomela addosso con cura. "Hai qualcosa per la febbre?"
Annuisco debolmente e indico il cassetto del comodino. "C'è del paracetamolo lì dentro."
Lui apre il cassetto, prende la confezione e mi porge una pillola insieme a un bicchiere d'acqua. Lo prendo con gratitudine, sentendo la stanchezza che mi invade sempre di più.
"Resta con me," mormoro, la mia voce quasi un sussurro. Non voglio che vada via, non adesso.
Harry sorride appena e si siede sul bordo del letto, stringendomi la mano. "Non vado da nessuna parte, Mal."
Ci stringiamo nel lettino singolo del dormitorio, un po' goffi nel cercare di trovare una posizione comoda. Lo spazio è ridotto, e non c'è molto margine di movimento, così ci ritroviamo praticamente abbracciati, costretti a starci vicino per poter entrare entrambi. Sento il calore del suo corpo contro il mio, e anche se ho la febbre, la sua vicinanza mi fa sentire meglio, più al sicuro.
Harry si muove lentamente, cercando di non farmi male, e alla fine riusciamo a trovare una posizione. Il suo braccio si avvolge intorno a me, stringendomi a sé con delicatezza. La mia testa si appoggia sul suo petto, e posso sentire il battito regolare del suo cuore sotto l'orecchio, un suono che mi rilassa.
"Stai bene?" mi chiede, la sua voce è bassa e calma, quasi un sussurro.
"Molto meglio," rispondo, chiudendo gli occhi per un attimo. Nonostante la febbre, il mio corpo sembra cedere alla stanchezza e al conforto della sua presenza.
Restiamo lì, in silenzio, abbracciati, il suo respiro che si sincronizza con il mio. Per la prima volta in tanto tempo, non ci sono barriere tra di noi, non ci sono litigi, solo pace. Le sue dita sfiorano dolcemente i miei capelli, e per qualche strana ragione, mi sento finalmente al mio posto, lì, tra le sue braccia.
"Non pensavo che sarebbe mai successo," mormoro, quasi senza volerlo, il sonno che inizia a farsi sentire.
"Nemmeno io," risponde lui, stringendomi un po' di più. "Ma sono felice che sia successo."
Il suo respiro diventa più lento e profondo, e so che anche lui sta iniziando ad addormentarsi. Io, invece, mi lascio cullare dal suo calore, dalla sensazione di sicurezza che mi trasmette. E anche se il letto è piccolo e scomodo, con lui vicino, non mi importa.

OPPOSITE: Tutto è lecito in Guerra e in AmoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora