Capitolo 11

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È una di quelle mattine in cui il mondo sembra girare troppo velocemente e io faccio fatica a stargli dietro. Le lezioni si susseguono come un fiume in piena e la mia testa è piena di appunti e di informazioni che non riesco a fissare del tutto. Per fortuna, il pensiero del cappuccino che Harry dovrà portarmi mi strappa un sorriso ogni tanto. È la mia piccola vittoria della settimana, e non vedo l'ora di vedere cosa avrà escogitato questa volta.
Quando lo vedo arrivare, cappuccino in mano e un'espressione che sembra tra il divertito e il seccato, mi preparo al peggio. Si avvicina lentamente, con un'aria di chi si è divertito a pensare a questo momento per tutta la notte.
"Buongiorno, principessa," dice con quel suo tono ironico che mi fa venire voglia di rispondergli con una battuta velenosa, ma mi trattengo.
Mi allunga il cappuccino, e noto subito qualcosa di diverso. La schiuma non ha il solito disegno neutro che mi aspettavo, come il tulipano dell'altra volta. C'è... qualcosa di strano. Non riesco a decifrare cosa sia.
"Che cos'è?" chiedo, cercando di capire cosa abbia disegnato questa volta. Inclinando la testa, non migliora la mia comprensione.
"Super Mario," risponde, soddisfatto di se stesso. "Sai, per rifarci alla partita di ieri a Super Smash Bros." Mi lancia un'occhiata, sperando di cogliere una reazione.
Lo guardo per un attimo, trattenendo il respiro. Super Mario? Potrebbe sembrare qualsiasi cosa, ma non Super Mario. Forse un alieno, o un brutto scarabocchio di uno smile. Mi scappa una risata, ma cerco di camuffarla con un colpo di tosse. "Se questo è Super Mario, io sono la Principessa Peach."
Harry ride, genuinamente, e mi fa segno di leggere il biglietto che ha infilato sotto la tazza. Lo afferro con due dita, curiosa di vedere le sue "scuse".
_"Cara Malia, scusa per tutte le volte in cui ti irriterò durante la giornata. E anche per il mio pessimo Super Mario."_
Scuoto la testa, mordendomi il labbro per non ridere troppo forte. "Sei un disastro, Bennett," dico, sorseggiando il cappuccino. Il sapore è perfetto, nonostante il disegno incomprensibile.
Lui alza le spalle, come se fosse tutto calcolato. "Un disastro di cui non puoi fare a meno, vero?" E con quella frase si volta, allontanandosi con una sicurezza che mi irrita e mi intriga allo stesso tempo.
Lo guardo allontanarsi, cercando di non soffermarmi troppo su quanto sia fastidiosamente affascinante anche quando mi sfotte. Forse soprattutto quando mi sfotte.
Sospiro, riponendo il bigliettino nella tasca del mio zaino. Un altro giorno, un'altra sfida.

Apro gli occhi di scatto. Il sole è già alto, e il mio cervello ha bisogno di qualche secondo per rendersi conto che quel momento surreale tra me e Harry non era reale. Il cappuccino con Super Mario... era solo un sogno. Maledizione! Guardo l'orologio e mi rendo conto di essere in ritardo. Molto in ritardo.
"Charlie! Charlie, svegliati!" urlo, agitandola con una mano mentre lei si gira nel letto, evidentemente ancora addormentata. Ieri sera abbiamo decisamente esagerato. Tra birra, chiacchiere e film romantici, la notte si è trascinata più del previsto.
Charlie emette un gemito confuso e si rigira nel letto, cercando di nascondere la testa sotto il cuscino. "Cinque minuti..." mormora con voce impastata.
"Cinque minuti? Siamo già in ritardo di dieci!" esclamo, saltando giù dal letto e iniziando a raccogliere i vestiti sparsi nella stanza. Non c'è tempo per sistemare tutto come faccio di solito. Mi infilo in un paio di jeans e una maglietta senza neanche guardarmi allo specchio.
Charlie finalmente si alza, arruffata e visibilmente stordita. "Perché facciamo sempre così? Non riusciamo mai ad essere puntuali!" dice, strofinandosi gli occhi e cercando disperatamente qualcosa da indossare.
"Perché abbiamo l'autocontrollo di due adolescenti, probabilmente," rispondo, mentre cerco di sistemarmi i capelli in una coda alta. Decido di rinunciare al trucco e di affrontare la giornata con la mia faccia stanca e struccata. Oggi è uno di quei giorni in cui non posso fare altro che sopravvivere.
Corriamo verso l'aula, e nella mia mente mi chiedo ancora se Harry avrebbe davvero avuto un pensiero così carino come nel mio sogno. Disegnare Super Mario sul cappuccino... una parte di me spera che, per una volta, sia davvero così premuroso. Ma so che è solo un'illusione. Harry Bennett non è il tipo da Super Mario. Lui è più il tipo da battuta sarcastica e sguardi provocatori.
Arriviamo in aula con il fiato corto, e io getto subito uno sguardo verso la postazione di Harry. È già lì, seduto, apparentemente fresco come una rosa, come se non fosse mai stato in ritardo in vita sua. Mi guarda e mi fa un cenno con il labiale, le parole appena accennate: "Ho fatto tardi."
Alzo le spalle, fingendo di non darci troppo peso, anche se una parte di me è lievemente infastidita. Dopotutto, nel mio sogno mi aveva portato quel dannato cappuccino. Ma nella realtà? Niente cappuccino.
Prima di potermi abbandonare troppo a quei pensieri, Liam si siede accanto a me, con il solito sorriso troppo aperto. "Ehi, Malia! Pronta per un'altra giornata intensa?"
Cerco di sorridere, ma sono ancora frustrata per il sogno e il fatto che Harry sia arrivato senza cappuccino. "Sì, certo," rispondo, la voce tesa. E quando Liam inizia a parlarmi della lezione, come al solito tormentandomi con domande, perdo la pazienza. "Liam, puoi, per favore, lasciarmi in pace per un secondo?" lo interrompo, senza nemmeno guardarlo.
Lui sembra sorpreso, ma non insiste. Io mi affondo nella sedia, incrociando le braccia e cercando di non pensare troppo a tutto ciò che mi turba. La verità è che, per quanto io voglia negarlo, quel sogno mi ha davvero messo di cattivo umore.
Harry non interviene nella discussione della lezione, cosa che è decisamente insolita. Di solito non riesce a tenere la bocca chiusa, ma oggi è stranamente silenzioso, e anche io, per la prima volta, non ho voglia di partecipare. Il professore se ne accorge. Lo vedo che ci lancia un'occhiata, prima a me, poi a Harry, con una lieve perplessità. Lui conosce bene la nostra rivalità e deve essere sorpreso di non vedere nessuno dei due alzare la mano.
Alla fine della lezione, il professor Evans si schiarisce la voce. "Prima di concludere, un annuncio importante: la prossima settimana ci sarà un esame scritto sull'argomento di oggi. Siate pronti, perché sarà determinante per il voto finale."
Un esame. Perfetto. Proprio quello di cui avevo bisogno in questo momento.

Mi precipito fuori dall'aula appena il professor Evans finisce di parlare dell'esame. La giornata è già abbastanza difficile senza dover pensare a un esame imminente. Ho bisogno di aria, e sinceramente, ho bisogno di stare lontana da Harry.
Sto quasi per raggiungere la porta principale quando lo sento chiamare il mio nome.
"Malia, aspetta!" La sua voce è bassa, come se fosse un po' imbarazzato. Mi fermo, ma non mi volto subito. Sento i suoi passi avvicinarsi finché non è accanto a me. Mi guardo intorno, incrociando le braccia e cercando di mantenere un'aria di distacco.
"Che c'è, Harry?" rispondo, cercando di sembrare il più indifferente possibile.
"Volevo scusarmi per il cappuccino di stamattina," dice, passandosi una mano tra i capelli con un'aria colpevole. "Sono davvero andato di fretta. Ti giuro che te lo porto domani. Con... un altro disegno, magari."
"Lascia perdere, Harry. Non è importante," rispondo, la mia voce più fredda di quanto intendessi.
Lui mi osserva per un istante, forse aspettandosi una reazione diversa. Poi, con una leggera piega delle labbra, si avvicina di più. "Allora lascia che ti offra il cappuccino adesso. Al bar del campus. Prendilo come... un risarcimento."
Scuoto la testa, rifiutando. "Non c'è bisogno. Ho cose più importanti a cui pensare, tipo l'esame della prossima settimana." La mia voce è secca, e vedo che le mie parole lo colpiscono. Ma non mi importa.
Harry fa un passo indietro, come se fosse sorpreso dal mio tono. "Stai bene? Sei più acida del solito oggi." E poi, con quel suo solito modo di scherzare, aggiunge: "Per caso... è quel periodo del mese?"
Mi blocco, gli occhi fissi su di lui. La rabbia mi monta dentro come un'onda che non posso fermare.
Sul serio? Lui. Ha. Detto. Questo.
Lo fisso, incredula, sentendo il calore salirmi al viso. "Scusa?" La parola esce tagliente, come una lama.
Harry si rende conto di aver fatto un passo falso, ma è troppo tardi. "No, cioè, intendevo che..." tenta di spiegarsi, ma ormai sono già partita.
"Wow, Harry, complimenti. Non pensavo potessi scendere così in basso. Pensavo fossi più intelligente," ribatto, il tono tagliente e pieno di veleno. "Ma a quanto pare, no. Davvero, bravo. Grazie per aver fatto della mia giornata di merda qualcosa di... ancora peggiore."
Harry mi fissa, perplesso e forse anche un po' dispiaciuto, ma non mi fermo per sentire le sue scuse. Mi giro e me ne vado, con passi veloci, cercando di contenere la frustrazione che mi ribolle dentro.

Ciao girls! Vi andrebbe di lasciare una stellina e un commento per farmi capire cosa ne pensate?🩵

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