Capitolo 59

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La mattina seguente mi siedo al solito posto in aula, con Charlie accanto a me. C'è una tensione palpabile nell'aria, e Harry, che è seduto poco distante, non mi rivolge nemmeno uno sguardo. Il suo silenzio mi trafigge più di quanto vorrei ammettere, e cerco di concentrarmi sulla lezione, anche se il cuore mi batte all'impazzata.
Il professor Evans entra in aula e ci guarda con un sorriso. «Bene, ragazzi. Ben tornati! Spero le vacanze siano state liete e che vi siate riposati. Ora però torniamo a noi.»
Sento l'ansia crescere mentre il professore parla. Sta per annunciare i risultati dei nostri lavori, e il pensiero di quello che è successo mi fa venire un nodo alla gola. Guardo di nuovo Harry, sperando che mi guardi, ma nulla.
«Ho ricevuto i vostri lavori ieri,» continua il professore, passando lo sguardo su di me. «Malia, mi aspettavo che facessi qualcosa, vista la tua dedizione durante il semestre.»
Mi sento sprofondare nella sedia. Lui non sa nulla, non sa cosa è successo. Prima che possa dire qualcosa, Evans si volta verso Harry.
«Harry, anche da parte tua aspettavo un compito.»
Rimango perplessa. Harry non ha presentato nulla? Cosa significa? Ha deciso di non consegnare per mostrarmi solidarietà? Il mio cervello si riempie di domande, ma non ho il tempo di pensarci troppo, perché Evans continua a parlare.
«Invece volevo fare i miei complimenti alla signorina Roberts.»
In quel momento sento come se tutto si fermasse. Il nome di Charlotte riecheggia nella mia testa. Guardo il professore e poi Charlie, ma lei non mi guarda. Sento una sensazione strana, come se qualcosa non quadri.
Izzy, seduta poco distante, alza la mano e interviene: «Professore, sarei curiosa di leggere quello che ha presentato Charlotte. Se lei lo ha trovato così brillante, credo che possa essere d'aiuto per la classe.» Mi lancia un'occhiolino.
Oddio, cosa sta facendo? Mi giro verso di lei, cercando di capire, ma è troppo tardi. Evans sembra entusiasta dell'idea. «Certo, Isabel, hai perfettamente ragione. Charlotte, vuoi parlare alla classe della situazione americana, come hai fatto nel tuo saggio?»
Sento il sangue sparirmi dal viso. Il mio cuore si ferma per un secondo. La situazione americana? Il saggio che avevo scritto io? Guardo Charlie, e la verità mi colpisce come un fulmine. È stata lei. Lei ha cancellato il mio lavoro e lo ha presentato come suo.
Charlie evita il mio sguardo, il viso teso. Balbetta, guardando il professore. «Io... l'ho scritta giorni fa... non ricordo bene l'argomento...»
Ora tutto è chiaro. La mia migliore amica... mi ha tradita. Non è stato Harry.
Il professor Evans osserva Charlie con delusione, e poi si volta verso di me e Harry, scuotendo la testa. «Ragazzi, sarò comprensivo perché ci sono state le vacanze di mezzo, ma non deludetemi proprio ora. Dopotutto, siete i tre nomi che ho in mente per la borsa di studio.»
Le sue parole mi colpiscono come un fulmine. Tre nomi. Sapevo che io e Harry eravamo tra i candidati, ma Charlie? Lei è sempre stata competitiva, sì, ma non avevo mai immaginato che sarebbe arrivata a tanto. Ora tutto ha senso. Charlie ha cancellato il mio lavoro perché vuole quella borsa di studio. Vuole vincere a tutti i costi, e per farlo ha deciso di sabotarmi.
Mi sento il cuore pesante, come se tutto il mio mondo stesse crollando. La mia migliore amica mi ha tradita per competere contro di me. La rabbia mi sale dentro, ma insieme a essa c'è anche il dolore. Non riesco a credere che Charlie abbia fatto tutto questo.

Appena suona la campanella, non perdo tempo. Raccolgo le mie cose in fretta e corro fuori dall'aula, ignorando Harry e Izzy. Mi dirigo verso il dormitorio come se avessi il fuoco sotto i piedi, la mente che corre più veloce del mio corpo. Devo sapere, devo vedere con i miei occhi se è vero.
Arrivo al dormitorio trafelata e corro verso la mia stanza. Il computer di Charlie è sul letto. Mi tremano le mani mentre mi avvicino e lo apro, cercando febbrilmente tra i file. La mia mente è un vortice di emozioni: rabbia, delusione, tradimento.
E poi lo trovo. Una cartella nascosta tra le altre, piena di appunti. Ma non sono i suoi appunti... sono i miei. Tutti i miei appunti copiati, le simulazioni dei test che facevo per prepararmi, persino le bozze dei miei saggi. Tutto rubato, tutto usato per il suo vantaggio.
Mi sento tradita come mai prima d'ora. Charlie non solo ha cancellato il mio lavoro, ma mi ha rubato ogni singolo pezzo di ciò che mi rendeva speciale.
Proprio mentre sto fissando lo schermo, incapace di credere a quello che sto vedendo, la porta si spalanca. Charlie entra di corsa nella stanza, il viso contratto in un'espressione di panico.
«Malia!» esclama, la voce tremante.
Io mi giro lentamente verso di lei, il computer ancora aperto davanti a me. La guardo negli occhi, sentendo una rabbia e un disgusto che mi consumano. «Oh, eccola. Complimenti, Charlie.»
Lei si ferma, la sua espressione cambia in un istante. «Non capisci, non è come sembra...» inizia a dire, ma la mia rabbia cresce.
«Non è come sembra? Charlie, mi hai rubato tutto! I miei appunti, le mie simulazioni, persino il mio saggio! Mi hai cancellato il lavoro per presentarlo come tuo!» la mia voce è piena di rabbia, ma c'è anche del dolore. «Eri la mia migliore amica.»
Charlie mi guarda, e le lacrime iniziano a scendere. «Malia, ti prego... non volevo che andasse così. Ti giuro, non è iniziato per ferirti. È stato solo...»
«Solo cosa, Charlie? Cos'è che potrebbe giustificare tutto questo?» La mia voce si spezza, mentre la guardo senza riuscire a credere che tutto questo sia reale.
Charlie si passa una mano tra i capelli, il viso bagnato dalle lacrime. «La mia famiglia... è pressante, Mal. Mi hanno sempre messo sotto pressione per ottenere i voti migliori, per essere la migliore in tutto. Quando ho usato una tua simulazione per prepararmi a quel test e ho preso un bel voto, loro erano così contenti. Ero disperata per il loro riconoscimento...» Si interrompe, cercando di riprendere il controllo, ma la sua voce è rotta. «E da quel momento non sono più riuscita a fermarmi. Ogni volta che ho usato i tuoi appunti, i tuoi lavori, loro erano sempre più orgogliosi di me. E quel loro orgoglio era...» singhiozza forte, «... era più importante della nostra amicizia.»
Mi si stringe il cuore, ma non per compassione. Non riesco a trovare un briciolo di pietà per lei in questo momento. «Quindi mi hai tradita. Mi hai rubato tutto solo per far felici i tuoi genitori?»
Charlie abbassa lo sguardo, incapace di rispondere. «Non lo volevo. Non sapevo come fermarmi. Ogni volta mi dicevo che sarebbe stata l'ultima, ma poi... poi loro mi dicevano quanto erano orgogliosi di me e... e io non riuscivo a dire di no. Mi sentivo in trappola.»
«In trappola?» ripeto, la mia voce carica di disgusto. «Sai chi è davvero in trappola? Io. Io che ho perso tutto per colpa tua. Harry mi odia, e pensavo che fosse lui il traditore, quando invece eri tu. Tu, la persona di cui mi fidavo di più.»
Charlie scoppia a piangere più forte, ma non riesco a provare nulla. La guardo, immobile, il cuore spezzato non solo per quello che ha fatto, ma per l'amicizia che ha distrutto senza nemmeno pensarci due volte.
«Sai qual è la cosa che mi fa più male?» sibilo, cercando di controllare la rabbia che ribolle dentro di me. «Che se tu me li avessi chiesti, quegli appunti, te li avrei dati senza problemi. Ti avrei appoggiata, anche se mi avessi detto che volevi competere per la borsa di studio.»
Charlie scuote la testa, il viso contorto dal pianto, ma vedo che dietro alle lacrime c'è anche rabbia. «Oh, non essere falsa, Malia!» sbotta. «Mi avresti odiata come odiavi Harry. Forse non ti rendi conto di quanto fossero estremi e stressanti i vostri litigi. Non volevo finire sotto la tua furia.»
Rimango a bocca aperta. Le sue parole mi colpiscono come uno schiaffo in pieno viso. «Che cosa?»
«Sì,» continua, quasi urlando. «Non è mai stata una semplice competizione tra te e Harry. Era una guerra, Malia! Ogni volta che lui faceva qualcosa di meglio di te, andavi fuori di testa. Ho visto come lo guardavi, come lo umiliavi, come ti accanivi per essere migliore di lui. Non volevo diventare il prossimo bersaglio dei tuoi scatti di rabbia.»
Le sue parole mi fanno venire un nodo alla gola. Il fatto che la mia stessa amica abbia visto me in quel modo, come una persona capace solo di lottare, mi ferisce. Non riesco a credere che il mio comportamento con Harry abbia influenzato così tanto Charlie da spingerla a tradirmi piuttosto che competere apertamente.
«Non posso crederci,» sussurro, sentendo il cuore battere forte nel petto. «Pensi davvero che io sia così? Pensi che non avrei mai potuto appoggiarti, sostenerti, solo perché volevo la borsa di studio anche io?»
Charlie mi guarda, le lacrime ancora rigano il suo viso, ma non dice nulla. Non c'è più nulla da dire. Forse, nel suo mondo, sono davvero quella persona. Ma so che non è vero. So che, se solo me lo avesse chiesto, sarei stata al suo fianco, perché è questo che fanno gli amici.
Charlie rimane in silenzio per un attimo, il respiro ancora affannato. «Non lo so, Malia... È solo che... ho visto come eri con Harry, come diventavi quando la competizione si faceva più intensa. Non volevo essere la prossima persona su cui ti accanivi. Ti sei trasformata in qualcuno che non riconoscevo più.»
Le sue parole mi fanno ancora più male, come se mi avesse pugnalato. È vero, la rivalità con Harry era feroce, ma pensavo fosse qualcosa che lui capiva e condivideva, non qualcosa che mi rendesse spaventosa agli occhi degli altri. E soprattutto di Charlie, la mia migliore amica.
«Ma io non avrei mai fatto a te quello che facevo con Harry. Lui... lui era diverso. C'era una storia, una rivalità che era parte di quello che siamo. Ma tu, Charlie... tu sei la mia amica. E io non ti avrei mai, mai attaccata così.»
Le lacrime continuano a scendere sul mio viso mentre il senso di tradimento mi travolge di nuovo. La verità è che avrei voluto che Charlie si fidasse di me, che mi vedesse per quella che sono davvero, e non per il mostro che credevo fosse solo una maschera competitiva con Harry.
«Perché non me ne hai parlato? Avremmo potuto competere in modo onesto, avremmo potuto farlo insieme. Invece... mi hai tradita, mi hai ingannata, e non riesco a capire come hai potuto farlo.»
Charlie si asciuga le lacrime con il dorso della mano, ma non riesce a guardarmi negli occhi. «Perché avevo paura di perdere tutto. Ho sempre vissuto all'ombra di altre persone, e per la prima volta nella mia vita, mi sembrava di poter avere qualcosa. I miei genitori... mi hanno sempre fatto sentire che non ero abbastanza. E poi, quando ho iniziato a prendere voti alti grazie ai tuoi appunti... loro erano così felici, così fieri di me.»
La sua voce si rompe, e vedo quanto soffre. Ma non riesco a provare compassione. Non questa volta.
«Non è una scusa, Charlie. Non puoi usare i tuoi genitori per giustificare quello che hai fatto. Non mi hai solo tradita, hai cancellato il mio lavoro, il mio impegno, tutto quello per cui ho lottato. E adesso... mi ritrovo a dubitare di tutto, anche di me stessa.»
Lei abbassa la testa, incapace di rispondere. Il silenzio si fa pesante, e io mi sento come se stessi soffocando. Tutto quello che pensavo di sapere sulla nostra amicizia, tutto quello che credevo di lei, è crollato in pochi minuti.
«Mal, ti prego, perdonami,» singhiozza Charlie, alzando lo sguardo verso di me. I suoi occhi sono pieni di lacrime, ma la sua richiesta sembra vuota. Non riesco a trovare in me alcuna scintilla di perdono in questo momento. Non dopo tutto quello che ha fatto.
La guardo, con il cuore spezzato, e scuoto la testa lentamente. «Non è così facile, Charlie. Non dopo quello che mi hai fatto. Non posso semplicemente dimenticare tutto.»
Charlie stringe le mani, tremante, come se sapesse che la sua richiesta è disperata. «Lo so, ma io... io non sapevo come fermarmi. Non volevo perderti come amica, e invece ho finito per fare la cosa peggiore che potessi fare.»
«Sì, lo hai fatto,» dico, la voce dura. «Hai tradito la mia fiducia. Hai rubato il mio lavoro, hai sabotato i miei sforzi, tutto per ottenere qualcosa che avresti potuto avere comunque, se solo fossi stata onesta.»
Lei abbassa di nuovo lo sguardo, incapace di rispondere. Le sue spalle tremano, e mi rendo conto che è davvero pentita, ma il danno è fatto. E ora? Ora non so se posso mai fidarmi di lei di nuovo.
«Ti perdonerò mai? Non lo so,» dico piano. «Ma so che non posso fidarmi di te, non ora. Forse mai più.»
Charlie scoppia in lacrime, e io mi sento il cuore pesante. So che un tempo eravamo amiche, ma adesso... non riesco più a vedere la persona che credevo di conoscere.
Prima di andarmene, un ultimo pensiero mi colpisce, e mi volto verso Charlie, che continua a piangere. «Ah, un'altra cosa,» dico, la voce fredda e tagliente. «Quella sera a casa di Harry... sei stata tu a mandarlo in bagno, vero? Gli hai detto che ero con un ragazzo.»
Charlie sussulta, il suo volto si contorce di nuovo, e so già che ho colpito nel segno. «Io...» balbetta, cercando di trovare una scusa, ma non riesce a sostenere il mio sguardo.
«Volevi farci litigare,» continuo, sentendo la rabbia risalire. «Lo hai fatto perché avevi capito che insieme eravamo troppo forti per te.»
Charlie abbassa di nuovo la testa, incapace di rispondere. È come se ogni pezzo di fiducia che avevo in lei si fosse sgretolato in quel momento. «Non posso credere che tu sia arrivata a tanto,» mormoro.
Non aspetto una risposta. Mi volto e me ne vado, il cuore appesantito, consapevole che la nostra amicizia, o quel che ne rimaneva, è definitivamente distrutta.

OPPOSITE: Tutto è lecito in Guerra e in AmoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora