P.O.V.'S MARCO
Sono le 3 di notte e in preda al nervoso di non riuscire a dormire, me ne sono venuto in salone, a respirare il silenzio di questa casa che mi sembra vuota.
Mia moglie e mia figlia dormono in camera da letto, per ammazzare il tempo mi preparo una tisana calda e mentre me la bevo prendo il plico di lavoro che mi sono portato a casa. Riguarda le indagini, io so bene che dovrei lasciar stare ma proprio non ci riesco, è più forte di me.
Sfoglio tutto per l'ennesima volta, cerco di captare i dettagli che forse mi erano sfuggiti, ripenso ai mesi fuori, quelli in cui la mia famiglia se ne stava in vacanza tranquilla e io mi fingevo un innamorato felice cercando di non farmi scoprire per risparmiarmi una pallottola in testa.
Mi butto sul divano con lo sguardo rivolto al soffitto e comincio ad addentrarmi in pensieri aggrovigliati nella mia testa, avvolto dai sensi di colpa.
Se solo fossi stato più attento, mia moglie non meritava tutto ciò, quella ragazza ha già avuto abbastanza problemi prima di conoscere me, e io anziché alleviare quella sofferenza ho solo aggiunto benzina al fuoco. Mi fa male il petto se penso a come l'ho trovata, è un'immagine che non riesco a togliermi dalla testa. Chiudo gli occhi e me la vedo lì, agonizzante, nel silenzio di casa mia sento persino il suo rantolo sofferente.
Non me ne rendo conto ma le mie guance sono bagnate, come si scoperchia il vaso di Pandora automaticamente i miei occhi diventano un fiume in piena pronto a sgorgare. A volte ho la netta sensazione che forse rimarrò sempre così, rotto, distrutto dai sensi di colpa. Poi ho dei momenti di lucidità guardando la mia famiglia e penso che non meritano di vedere la mia distruzione.
Ho iniziato il percorso dallo psicologo al distretto, ci sono stato solo una volta, cerco sempre di scappare alle sue sedute, è come se avessi paura di ammettere tutto ad alta voce, è come se diventasse ancora più vero e reale.
Mi alzo andando verso le finestre che danno sul terrazzo, anche il tempo sembra malconcio come me, piove e la situazione peggiora sempre di più, gli alberi si agitano, la pioggia aumenta, e il mio pensiero va ad una delle giornate cupe e grigie di quando cercavo disperatamente mia moglie senza avere sue notizie.
Un movimento sul terrazzo mi blocca di colpo, cade un tuono e un lampo che fa giorno, rischiara la notte e la pioggia batte forte ed incessante. Il mio cuore galoppa, mi sento in trappola e non riesco a respirare, quel rumore mi ha riportato indietro con la testa, sto diventando pazzo forse.
Mi massaggio il petto incapace di fare altro, il fiato è corto e sento la fronte che inizia a imperlarsi di sudore.
Sono talmente assorto e preso a scrutare il terrazzo in cerca di qualcuno che non mi rendo conto che mia moglie è vicino a me, non l'ho nemmeno sentita.
Mi posa un bacio al centro della schiena e mi tocca una mano, d'istinto prima di realizzare che fosse lei, le blocco il polso stringendolo
"Ei sono io" abbasso lo sguardo e la vedo sorridermi dolcemente, allento la presa e continuo a guardarla in silenzio mentre le mie lacrime continuano a scendere fuori controllo, il mio corpo si rilassa, le mie spalle si incurvano lasciando scivolare via tutta la tensione sapendo che lei è qui con me, davanti a me.
"Che succede tesoro" mi accarezza una guancia, i capelli, mi posa un bacio al centro del petto per poi circondarmi i fianchi, è così piccolina vicina a me ma è un concentrato di forza e dolcezza.
"Scusa" non riesco a dire altro, solo questo e nemmeno basta
"Amore io sto bene, smettila di logorarti ti prego" la sua voce è un sussurro e i suoi occhi due pozze lucide in cui rifugiarmi ogni volta
"Io .. non riesco a superarlo. Se ci penso, inizia a farmi male il petto come ora, mi manca il fiato. Mi sento in trappola"
"Stai avendo un attacco di panico, ma noi siamo più forti di questo. Tu sei più forte Marco" mi trascina sul divano mentre il mio respiro è sempre più affannato e non la vuole sapere di tornare regolare.
Si mette seduta in ginocchio vicino a me, che sono stravaccato sul divano con le gambe aperte e lo sguardo rivolto al soffitto, come se in quella lastra tutta bianca io potessi trovarci le risposte di cui ho bisogno: perchè a me, a noi.
"Guardami." mi prende da dietro la nuca e incastra i suoi occhi nei miei poi mi prende la mano destra e se la porta sul petto, dalla parte del cuore
"Adesso respiriamo insieme. Stai avendo un attacco di panico ma ci sono io, ricordi tesoro? Insieme, prova a seguire il mio respiro" la guardo cercando di tranquillizzarmi, provo a seguire il suo respiro, calmo e regolare, che contrasta con il mio confuso e forsennato
"Bravo amore mio, così." mi sorride e con la mano libera mi accarezza una guancia
Dopo 10 minuti, tempo che a me è sembrato un'infinità il mio cuore non cerca più di scapparmi dal petto, batte quasi regolare e riesco a respirare normale, tremo quasi di sollievo.
Prendo mia moglie di peso e alla sprovvista mettendola a cavalcioni su di me, mio fiondo sulle sue labbra come un assetato nel deserto, le consumo di baci e dopo un momento di esitazione per la sorpresa, risponde al mio bisogno. Si spalma completamente addosso a me, pancia a pancia, cuore a cuore.
Ci stacchiamo incapaci di respirare, poggio la fronte sulla sua e non riesco a distogliere lo sguardo dalle sue labbra rosse, gonfie e lucide
"Ne avevo bisogno. Ho sempre bisogno di te Ali." mi sorride continuando a stare in silenzio e stringendomi ancora di più con le braccia
"Ci sono sempre Marco. L'ho giurato davanti a Dio. Io non me ne vado" mi asciuga le guance e mi bacia le lacrime che non mi ero reso conto di versare
"Aggiustami tu. Ti prego Ali aggiustami."
"Marco devi andare dallo psicologo. Devi farti aiutare. Basta rimandare. Basta stronzate. Basta attacchi di panico"
"Non ci riesco" scuoto la testa e chiudo gli occhi, non voglio leggere la delusione nei suoi occhi
"Perchè? Cosa c'è che ti fa così tanta paura?"
"Lo sai. L'hai vissuto anche tu." un lampo di dolore passa nei suoi occhi, lei è stata più coraggiosa di me, ha parlato ad un estraneo della sua bambina, è riuscita ad ammetterlo ad alta voce. Cristo è riuscita a dire addio a sua figlia. Ma lei è Lei. Io non sono in grado, tutto questo dolore che sento mi aiuta a mantener alta la guardia.
"Marco devi farti aiutare. Io l'ho fatto, non è un dolore che passa, resta sempre lì. Ma adesso io sono dall'altra parte, lo vedo, soffro, ma riesco ad affrontarlo senza avere paura di perdere il controllo e di estraniarmi. Lo sai anche tu."
"Mi vergogno." aggrotta le sopracciglia e mi fissa
"Mi vergogno ad ammetterlo ad alta voce. Ho paura che se lo faccio, se ne parlo ad un estraneo, diventa ancora più reale ed è un rischio che non sono pronto a correre. Mi vergogno a parlarne davanti a te perchè tu sei riuscita a farti aiutare da qualcuno per superare la morte di tua figlia e io non riesco ad aprirmi per liberarmi dal peso dei sensi di colpa." mi sorride dolcemente con gli occhi offuscati dalle lacrime e mi posa un bacio sul naso poggiando la fronte contro la mia
"Marco io sono piena di sensi di colpa. Ho solo imparato a conviverci. Non posso fare più niente. Non sono stata in grado di fare niente lì, in quel momento. E vivo ogni istante con la domanda: ma se io fossi stata meno impaurita e non in preda al dolore, avrei gestito meglio la nascita della mia bambina? Avrei potuto evitare quella tragedia che mi ha rotta a metà? Io non lo so Marco, e non lo saprà mai perchè mia figlia è morta, e nei giorni più difficili penso ancora che sia morta per colpa mia. Ma ho imparato a dosare quel senso di colpa, ho provato ad alleggerirlo per riuscire a lasciare a quella povera anima un po' di pace ovunque lei si trovi ora." è in lacrime, ad occhi chiusi ma posso benissimo vedere il dolore che l'avvolge, ha chiuso le spalle, trema leggermente, è un ammasso di dolore, di nuovo, e mi maledico per aver tirato fuori questa storia.
"Alice tu non sei più rotta. Tu hai avuto il coraggio di ritirarti su amore mio." le asciugo le lacrime e lei finalmente apre gli occhi
"Marco io sarò rotta a vita, una parte di me è volata via con mia figlia. Io lo so benissimo questo e so che non tornerò mai più ad essere allegra e spensierata come prima. Ho solo fatto si che tutti quei piccoli pezzi di me piano piano si ricomponessero, io sono tutte crepe, dalla quale ad oggi passa luce che siete tu e nostra figlia. La mia guarigione sei stato tu, e poi Zoe. Io sono rotta Marco, più di quanto tu creda, ma arrivi ad un certo punto in cui non hai più scelta. Non puoi arrovellarti il cervello per tutta la vita, riempiendoti di domande alle quali sai di non poter avere risposta. Devi rimboccarti le maniche e guardare avanti, riuscire a ritrovare la bellezza che ti circonda. E l'amore Marco. Devi farlo per noi, per la famiglia che abbiamo costruito, per la tua bambina, che merita un papà sereno e felice, che riesca a guardarla senza avere rimorsi. Ma devi farlo soprattutto per te Marco, devi concederti la pace che meriti. Io sto bene e sono qui con te, sempre." la stringo a me singhiozzando sulla sua spalla e mi chiedo ogni volta chi è che mi ha mandato questo angelo.
"Promettimi che andrai dallo psicologo"
"Non te lo posso promettere sapendo che potrei non mantenere una promessa del genere. Ce la faccio da solo, dammi fiducia." tiro su con il naso e guardo la delusione nei suoi occhi prima che si alzi da me
"Fai come vuoi. Io torno a letto" senza dire nient'altro se ne torna in camera, dandomi le spalle.
Mi alzo anche io e la seguo, so di doverle dare un dispiacere, ma non sono pronto a sputare fuori tutto, sono sicuro di riuscirci da solo, ce la devo fare, per lei e per Zoe. Per la mia famiglia.
Vado in bagno a sciacquarmi il viso, mi specchio e vedo disperazione, gli occhi gonfi e rossi, il viso provato, spengo la luce e ritorno in camera, prima di sdraiarmi vado dal lato di mia moglie a controllare Zoe che se la dorme, le lascio una carezza sulla testa e mi corico dal mio lato.
Mi sdraio dietro mia moglie, circondandola con il braccio, la tiro con forza decisa a me, la sento irrigidirsi e un secondo dopo intreccia la sua mano alla mia sulla sua pancia.
Siamo petto contro schiena, l'incastro perfetto. Le lascio un bacio alla base della nuca, inebriato dal profumo dei suoi capelli e della sua pelle, la sento rabbrividire mentre si accoccola ancora di più a me, sembra così piccola.
"Ti amo." glielo sussurro talmente piano che temo non possa averlo sentito, in tutta risposta invece si gira verso di me posandomi un bacio sul collo e stringendomi come se potessi scappare da un momento all'altro.In questo momento,
la vita è tutta intorno a me.
Niente ha più senso,
devo solo riuscire a far guarire la mia mente,
se solo ci fosse un modo.
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Quello che mi dicono i tuoi occhi
RomanceSiamo una coppia di ragazzi di 23 e 28 anni, viviamo insieme, ci amiamo come non mai. L'ho sempre saputo, sin dal primo istante, che lui sarebbe stato l'uomo della mia vita. Siamo felici e spensierati ma una notizia inaspettata, più grande di noi...