Capitolo 72

51 2 0
                                    

P.O.V.'S ALICE

Sto finendo di fare colazione in attesa che arrivi mio cognato, ho dovuto chiamarlo stamattina dopo quello che è successo stanotte.
Vorrei solo riuscire a far ragionare mio marito, a fargli capire che chiedere aiuto a chi può darti le giuste chiavi per fare pace non se stessi non è segno di debolezza o l'incapacità di riuscirci da soli.
"Vieni amore" prendo in braccio Zoe che è ancora con il pigiamino e mi dirigo a lavarla e vestirla, dopo 10 minuti è profumata e indossa una tuta leggera blu e i calzini antiscivolo, me la sistemo meglio su un fianco mentre con la mano libera prendo i suoi giochini preferiti con la quale l'ho intrattenuta per vestirla.
Vado in salone e la poso sull'enorme tappeto di fronte al divano mentre inizio a rassettare l'isola post colazione, sono intenta ad asciugare il tutto che suonano il citofono.
"Si?" butto un occhio a Zoe che nel frattempo è ancora lì buona a giocare
"Alice sono Andrea" 
"Sali" pigio il tasto per aprirgli e lascio accostato il portoncino di casa prima di tornare da Zoe, mi siedo vicino a lei mentre è occupata a costruire una torre con delle costruzioni in gomma, o meglio dire con una mano prova ad incastrarle con l'altra se le porta in bocca cercando sollievo per le gengive arrossate.
Sento sbattere la porta e sussulto, tirando un sospiro di sollievo appena vedo che si tratta di Andrea
"Sei tu" mi sorride prima di togliersi la giacca e appenderla nell'armadio a muro che abbiamo all'ingresso, mi alzo e gli vado incontro
"Sono io stai tranquilla. Se mio fratello sa che lasci la porta accostata da di matto" lo saluto con un bacio sulla guancia e mi lascia un buffetto sul mento
"Non mi stupirebbe. Ormai da di matto per qualunque cosa" sospiro e lui mi guarda con aria interrogativa
"Me ne vuoi parlare?" annuisco e lo porto con me sedendomi sul divano, con ai piedi mia figlia che svolge le sue attività indisturbata
"Che succede Ali?" guardo di fronte a me, come se nella giornata cupa aldilà della finestra ci fossero tutte le risposte alle mie domande
"Non si vuole far aiutare" chiudo gli occhi e deglutisco un boccone amaro
"Lui come sta?" lo guardo negli occhi cercando di non crollare 
"Male Andrea. Non dorme più la notte, se dorme si sveglia madido di sudore in preda ad un incubo. E' manesco, lui -" mi ferma sbarrando gli occhi
"Che stai dicendo? Che vuol dire che è manesco? Ha alzato le mani con te?" lo guardo con gli occhi sgranati pensando che forse sta viaggiando troppo con la fantasia
"No no no no. Accidenti, che ti dice il cervello non lo farebbe mai" 
"Allora spiegati" annuisco e continuo a parlare torturando le mie mani e i laccetti della felpa
"Scatta per ogni movimento o rumore. Se cerco di svegliarlo da un incubo mi blocca con una forza che non sapevo nemmeno che avesse. Quando è assorto nei suoi pensieri e si isola dal resto del mondo che lo circonda è scattoso, questa notte l'ho trovato a fissare fuori dalla finestra, non mi aveva sicuramente sentita perchè come ho provato a prendergli la mano mi ha bloccato il polso con una stretta che pensavo potesse spezzarmelo."  mi lascia parlare e sospira, mi blocca le mani perchè evidentemente ha capito che il mio gesto è solo per sfogare il nervoso, alzo lo sguardo puntando nei suoi occhi 
"Non vuole farsi aiutare Andrea, dice che ce la fa da solo" crollo abbassando la testa nascondendo le lacrime che non riesco più a trattenere, mio cognato mi si avvicina e mi abbraccia 
"Ei non piangere. Vedrai che arriverà il momento in cui si renderà conto che non potrà far altro che rivolgersi a qualcuno per superare l'accaduto. Non pressarlo o otterrai solo il contrario"
"E nel frattempo che faccio? Aspetto e me ne sto a guardare mentre si autodistrugge? Me ne sto a guardare quando lo vedo fumare come un forsennato oppure mentre si scola una bottiglia di vino da solo? Perchè se non lo sapessi ha iniziato a bere fuori controllo." mi asciugo le guance con veemenza e mi alzo a prendere il biberon con l'acqua per far bere la bambina
"Alice lo capisco, ma più tu lo pressi e più lui la prende come una sfida." mi è venuto dietro ed è appoggiato all'isola, rimane fermo li mentre vado a prendere Zoe dal tappeto e me la metto su un fianco facendola bere
"Andrea ti prego parlagli. Prova a farlo ragionare. Non voglio che si faccia del male da solo per seguire un nemico che è già stato fermato e che già ci ha fatto del male abbastanza. Si porta il lavoro delle indagini a casa ed è stato sospeso dall'incarico, è una follia tutto questo, ma continua a seguire le sue teorie sia su di loro che su quella donna."
"Il dubbio su quella donna gliel'hai insinuato tu"
"Che stai dicendo? Tu stai insinuando che io sia la causa dei malesseri di mio marito?" fumo di rabbia
"Non oserei mai ma potevi evitare, potevi parlarne con qualcun altro non direttamente con lui. E' già abbastanza ossessionato da tutta questa storia."
"Andrea quella donna è lei, e non mi importa se voi mi prendete per pazza o cosa, io l'ho riconosciuta. Quella donna mi ha riempita di calci facendomi abortire." non riesco a controllare la mia emotività ricominciando a piangere mentre mia figlia come se avesse capito la situazione se ne sta buona accoccolata sulla mia spalla e gioca con i miei capelli
"Come puoi pensare che avrei potuto nasconderlo a tuo fratello. Ci si legge tutto in faccia"
"Hai ragione scusami. Proverò a parlarci io e a farlo ragionare. Te lo dico già non sarà facile, è testardo." annuisco asciugandomi le guance e mi abbraccia a se confortandomi 
"Sono a casa!" sentiamo urlare Marco dal corridoio e facciamo appena in tempo a staccarci che ce lo ritroviamo davanti con la delusione stampata in faccia
"Che cazzo fate" non posso crederci che pensa che addirittura io fossi in atteggiamenti teneri con suo fratello
"Marco" lo richiamo ma lui ha cambiato espressione, è completamente concentrato su suo fratello e fuma di rabbia
"Che c'è? Adesso vuoi mia moglie? Magari pure mia figlia?" lo sbeffeggia con un sorriso di scherno e non lo riconosco.
Mio cognato in tutta risposta se ne sta buono e calmo appoggiato all'isola con le braccia incrociate e lo guarda, come se lo stesse studiando, e me lo auguro visto che è uno psicologo di professione magari riesce a capire almeno lui cosa gli frutta in quella cazzo di testa ultimamente
"Marco la devi smettere" lui in tutta risposta si fa una risata sarcastica e si sbottona i primi due bottoni della camicia celeste che indossa, bello impeccabile e dannato come sempre
"Sennò? Che fai? Mi metti in punizione? Così magari ti puoi godere mia moglie" lo sento parlare e non lo riconosco, Zoe si è addormentata tra le mie braccia ma non ho intenzione di lasciarla, in questo momento mi infonde calma avercela spalmata addosso, e ne ho estremamente bisogno.
"Tu hai bevuto" mi avvicino fino a guardarlo negli occhi e posso notare come le pupille siano dilatate
"La smetti di controllarmi?" mi guarda e non lo riconosco
"Marco sono appena le 12 e tu sei già fuori di testa. Te ne rendi conto?"
"Dammi la bambina" cerca di avvicinarmisi per prenderla, indietreggio e lo guardo come se gli fosse spuntato un corno in testa
"Scordatelo. Prima torna in te e fatti una doccia, puzzi di alcol e fumo. Poi forse prendi la bambina. Che ti dice il cervello"
"Ei calmati" si intromette avanzando vicino a me mio cognato mantenendo la calma
"Che c'è ti sei stufata di me, non ti vado più bene e adesso ti scopi mio fratello?" lo guardo scioccata e gli mollo uno schiaffo che gli fa girare il volto dall'altra parte
"Vattene." lo guardo con la delusione negli occhi che mi pervade l'anima, che ti hanno fatto amore mio, io non ti riconosco
"Questa è a casa mia. Dovresti cacciare mio fratello" suo fratello sospira e lo sposta da me da una spalla
"Adesso ce ne andiamo insieme, ci facciamo un giro" se lo scrolla di dosso lasciandomi paralizzata
"Scordatelo. Tu vuoi iniziare a farmi il lavaggio del cervello, vuoi riempirmi la testa di cazzate."
"Marco vattene e torna quando ti sarà scemato tutto l'alcol che hai in corpo" gli do una spinta carica di non so quale forza, lo prendo alla sprovvista tanto da farlo barcollare all'indietro e mi stupisco di me stessa, è quasi il doppio in altezza ed ha un fisico statuario fatto di muscoli
"Mi stai cacciando da casa mia? Sei seria?" mi guarda con gli occhi sbalorditi 
"Non vuoi farti aiutare? Va bene. Continua a distruggerti, non troverai la soluzione ai tuoi problemi. Li allontanerai e basta, ma quando tornano a farti visita che si fa?"
"Stronza! Io c'ero quando eri ridotta a brandelli e consumata dal dolore. Io c'ero per te, ci sono sempre stato! Io non ti ho mollata un secondo, un solo secondo quando tu non mi volevi nemmeno far avvicinare. Io ero lì." mi punta contro un dito e inizia a piangere come un bambino, spezzandomi il cuore a metà. Le sue parole sono come lame, ha ragione, ha pienamente ragione. Lui c'era e io nemmeno volevo che ci fosse, ma è rimasto. Ma io mi sono fatta aiutare, ho capito che dovevo risolvere il problema alla base per poter star bene.
"Marco ti devi far aiutare da qualcuno. Non so più come dirtelo." inizia ad agitarsi, si passa le mani sugli occhi e poi nei capelli prima di tirare un pugno alla parete alle mie spalle e cacciare un urlo straziante.
Come ho capito cosa stava facendo mi sono girata nelle direzione opposto chiudendomi su Zoe 
"Marco fuori. Avanti cazzo. Stai esagerando" Andrea gli da una spinta dal petto e lo fa spostare di due metri quasi fino a farlo uscire di casa nostra
Io sono distante da lui mentre cerco di calmare la bambina che è scoppiata a piangere e cerco di calmare il mio tremore, ho avuto paura e non dovrei, è mio marito, è l'uomo più buono del mondo e che io conosca ma in questo momento è fuori di se, non è lui.
Mi guarda con gli occhi colmi di lacrime e consapevole del gesto che ha fatto e se lo conosco bene sta provando ribrezzo per se stesso.

Ti prego, 
fa che questo episodio,
lo faccia ragionare.




Quello che mi dicono i tuoi occhiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora