Capitolo 15

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Ci stiamo preparando per andare a cena da Stefania e Fabio insieme al resto della famiglia, nonostante siamo al 25 settembre si sta ancora bene al fresco di fuori alla sera.
Marco indossa un paio di jeans e gira a torso nudo per la camera in cerca di qualcosa e io non posso fare a meno di guardare i suoi muscoli, non accentuati ma giusti, le spalle e l'addome ben definito. Mi ridesto dai miei pensieri e mi cambio indossando un paio di pantaloni grigio chiaro della tuta a palazzo molto comodi, una t-shirt a tinta unita bordeaux e un gubbino di jeans.
Mentre siamo diretti a casa degli zii siamo molto silenziosi, da quando è tornato da lavoro che lo vedo tutto sulle sue, cosa che lo è di rado, non l'ho mai visto così, ha fatto di tutto per evitarmi. Mi giro a guardarlo mentre guida e anche adesso sembra teso, un lampo strano gli ha attraversato gli occhi, la mascella è tesa, la mano sinistra se la passa continuamente nei capelli, le labbra secche e carnose sono già infiniti minuti che se le tortura.
"Marco che c'è che non va?" il mio tono di voce è titubante, non che io voglia impicciarmi delle sue cose, ma ci siamo sempre detti tutto e vorrei sostenerlo anche nella peggiore delle ipotesi, non sopporto che non mi dica le cose e che si tenga tutto dentro.
"Niente, è tutto ok" mi ridesto dai miei pensieri quando dopo infiniti minuti sento la sua voce, non mi degna di uno sguardo ma rimane concentrato con gli occhi sulla strada
Dopo all'incirca 5 minuti siamo arrivati a casa della zia, entriamo nel giardino con la macchina e dopo aver parcheggiato lo vedo passarsi le mani sul viso e sbuffare, gli appoggio una mano sulla gamba e percepisco i suoi muscoli tesi
"Ei, qualunque cosa sia lo sai che puoi dirmi tutto" cerco disperatamente il suo sguardo ma sembra proprio proseguire per la sua strada tanto che mi ignora e scende dalla macchina sbattendo la portiera furioso.
Con un sospiro dopo aver preso la borsa scendo anche io e a passo lento mi avvicino sotto al gazebo vicino alla piscina dove si trova il resto della famiglia.
"Ciao panzona" mi ridesta Luca mentre cerco di capire dove si sia intrufolato Marco, non riesco proprio a capire che cosa gli prende.
Gli faccio solo un debole sorriso e saluto tutti con un 'ciao' generale mentre poso la mia borsa sul divanetto esterno, mentre mi guardo intorno a disagio, è la prima volta che gli altri ci vedono così tesi e distaccati.
"Ciao tesoro come stai? Ma è scesa?" mi viene incontro Stefania abbracciandomi e riferendosi alla mia pancia
"Si un po', anche io l'ho notato ma solo da oggi pomeriggio ci ho fatto caso, stamattina era tutto normale" confermo con un sorriso tirato cercando di nascondere il mio stato d'animo
"Che succede?" si fa subito seria riferendosi con un cenno della testa a Marco che nel frattempo fuma nervoso parlando con suo zio appartato in un angolo
"Non lo so, non lo so proprio, da quando è rientrato a casa mi ha rivolto la parola solo per sapere come fosse andata stamattina e se c'erano novità, tutto qui. Ho provato diverse volte a parlargli ma niente" sospiro rattristata e cerco di nascondere la mia tristezza sotto un sorriso finto.

Mentre siamo intenti, dopo la cena a parlare tranquillamente del più e del meno, sentiamo squillare un telefono. 

Ci ammutoliamo tutti, a sferzare nell'assoluto silenzio c'è il suno metallico della suoneria che squilla, e il telefono in questione è quello di Marco.
Quando me ne accorgo lo guardo, è dall'altra parte del tavolo e tiene lo sguardo fisso sul telefono che si trova sul tavolo e un lampo di panico gli passa negli occhi, rimane li fermo, non risponde, guarda solo lo schermo.
"Non rispondi?" provo ad azzardare ma tutto quello che fa è rivolgermi uno sguardo po' freddo, un po' distaccato e basta
"Marco chi è?" provo a chiedergli di nuovo, mi sta facendo innervosire ora
"Zitta, stai zitta" mi si rivolge con un tono rabbioso che lascia tutti, compresa me, a bocca aperta, e incazzato riattacca la chiamata.
"Parla, avanti parla, dimmi che ti ho fatto, dimmi che hai, è da oggi quando sei rientrato che mi eviti, sei tornato a casa un'ora dopo dal previsto senza darmi un minimo di spiegazione, per lo più rientri e stai così" ora mi sto seriamente incazzando, mi sento ferita nel profondo, se lui non vuole esporsi è perché non si fida di me, e io non posso sopportare un fallimento del genere.
"Ma che mi controlli ora?" fa una risata sarcastica che mi fa gelare, non l'ho mai visto così e tanto quanto me sono sconvolti tutti i presenti a tavola, il padre e lo zio lo stanno trafigendo con lo sguardo mentre la madre sembra essere in imbarazzo.
Questo suo cambio d'umore improvviso ha lasciato tutti senza parole, non è mai stato rabbioso e così nervoso, soprattutto nei miei confronti.
"Marco." lo ammonisce sua madre con uno sguardo truce
Si alza nervoso, e va verso il tavolinetto vicino al divano a prendersi una sigaretta, ultimamente sta fumando troppo, prima succedeva solo magari in compagnia di amici, oppure qualcuna dopo cena, nessuna durante il giorno, sia perché non ne ha mai sentito cosi tanta necessità sia perché sa bene che mi da fastidio e che non ne sopporto l'odore.
"È una settimana che fumi come un dannato te ne sei reso conto che una ne spegni e un'altra la accendi? Lo capisci che non va bene così, lo capisci si o no? Anziché sfogarti sulla nicotina, fallo su di me, dialogo sai che significa? Lo sai? Marco stiamo per avere un figlio lo capisci che se inizi a chiuderti così già da ora è un problema?" lo riprendo e lo raggiungo con poche falcate ma lui sembra non essere toccato minimamente dal mio discorso piuttosto continua a fumare indisturbato mentre si muove nervosamente
"Non fare scenate, non davanti a loro" mi ammonisce riferendosi al resto della famiglia che ci guarda esterrefatti, non hanno mai assistito ad una nostra scenata, non ci hanno mai visto minimamente distaccati o freddi l'uno con l'altra, quelle poche volte che c'è stata una lite tra noi abbiamo sempre preferito mantenere i nervosismi nelle mura di casa nostra e abbatterli davanti agli altri.
Sto per rispondergli ma il suo telefono prende di nuovo a squillare a rompere quel silenzio carico di tutti i sentimenti possibili e immaginabili
"Rispondi."  continuo a guardarlo negli occhi, ma lui sbuffa e sospira indisturbato fregandosene
Dopo minuti intrascurabili, gli squilli continuano, evidentemente chi è dall'altra parte non demorde ed è veramente una questione di vitale importanza visto che lo sta chiamando di continuo
"Va bene, se non lo fai te, lo faccio io allora." gli dico incazzata più che mai e a questa minaccia vedo spostare tutta la sua attenzione su di me come se avessi detto una pazzia e mi guarda intimorito. Cosa mi nascondi Marco?
Quando vado a prendere il suo telefono dal tavolo e vedo il nome che lampeggia sullo schermo mi manca l'aria, sento la terra tremare sotto i piedi, stento a crederci, ma nonostante in questo momento sono colpita nel profondo non mostro a lui la mia debolezza. Mi avvicino piano, mostrandogli lo schermo e cercando spiegazioni nel suo sguardo
"È quello che penso io?" stento a riconoscere la mia voce, trema e un moto d'angoscia mi piomba nel petto fino a scendere giu a serrarmi lo stomaco.
Rimane immobile a guardarmi, ad alternare lo sguardo da me al telefono
"Si" ed ecco che il mondo mi cade addosso, tutte le mie certezze iniziano a vacillare, flash della nostra vita mi passano davanti agli occhi, che tengo fissi nel vuoto cercando di capire dove ho sbagliato, non gli ho mai fatto mancare niente, credo di potermi ritenere una compagna di vita perfetta anche nelle mie imperfezioni, ha sempre avuto un letto rifatto nel quale coricarsi, dei vestiti puliti e stirati da indossare, un pasto caldo tutti i giorni, le giuste attenzioni dal punto di vista intimo nonostante alla sera fossi troppo stanca per via del lavoro.
"Dove ho sbagliato?" gli chiedo piano mentre cerco un appiglio su cui appoggiarmi, ma delicatamente Alessandro mi prende per le braccia e mi aiuta a sedermi
"Dimmi dove ho sbagliato e cosa ti è mancato per andare a rifugiarti da lei" parlo sottovoce, come se avessi paura di cacciar fuori i miei pensieri per timore che possano avverarsi
"Niente, tu niente" dopo secondi di silenzio mi si avvicina cauto e si abbassa alla mia altezza
"Perché lei?" che poi magari fosse stata un'altra lo avrei anche accettato, non è di certo una scopata ad intaccare una storia come la nostra soprattutto in un momento del genere. Ma la sua ex, lei proprio no, non posso accertarlo, fosse stata la prima che si trovava davanti non c'era un coinvolgimento emotivo, ma con lei, con lei si, aveva condiviso cose ed emozioni con lei. Non potevo sopportare l'idea che il mio uomo, il padre di mia figlia, fosse andato a rifugiarsi nelle braccia della sua ex, anziché parlare con me e cercare di risolvere i nostri problemi con il dialogo come sempre gli ho detto di fare.
Ma un momento, le mie sono state solo insinuazioni... 

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