Capitolo 38

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P.O.V.'S ALICE
Sono ufficialmente in vacanza oggi, al 22 dicembre finalmente posso lasciare l'edificio del giornale senza l'ansia di dover finire qualcosa, da qui fino a che non riprenderò a gennaio non ne voglio sapere, ho bisogno di prendermi del tempo per me per rimettermi perchè tutto questo carico di lavoro e conseguente stress sono giorni che mi fanno stare male.
"Meritato riposo adesso" ritorno nel mio studio per posare gli ultimi documenti firmati dal mio capo e trovo Zoe intenta a staccare i computer
"Che farete voi per le vacanze?"
"Niente, staremo in famiglia per il resto prenderemo questi giorni per definire alcune cose per il matrimonio visto che abbiamo modo di vedere alcune cose insieme. Per il resto...relax, ho bisogno di rilassarmi e basta sono esausta" mi butto sulla poltrona davanti la mia scrivania reclinando indietro la testa e chiudendo gli occhi
"Ali non per dire ma non hai una bella cera, sicura di stare bene? Sei pallida e hai delle occhiaie scure da giorni" apro gli occhi e la guardo da sotto
"Altro? Ho altro che non va?"
"Si, da diverse settimane hai il seno più gonfio e pieno di quanto non sia già" la guardo storta sedendomi bene mentre la vedo accomodarsi sulla sedia al mio fianco
"Dici? In realtà nell'ultimo periodo sono un po' dimagrita forse è per quello e si nota di più" la vedo che mi guarda il petto e scoppia a ridere, abbasso lo sguardo e ops....mi è saltato un bottoncino
"Non ridere, smettila, anzi facciamo così" le do un buffetto sul braccio e poi slaccio i primi due bottoni mostrando la biancheria in pizzo nero
"Senti io devo andare a prendere Marco in centrale che stamattina abbiamo preso solo una macchina per comodità, qui ho sistemato tutto però se manca qualcosa rintracciatemi" mi alzo mettendomi il cappotto
"Stai tranquilla, mi raccomando però tu così con le gemelle in vista non farlo sentire male" ridiamo insieme e penso che è veramente strano e ora che mi ci fa pensare non sono ne in ovulazione ne in preciclo, sarà anche questo un accumulo di tutto sennò non c'è spiegazione
"Ciao tesoro, ci sentiamo poi per farci gli auguri" ci salutiamo e mi avvio nella hall dove trovo anche altri colleghi tra cui Riccardo e per evitarlo saluto anche gli altri con un generico <<buone feste a tutti>>.
Dopo circa 10 minuti finalmente arrivo in centrale, parcheggio la mia mini e scendo avviandomi dentro, è una giornata piuttosto soleggiata e non fa freddo per niente nonostante siamo a metà dicembre.
"Prego mi dica signorina" un agente mi viene incontro mentre esamino lo spazio in cui mi trovo
"Oh salve, in realtà sto aspettando il mio fidanzato" gli spiego il tutto e dopo diverse raccomandazioni mi fa accomodare in una saletta privata che deduco sia la loro sala break visto che ci sono alcuni agenti, anche donne, e altre donne come me in attesa dei loro mariti.
"Ciao, sei nuova tu" mentre appendo la borsa e il cappotto vengo sopraggiunta da una donna che avrà all'incirca una trentina di anni molto carina e incinta vista la rotondità del suo ventre e il chiama angeli al collo, sembra uno strano scherzo del destino ma sono circondata da donne in dolce attesa, ovunque io mi trovi loro si trovano ad un passo da me
"Si, è la prima volta che vengo a prendere il mio fidanzato, è entrato da poco" le sorrido cordialmente incrociando le braccia sotto al seno e lei mi annuisce per poi sedersi in un angolo a parlare con un'altra signora.
Nell'attesa mi muovo, attenta a non disturbare chi è in pausa, all'interno della stanza e vengo catturata da un angolo di parete piena di polaroid, sorrido istintivamente quando ne vedo una in cui c'è anche Marco
"Quella è la mia squadra, sono la seconda donna che è riuscita ad entrarci, hanno tutti delle menti brillanti" mi volto e vedo vicino a me una ragazza più minuta e bassa rispetto a me, che oggi porto un tacco 12
"Ti trovi bene?" la guardo meglio ed è una bellezza acqua e sapone, è veramente carina, è vestita molto casual e pratica, un maglione e un paio di jeans, a differenza mia che indosso una camicia attillata bianca, un pantalone a zampa verde smeraldo a vita alta e un paio di décolleté nere ai piedi.
"Sei molto elegante e bella, non ti ho mai vista" mi guarda da capo a piedi con sguardo curioso ed affascinato
"Oh grazie, il mio lavoro implica essere sempre elegante e di un certo livello. Comunque si è la prima volta che vengo" per il resto parlandoci mi piace molto, è una persona che crede nel suo lavoro e in quello che fa, la dedizione con cui ne parla me lo fa percepire chiaramente.
"Ti trovi bene con la squadra?"
"Molto, sono veramente dei colleghi ottimi e delle persone stupende, sono entrata da poco e c'è stato subito feeling soprattutto con uno, eccolo è lui" me lo indica sulla foto appesa alle nostre spalle e il "lui" in questione è il mio fidanzato
"Ha una mente brillante, tralasciando il lato estetico che è ben chiaro agli occhi di tutti, mi piace molto come persona. Tra l'altro non è mai venuto nessuno ad aspettarlo qui insieme alle altre mogli o fidanzate quindi deduco che sia single"
Certo, tesoro, tutto per te. Il sangue mi ribolle nelle vene ma cerco di camuffare il mio stato di nervosismo scaturito dalle sue parole e mi limito ad annuire e a sorriderle, non facciamo in tempo a riprendere il discorso che una porta sul fondo della stanza si apre rivelando dei ragazzi, tra questi anche il mio.
La ragazza al mio fianco come lo vede spuntare sorride ingenuamente, povera illusa penso dentro di me, quando Marco si volta e mi vede un sorriso bellissimo e spontaneo gli si apre sul volto che ricambio immediatamente e probabilmente la poverina che si trova affianco a me pensa sia rivolto a lei.
Ripeto: povera illusa!
Dopo qualche secondo mi viene incontro e io non mi muovo, rimango esattamente come prima, in piedi con le braccia incrociate, anche se mi sento addosso gli sguardi di alcuni esseri maschili presenti in questa stanza.
"Amore scusa ma dovevamo definire alcune cose" mi raggiunge in poche falcate non rivolgendo minimamente l'attenzione alla tipetta vicino a me, piuttosto mi circonda la vita con un braccio e mi stampa un bacio delicato sulle labbra.
"Tranquillo, non è molto che aspetto" gli sorrido sistemandogli il colletto della camicia celeste che indossa sotto al golfino
"Tu come ti senti? Stai meglio rispetto a stamattina?" stamattina sul presto ho avuto una nuova bocconata di acido che ho vomitato prontamente e avevo la pressione bassa
"Mi sento ancora un po' spossata ma meglio" mi guarda pensieroso e annuisce
"Vieni ti voglio presentare la mia squadra" acconsento sorridendogli e quando ci spostiamo verso il piano cottura noto che la ragazza al mio fianco non c'è più, piuttosto si trova a parlare con altre persone e dai suoi movimenti impacciati sembra nervosa e a disagio, e di questo ne ho la conferma quando alza lo sguardo e mi vede ad un passo da lei affiancando Marco.
"Ragazzi, lei è la mia fidanzata" mi presenta ai suoi colleghi e un moto d'imbarazzo mi investe, non sopporto stare al centro dell'attenzione anche se in fin dei conti il mio lavoro prevede tutto il contrario, devo dire che sono tutti molto carini parlandoci e mi fa piacere questo.
"Amore possiamo andare a casa, non mi sento bene" improvvisamente vengo investita da ondate di caldo, sento le guance andarmi a fuoco e lo stomaco di nuovo in subbuglio
"Certo, che ti senti?" sento di nuovo la nausea che piano piano si avvicina e mi aggrappo al suo braccio intorno alla mia vita per reggermi, chiudo gli occhi e faccio un respiro profondo cercando di ricacciarla indietro
"Ho bisogno di un bagno" mi prende prontamente la mano ed è un attimo che non capisco più niente, sento solo il bisogno di dover rimettere subito, e così non so come ma arrivo in bagno piegandomi immediatamente sul water a rimettere, mentre sento Marco dietro a me tenermi i capelli e la fronte imprecando a bassa voce non so per cosa di preciso.
"Va meglio?" quando mi rialzo dopo essermi pulita e rinfrescata il viso e i polsi lo vedo squadrarmi attentamente.
"Si, sto un po' meglio però ho bisogno di stendermi" il suo viso è preoccupato, cosa non da Marco assolutamente così dopo essermi ripresa un attimo ritorniamo di là e scusandoci ci dileguiamo fuori.

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