ELRIS
"È tutto pronto per stasera?" chiesi con voce gelida a Jack mentre salivamo le scale che portavano fuori dalla cantina.
Le mie mani e i miei vestiti erano macchiati del sangue di un altro povero malcapitato, che purtroppo non aveva resistito abbastanza a lungo da dirmi tutto quello che volevo sapere. Un peccato davvero, il gioco si era interrotto prima del punto migliore. Ma almeno ora avevo la certezza che qualcuno, là fuori, stava cercando di mettere radici nel mio territorio.
Jack, al mio fianco, cercava di mantenere la calma. "Sì, abbiamo assunto i migliori organizzatori della zona, e come hai ordinato, li abbiamo pagati il doppio per il poco preavviso."
"Finalmente, una cosa fatta a dovere," dissi con un tono di sarcasmo. "Dove si terrà?"
"Nel palazzo abbandonato sulla 24ª strada," rispose lui, cercando di trattenere un leggero tremito. "Era il vecchio quartier generale dei russi. Pensavo che... potesse piacerti."
Non risposi, ma il sorriso che gli rivolsi era un misto di compiacimento e di pura malizia. Il palazzo della 24ª strada era stato il regno dei miei rapitori per anni, e ora sarebbe stato il luogo perfetto per mettere in scena la mia serata. Mi piaceva l'ironia: avremmo danzato sopra le ceneri dei miei nemici.
Il mio sorriso si allargò mentre attraversavamo il corridoio della cantina. Pensare che avrei ospitato il ballo proprio in quel palazzo abbandonato, un tempo territorio dei russi, mi riempiva di un piacere sottile e velenoso. Le pareti di quel luogo avevano assistito a giochi spietati, torture elaborate, e infinite battaglie di potere.
"Jack," dissi, fermandomi di colpo. Lui si voltò, teso, forse perché sapeva che, con me, una domanda banale poteva essere l'inizio di una lunga notte di sofferenza. "Mi raccomando, voglio che l'entrata sia... indimenticabile."
Il mio tono era gelido, e lui annuì nervosamente. Sapeva cosa volevo. Un'esibizione che avrebbe colpito chiunque si presentasse a quella festa. Ogni persona che avesse attraversato la soglia avrebbe dovuto capire chi comandava davvero nel Bronx.
"Prepara qualcosa di speciale per gli ospiti," continuai, "dobbiamo dare un messaggio chiaro. Ogni infiltrato, ogni straniero, è benvenuto... ma a patto che sappia stare al suo posto."
Jack annuì, visibilmente sollevato di potersi allontanare. Gli uomini come lui erano obbedienti, efficienti, e, soprattutto, sufficientemente spaventati per sapere quando era il momento di tacere.
Mi incamminai lungo il corridoio fino alla mia stanza, aprendo la porta con calma. All'interno, tutto era in penombra, tranne per un sottile fascio di luce che colpiva l'abito nero che Bethany aveva scelto per la serata. Lei mi conosceva bene, conosceva il mio stile e l'effetto che volevo avere sugli altri.
Mi avvicinai al letto, osservando l'abito. Era di seta nera, la stoffa sottile e lucida come una lama. Aveva un taglio avvolgente, studiato per evidenziare ogni curva con un'eleganza pericolosa, senza sfociare nell'eccesso. La scollatura era profonda, audace, e metteva in risalto il collo e le spalle, lasciandomi esposta quanto basta per far capire a tutti chi comandava senza bisogno di parole.
Con calma mi feci una doccia e iniziai a cambiarmi, il tessuto scivolava sulla pelle come un soffio, leggero e al tempo stesso incombente. Ogni dettaglio sembrava studiato per trasformarmi in una regina oscura, inarrivabile e letale. Mi guardai allo specchio: il riflesso era quello che volevo. Decisa, spietata, senza nessuna traccia di esitazione. Bethany aveva colto perfettamente quello che desideravo trasmettere.
Con una piccola smorfia di soddisfazione sulle labbra, afferrai un paio di orecchini d'argento appuntiti e me li infilai, poi presi il rossetto scuro e passai un velo sulle labbra. Era il tocco finale, il dettaglio che rendeva tutto perfetto.
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𝕯𝖆𝖓𝖌𝖊𝖗𝖔𝖚𝖘 𝖌𝖆𝖒𝖊𝖘
RomanceRicordatevi che c'è qualcosa di più pericoloso in questo mondo di un uomo umiliato, una donna cattiva Nel cuore pulsante del Bronx, tra le strade affollate e i vicoli scarsamente illuminati, si cela un mondo di sfide e opportunità, di speranze e tra...