ZADE
Mi allontanai a passo svelto da quel demone travestito da angelo e raggiunsi i miei amici che erano rimasti nello stesso punto di prima
"Allora com'è andata"
Mi fermai un momento, cercando di liberarmi della tensione che mi aveva lasciato l'incontro con Elris. Sentivo ancora la sua presenza addosso, come se la stanza fosse intrisa della sua essenza oscura. Jason e Luc mi scrutavano, ansiosi.
"È andata," risposi, cercando di mantenere la calma. "Elris ci ha fatto la sua offerta: vuole la testa di uno degli uomini della mafia spagnola. Sta all'Hotel Majestic, al piano più alto."
Mira sgranò gli occhi. "Vuole... la testa? Letteralmente?"
"Sì, proprio quella," risposi. "Non abbiamo scelta. Se vogliamo che lei prenda sul serio la nostra richiesta d'aiuto, dobbiamo farle vedere che siamo disposti a tutto."
Luc si passò una mano tra i capelli, visibilmente a disagio. "E questo infiltrato... hai idea di chi sia? Non sarà facile entrare al Majestic, con la sicurezza che si ritrova."
"È l'uomo che abbiamo incontrato la prima notte che siamo arrivati qui"
"Non sappiamo molto," ammise Mira. "Ma se è un uomo di punta della mafia spagnola, dovremmo essere in grado di rintracciarlo. Posso fare qualche chiamata ai contatti locali. Non garantisco nulla, ma potremmo scoprire il suo giro di incontri o qualche movimento che ci dia un vantaggio."
Annuii. "Sì, fai quello che puoi. Ogni informazione ci sarà utile. Dobbiamo muoverci in fretta; Elris si aspetta risultati prima dell'alba."
Jason, che fino a quel momento era rimasto in silenzio, si avvicinò, la mascella serrata. "Zade, siamo sicuri di voler fare questo? Stiamo giocando secondo le sue regole. Sai bene che è il suo modo per legarci a lei, per vedere fino a dove siamo disposti a spingerci."
Lo fissai, consapevole che le sue parole avevano un fondo di verità. Ma sapevo anche che non avevamo alternative. "Non è una questione di scelta, Jason. Se vogliamo rimanere vivi e proteggere il nostro territorio, dobbiamo giocare questa partita. E, per ora, significa darle quello che vuole."
"So che l'omicidio non è mai rientrato nel nostro modo di agire" dissi sussurrando e guardandoli quasi supplichevole.
Dio, se mio padre mi avesse visto in questo momento, mi avrebbe ammazzato. Aveva fatto di tutto per estirpare da me ogni traccia di sentimento, di debolezza. Voleva che fossi l'immagine perfetta del mafioso: imperturbabile, sempre pronto ad agire senza esitazione, con quella durezza che non lascia spazio a ripensamenti o scrupoli.
E, in effetti, all'esterno, riflettevo proprio quell'immagine: freddo, impeccabile, tutto tatuaggi e sguardi taglienti. Chiunque mi incontrasse non avrebbe mai dubitato del mio ruolo, della mia lealtà a quella vita.
Ma dentro di me, non lo ero affatto. C'era una parte di me che ogni tanto si ribellava, che si domandava se quella fosse davvero l'unica strada. Una parte che sapeva di essere capace di provare compassione, che sentiva il peso di ogni scelta, di ogni faccia che spariva per sempre.
Quella sera, più che mai, sentivo il conflitto crescere. Per un istante, quasi desiderai che Elris vedesse attraverso la mia facciata, che capisse che non ero come credeva. Ma mi fermai subito. In quel mondo, anche il minimo cedimento ti costava caro, e la debolezza si pagava con la vita.
Sapevo che avrei dovuto convincere non solo loro, ma anche me stesso. Con un cenno, feci segno a Mira di muoversi e cominciare la ricerca. "Non abbiamo tempo da perdere."
Il gruppo si sciolse e ci mettemmo in movimento, ognuno con un compito chiaro in mente. Ma mentre avanzavo verso l'uscita, non potevo fare a meno di pensare al sorriso glaciale di Elris e al suo sguardo predatore.
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𝕯𝖆𝖓𝖌𝖊𝖗𝖔𝖚𝖘 𝖌𝖆𝖒𝖊𝖘
AcciónRicordatevi che c'è qualcosa di più pericoloso in questo mondo di un uomo umiliato, una donna cattiva Nel cuore pulsante del Bronx, tra le strade affollate e i vicoli scarsamente illuminati, si cela un mondo di sfide e opportunità, di speranze e tra...