··|·| Ricordi vividi |·|··

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Mi precipito sotto la doccia subito dopo la sfuriata che ho avuto.

Quella parola "viziata" mi perseguita da sempre.
Ogni volta che prendevo bei voti a scuola i miei compagni mi dicevano che ero raccomandata e viziata, che in realtà tutto ciò che avevo era grazie hai soldi e al nome della mia famiglia, ma nessuno era con me quando non mangiavo per studiare, per dimostrare che potevo farcela, che prima dei soldi o del mio cognome, c'ero io... Io studiavo, io mi guadagnavo ogni traguardo che ho superato, io mi sfinito con gli allenamenti per vincere quelle maledette medaglie. Ma nessuno dei miei compagni lo accettava, tutti rimanevano dell'idea che fossi viziata e che per questo avevo tutto il meglio.
È stato per questo che ho iniziato il mio periodo "difficile". Non mangiato più, passavo il mio tempo a studiare o a piangere. Volevo dare il massimo sfinendomi. Ce la mettevo tutta per essere la migliore a casa, con gli "amici", i professori. Tutto. Io volevo tutto, ma volevo farcela da sola.
Quel periodo mi sembra lontano ormai, ma è passato solo 1 anno. Sono sempre in bilico, sotto il controllo costante di mia madre e mio padre che da quando hanno scoperto che il mio peso non era abbastanza per la mia età, che la mia era una situazione critica fino a quando medici gli hanno comunicato che stavo bene, che mi ero normalizzata, avevano stretto la morsa e non hanno ancora finito, sono in allarme sempre.
Ma non posso biasimarli.
Se ci ripenso, rivedo gli occhi di mia madre che mi guardano strabuzzanti di lacrime mentre sono in letto d'ospedale attaccata a una macchina. Mi sembra di sentire la sua voce spezzata dal pianto mentre mi supplica di farcela, di mettercela tutta. E poi vedo mio padre buttarsi in ginocchio e scoppiare, quella fu la prima volta che vidi mio padre piangere disperato. Quella fu la volta che diedi un nuovo obbiettivo alla mia vita.
Dovevo essere forte. Per loro... Ma soprattutto per me.

Non voglio più farmi del male. Sono sempre gentile con tutti, ma adesso me ne frego di come mi giudicano. Ma se lo fa Black mi sembra di ... Di risentire quel dolore e non me lo posso permettere.

Il getto dell'acqua diventa congelato e mi sveglia, facendomi riemergere dai pensieri.
Esco dalla doccia e mi avvolgono nell'asciugamano, stringendomi al tessuto mi dirigo ad alzare il riscaldamento nella stanza.
Non so come non abbia sentito freddo durante la corsa, forse per la rabbia o lo shock o l'adrenalina, ma adesso mi sembra di essere al polo nord.
Quando l'aria termo- riscaldata riempie la stanza mi metto l'intimo e vado ad asciugare i capelli.

Quando ho finito, sistemo il mio bagno personale e vado a mettermi a letto. Proprio quando appoggio la testa nel cuscino sento il cellulare che squilla sulla scrivania, arrivo in ritardo e perdo la chiamata, che è subito susseguita da un messaggio.
Cloe: amore, ti devo parlare!
Io: è urgente, vi?
Cloe: no, in realtà no... Sei stanca?
Io: sono esausta ...
Cloe: non lo fare di nuovo... Ti prego.
Io: Cloe, non ho intenzione di ricaderci. Ho solo perso la cognizione del tempo.
Cloe: okay, riposati ci vediamo domani... Ah dindindin domani iniziarono vacanze di natale, mamma sono eccitatissima, josh mi vuole presentare ai suoi. T'immagini quanto lo amo?!...
'Notte splendore.
Io: wow... Che amore che siete..
'Notte bellezza.

Cloe è l'unica vera amica che ho. L'unica che sa tutto. Mi è stata vicino quando con me non c'ero nemmeno io. Mi ha preso per mano mia trascinata su e sono felice che ora si sia innamorata di un ragazzo che gli trasmette amore ad ogni sguardo.

Distrutta, rovinata ma ancora innamorataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora