Un compromesso - 40

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°JOY

Matt è da poco uscito di casa per andare a lavoro. Prima di andare via mi ha salutato con un dolce bacio. Mi sfioro le labbra con le dita ripensando a quanto è stato dolce e a quanti brividi mi ha suscitato. Sono ancora distesa a letto con lo sguardo puntato al soffitto cercando di elaborare tutto quello che è successo, ma la mia totale attenzione è catturata solo dal ricordo dei suoi sorrisi, dei suoi baci e delle sue carezze. Abbiamo fatto l'amore. Sì, l'amore, e adesso non posso fare a meno di riconoscere quanto entrambi lo abbiamo desiderato. Quanto entrambi abbiamo desiderato sfiorarci senza riserve. Mi mordo le labbra e sospiro. Sono spaventata a morte. Spaventata dal forte bisogno che ho di avere accanto quell'uomo. Mi ha sempre detto che non sono il suo tipo, e molto probabilmente non sono il genere di donna che può stargli accanto ma... adesso vorrei tanto sapere cosa pensa. Cosa prova per me anche se ha paura di scoprirlo. Perché è così... sono più che sicura che la sua è paura. Paura di riconoscere che l'amore ha sfiorato anche lui, paura di ammettere a se stesso che l'amore alla fine non puoi gestirlo, comandarlo, correggerlo o evitarlo... puoi solo accettarlo e viverlo. Sospiro e scendo dal letto dirigendomi verso il bagno. Sono sicura che restare a letto a pensare a cosa succederà da adesso in poi non farà altro che rovinarmi la giornata. Non me lo aspettavo. Non mi aspettavo assolutamente che dopo quattro giorni dal mio arrivo qui la mia vita sarebbe cambiata drasticamente. Ricordo ancora quando Matt è apparso alle mie spalle con la pistola puntata contro di me. Inizialmente ho avuto un attimo di esitazione, ma poi ho visto il suo sguardo. Ho visto come si guardava intorno con curiosità. Entro nella cabina della doccia e mi lascio accarezzare dal getto dell'acqua. Se Matt fosse arrivato all'immobile dieci minuti prima quel giorno, molto probabilmente non ci saremmo incontrati. Ero uscita presto quella mattina per cercare di recuperare qualcosa da mangiare. Ricordo di essere entrata nel primo supermercato che ho trovato lungo la strada e di essermi diretta immediatamente lungo i corridoi senza farmi vedere. Non ci è voluto molto, dopotutto era ancora presto e i corridoi erano completamente vuoti. Ho nascosto nello zaino una lattina di legumi e sono uscita. A dire la verità è stata la prima cosa che mi sono trovata davanti agli occhi. Prima di arrivare a San Lucca mi era già capitato di rubare - ma oltre a farmi sentire malissimo nel farlo - mi rendeva nervosa e agitata. Per questo non facevo mai caso a cosa prendere, afferravo quello che mi trovavo a tiro senza troppe pretese. Non sono mai stata una persona esigente, neanche quando... beh neanche quando vivevo con i miei genitori. Sospiro posandomi alla cabina della doccia. Mi mancano da morire e nonostante Matt è stato deciso a farmi capire che non debba sentirmi in colpa, io non posso farne a meno. Sono morti per colpa mia. I miei genitori non ci sono più per colpa mia.

°MATT

Arrivo alla centrale e dopo un saluto veloce a Carl, mi dirigo senza troppi giri di parole nel mio ufficio. In centrale non c'è nessuna traccia di Darren e Brett. Mi accascio sulla sedia e sospiro. Inspiegabilmente mi sento come se la realtà mi avesse strappato improvvisamente da un bellissimo sogno. Sono qui nel mio ufficio e non ho nessuna voglia di mettermi a lavorare. Ho la testa occupata da mille pensieri e domande, ma quella che mi percuote di più l'anima è una sola : cosa diavolo mi prende?! Sbuffo allungando un braccio verso il computer per accenderlo. Non voglio che arrivi Darren all'improvviso e mi trovi con le mani in mano dopo essermi assentato ieri. "Ehi Matt, hai per caso la cartella del caso Howard? La sto cercando da mezz'ora" Carl compare improvvisamente sulla soglia del mio ufficio e si gratta confuso la testa. "Oh! Sì. Se non erro è qui da qualche parte" Mi alzo e do uno sguardo tra i vari documenti e cartelline sulla scrivania accanto alla stampante. "Eccola!" la porgo e lui sospira sollevato. "Grazie a cielo, Matt. Credevo di averla persa" si avvicina a me e l'afferra con mano tremante. Quell'uomo ha bisogno di una pausa. "Carl, dovresti chiedere a Darren di darti qualche giorno libero. Sembri un po' stanco e distratto. Non è buono lavorare in quello stato" alza le spalle con un mezzo sorriso "Per ora è meglio di no Matt. Ho del lavoro importante da fare. Poi, quel dannato Brett di certo non aiuta. Ultimamente è davvero strano. Ieri per esempio, è stato tutto il giorno ad esaminare delle donne al computer, e guai se qualcuno lo distraeva. Non capisco cosa gli prende" sbuffa scuotendo la testa. "Bene, adesso vado di là a continuare. A dopo" - "Certo. A dopo Carl" esce dal mio ufficio con le spalle curve e la testa bassa. Mi accomodo con lo sguardo perso nel vuoto. Cosa diavolo sta architettando quel dannato Brett? sbuffo lasciandomi andare contro la spalliera. So solo una cosa con certezza... farò il possibile per proteggere Joy.

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