Un compromesso - 7

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° JOY

Sono le dieci di sera e fuori piove ancora a dirotto. Mi avvicino alla mensola dei libri per cercare qualcosa da leggere, anche se sono stanca non riesco proprio rinunciare a qualche capitolo di una buona lettura. Sfioro le copertine dei libri in cerca di qualche titolo che mi ispiri, quando la porta di casa si spalanca improvvisamente facendomi sussultare. "Joy, per favore vai a prendermi qualcosa di asciutto, sono completamente bagnato." - "Oh, sì certo" mi dirigo verso il corridoio che porta alle stanze a passo veloce, prendo un asciugamano pulita dal bagno e la tuta che avevo ripiegato con cura sul mobiletto e torno nel salone davanti a lui. "Non avevi un ombrello?" Scuote la testa mentre inizia a sbottonarsi la camicia della divisa mettendo in risalto sempre più la sua pelle nuda. "Non capisco..questa mattina come sei andato a lavoro?" lascia cadere la camicia sul pavimento accanto ai piedi e procede con i pantaloni. Oddio! Deglutisco imbarazzata distogliendo lo sguardo "Correndo dalla porta all'auto e dall'auto alla centrale. Odio andare in giro con quei cosi" mi volto avvicinandomi al divano, poso tutto sulla spalliera e mi dirigo verso la cucina. "Sei davvero strano Matt Johnson. Hai già mangiato qualcosa?" - "No, ma non ho fame." con la coda dell'occhio noto che si è avvicinato al divano e inizia a vestirsi. Basta Joy! Basta! Controllati! "Io ho voglia di una cioccolata calda, ma solo se la bevi insieme a me" - "Vada per la cioccolata calda allora, mi riposo un po' e poi vado a farmi una doccia, sono esausto." - "Mi dispiace" Afferro il pentolino e inizio a preparare la cioccolata. Intanto noto Matt che si avvicina al divano e si lascia cadere di peso. "E tu Joy Marshall? Cosa hai combinato nella mia assenza?" alzo le spalle sorridendo. "Ho pulito casa, ho messo a lavare le robe e sistemato ciò che avevi lasciato su tutte le superfici dei mobili. Sei abbastanza disordinato agente Johnson" Sono di spalle, ma di certo non mi è sfuggito il suo sogghigno di divertimento. "Non sono disordinato, mi piace solo avere quello che mi serve a portata di mano" scuoto la testa e scoppio a ridere di gusto. Caspita, Matt Johnson sa anche essere spiritoso.

° MATT

La sento ridere forse come non l'avevo mai sentita prima d'ora. E' rilassata, e questo mi piace perché sono così esausto che non ho assolutamente voglia di litigare. Indossa un completo pantaloncini e canottiera, e ha i capelli trattenuti in una coda morbida mentre mescola con cura la cioccolata nel pentolino. E' nella stessa posizione in cui l'ho vista per la prima volta, solo che adesso al posto della treccia ha una morbida coda, e invece di cucinare tutta sola in quell'immobile, è a casa mia davanti a me che prepara una cioccolata calda. Dopo qualche minuto si avvicina a me con due tazze di cioccolato e me ne cede una accomodandosi al mio fianco "Mmm...ci voleva proprio una cosa dolce." porto lo sguardo su di lei ma il suo e rivolto alla tazza che ha tra le mani. "Joy? Che ne dici di raccontarmi qualcosa di te?" immediatamente si irrigidisce "Ecco io..." - "Non ti va ancora di parlane giusto?" scuote la testa e di scatto si alza dal divano, ma non fa in tempo a correre via che la trattengo da un braccio per farla riaccomodare. "Tranquilla, non insisterò se non vuoi dirmelo stasera, ma non scappare" incontro i suoi occhi e posso notare da essi tutto il suo disagio "Solo... vorrei solo capire cosa ti è successo. E' così tanto grave?" si morde le labbra guardando davanti a sé. "E'...è complicato. Ed è colpa mia" la guardo fisso cercando di capire "Perché dici che è colpa tua? Cosa hai fatto Joy?" scuote la testa e improvvisamente inizia a piangere. Cristo, no. Afferro la sua tazza e la poso sul tavolino insieme alla mia e mi avvicino più a lei. "Joy? Ti prego non piangere, mi fai sentire una merda. Mi dispiace d'accordo? Io voglio solo capire. Solo capire per aiutarti" tira su con il naso, si asciuga le lacrime con il dorso della mano e poi torna a guardarmi. "Perché lo stai facendo Matt? Perché mi vuoi aiutare?" Resto in silenzio a guardarla. Il fatto è che non lo so, non so perché la sto aiutando e perché l'ho fatto prima. L'unica cosa che so, è che non posso vederla così.


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