Addio - Capitolo 6

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Si volta sorridendomi ancora una volta, i capelli raccolti su un lato e la divisa in controluce. Ci guardiamo per un breve attimo.

Ma lui è Riccardo, ed anche se non vorrei , ha la capacità di rimanere fisso nei miei pensieri, imprimendosi come inchiostro.

Poi prosegue verso il campo, corre con gli altri andando incontro alle luci abbaglianti.

Ed io rimango nel tunnel, con le sue parole imprecise e vaghe.

Ripercorro la solita strada che gradualmente mi apre la vista sullo stadio. Cammino a testa bassa con le persone che oramai mi riconosco. Sanno chi frequento, dove vivo, in quale posto lavoro, la tipologia di anello che mi ha regalato Marni e soprattutto sono a conoscenza del cambiamento che sta per avvenire . Sorridono quando incrocio i loro sguardi, certi si limitano ad un'occhiata, altri domandano fotografie. Declino l'offerta come ogni volta, non voglio essere scortese ma non ne vedo la motivazione. Perché mai dovrei farmi immortale con degli sconosciuti con la consapevolezza che il loro interesse non riguardi me ma soltanto l'uomo che amo?

Abbozzo ad un leggero riso scuotendo la testa. Finalmente arrivo al mio seggiolino, poso la borsa sistemandomi.

La partita è già cominciata ma la mia attenzione scarseggia.

Ha detto Londra

E sono trascorsi già 29 giorni da quel giorno. Potrei anche annotare le ore se solo lo volessi.

Sono rientrata tardi come succedeva oramai da troppe sere. Sfinita ho raggiunto il bagno denudandomi completamente senza badare se lui fosse in casa. Sotto allo scrosciare dell'acqua corrente, ho sentito qualcuno parlare in salotto. Velocemente mi sono rimessa l'accappatoio accostando l'orecchio alla porta in legno. Non sono riuscita a contenere la mia curiosità che aumentava con il brusio della voce che poco aveva di familiare. Appoggiata alla superficie, stentavo a capire il senso del discorso, finché il vociare non si fece meno distante. Un uomo domandava a Riccardo quando avrebbero definito le clausole del nuovo contratto.

Quale nuovo contratto?

Marni rispose che tutto era già stato definito, mancava solo la data di trasferimento effettivo così come tutta la documentazione firmata. Decisero che il martedì successivo, sarebbe stato perfetto per incontrare un certo presidente. Poi tutto si confuse tra altri appuntamenti ed infine i saluti.

Quando aprii la porta, con la certezza di aver capito che qualcosa si stava muovendo a mia insaputa, mi ritrovai con la sensazione di un cambiamento improvviso anche se ben ponderato.

Riccardo divenne serio non appena incrocia le sue iridi.

Sapevo che i calciatori vivono di trasferimenti, che legarli ad una città sarebbe stato impossibile, ma così era troppo presto, non avevamo avuto il nostro tempo, niente poteva bastarci se migliaia di chilometri ci avrebbero divisi.

Speravo che parlasse di Roma, Torino o anche Bari.

Tutto mi sarei aspettata, tranne l'estero: " Londra" disse solo questo senza perdere tempo.

Ero talmente terrorizzata da reggermi a stento sulle mie gambe: " Lo hai deciso tu?" chiesi con il cuore in gola: " Hanno offerto una cifra incredibile alla mia squadra per la vendita, mi hanno dato delle buone ragioni per pensarci" ero ancora in accappatoio, nel mezzo del nostro salotto, che a breve non lo sarebbe più stato: " Ci hai pensato ed a quanto pare hai già deciso" non volevo arrabbiarmi, tarpargli le ali non avrebbe avuto senso ma già nella mia voce la tensione si faceva sentire.

Questa era la sua vita ed io ci ero entrata da otto mesi , cosa avrei potuto pretendere: " Non ho ancora firmato, prima volevo dirtelo" sentivo le gocce d'acqua solcarmi la schiena mentre un calore si irradiava sulla nuca: " Sofy, la LondonOne mi farà brillare. Essere presi ancora in considerazione a 28 anni significa valere ancora. Mi pagheranno 4 milioni a stagione, e' una cifra astronomica. Ma ciò che voglio farti capire e' quanto ciò mi valorizzi come calciatore, tutte le strade poi mi saranno aperte, potrò giocare finalmente in Champions League. Puntare alla vetta, è questo quello per cui ho lottato, ed ora c'è".

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