F come - Capitolo 23 -

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Le note sono sempre dolci e l'atmosfera è identica a quella sera, quando, dopo qualche bicchiere, e dopo averlo fatto letteralmente impazzire dal piacere, mi sono ritrovata con una richiesta di matrimonio.

Salutiamo i suoi amici, seduti sempre nella parte riservata del locale. Tessuti pregiati e oscurità', mi domando da cosa si possano nascondere.

Riconosco oramai gran parte di loro, anche se qualcuno si è aggiunto al gruppo, insieme a delle donne molto belle.

"Hey Marni, ancora tra noi!" alludono al cambio di squadra e dunque alla nostra vita lontana dall'Italia
"Ciao Sofia" contraccambio i baci sulle guance che mi vengono dedicati: " Ciao a tutti" mi rivolgo al folto gruppo che, nel frattempo, ha ordinato una terza bottiglia dello champagne più costoso in circolazione. Noto immediatamente che , nel giro di ragazze presenti, una tra tutte spicca per il volto più tirato, leggermente più anziano, se così lo si riesce a definire.

E' la donna che aveva letteralmente rapito Marni con le sue discussioni, quando eravamo andati in quel bar in centro a Firenze, quando il mio amico d'infanzia era ancora Lui e mi aveva sfiorato con amore il viso dopo la sua corsa di jogging, quando tutto era normale.

Caccio i pensieri mettendomi seduta vicino al mio uomo. Accavallo le gambe rilassando lo sterno. Sento le gote calde, un calore quasi piacevole.

Con i discorsi che filano, la milf accenna qualche parola alla mia destra: " Che bella collana, mamma mia!" gli occhi della donna, della quale non potrei mai ricordare il nome, si immobilizzano sul mio collo: " Posso provarla?" sgrana le iridi contornate da maschara nero, sperando che ceda alla sua richiesta: " Si, va bene".

Piego la testa nel tentativo di sganciarla quando le dita di Riccardo mi sfiorano la pelle: " Ti aiuto" bisbiglia sfilandomi il prezioso diamante: " Potresti aiutare anche me?". Involontariamente serro le gambe, come a volermi chiudere a riccio.

Seduta sulla poltroncina osservo Marni agganciare il gioiello a questa donna che sorride soddisfatta.

E' alta, snella, con lunghe gambe, coperte da un sottile velo nero. Indossa un abito molto corto ma adeguato alle sue forme longilinee. Accosta i capelli sul lato della spalla, avvicinando il corpo a quello del mio uomo. Indietreggia un passo, qualche impercettibile centrimetro, finchè incontra i pantaloni grigi di Riccardo. Si morde le labbra stringendo le natiche scultoree, risultato di ore in palestra.

Mi domando perché credano di poter avere simili atteggiamenti di fronte a me.

Riccardo non da peso alla cosa, allontanandosi immediatamente. Mi bacia la fronte fermandosi a parlare con suo amico, posto più lontano rispetto a noi.

Mentre gli altri continuano a bere, con deliziosa sfacciataggine mi avvicino a lei, che nel frattempo si è seduta.

Mi preparo, sorridendogli, estraendo i miei artigli, sussurrando all'orecchio della megera: " Non farlo mai più" .

Mi tremano le mani ma le nascondo al di sotto delle cosce.

Non è da me, io non minaccio, figuriamoci se sono in grado di mettere all 'erta una donna bellissima e piena di sé come lo è lei, ma quando qualcuna crede di potermi prende Riccardo il mio odio parte e non si placa.

" Non ho ..." le blocco le parole sul nascere: " Ci siamo capite. Non farlo mai più, e ridammi ciò che è mio" poso il palmo all'altezza del suo mento.

Stringe le mascelle torturandosi le labbra gonfie. Vuole dire qualcosa ma rimane zitta. Sta pensando alle parole al vetriolo da servirmi, ne sono certa.

Con ancora la mano a mezz'aria aspetto il meraviglioso diamante: " Non ti meriti Marni" esclama senza guardarmi.
Sorrido passandomi la lingua sulle labbra: " Io mi merito Riccardo più di quanto non immagini" afferro il gioiello lasciandola con la bocca spalancata.

Posso essere un ghepardo o una gazzella. Posso tutto con Lui al fianco.

Mi allontano avvicinandomi al mio uomo.

La musica continua ma sento un fuoco propagarsi per tutto il corpo: " Cosa le hai detto?" bisbiglia lui, spettatore silenzioso.

"Che sei mio, a quanto pare devo continuamente rimarcarlo" come se non fosse già ovvio.

"Mi piaci quando sei cosi gelosa" alza le labbra gonfiando il petto: " Smettila di aumentare il tuo ego. Guarda che anche tu non scherzi in questo. Ti ricordo del bel calciatore Cristos e dei suoi balli, proprio qui, in questo locale. E delle tue occhiate fugaci e allarmiste".

"Lui ci stava provando" afferma perentorio : " Anche lei amore mio" annuisco come a voler sottolineare la mia frase.

" Vado un attimo alla toilette" sorrido a lui baciandogli la tempia: " Starò attento che non ti segua, per fartela pagare tra le quattro mura di un bagno" ridacchia bevendo il suo bicchiere di champagne: " Ridi Marni, ma ricorda bene cos'è successo dentro a quella stanza".

Lascio la compagnia dirigendomi verso la parte più esterna del locale con gli occhi carichi dell'uomo che spesso mi sottovaluta.

Sono felice di averla rimessa la suo posto. Già la scorsa volta, mi aveva ignorata platealmente, cose se la mia presenza le avesse dato fastidio. Ma poco m'importava effettivamente. Però, che lei posi il sedere su di lui, questo non lo digerisco.

Entro nei raffinati servizi adornati da luce soffuse e orchidee color del sole, soffermandomi nello specchio intarsiato in cornice dorata.

Rifletto sulla giornata appena trascorsa e su quanto fossi felice prima che i miei pseudo suoceri mi facesso notare quante ragazze Riccardo ha presentato e soprattutto allo squallore di quella megera.

Sistemo i capelli con il corpo e la mente un po' annebbiati. Lo spumante mi sta facendo lo stesso effetto che poco prima aveva avuto sul padre di Marni. Rilasso le spalle appoggiandomi al lavandino.

Chiudo gli occhi mettendo in ordine i pensieri.

Sarà sempre cosi, le persone mi crederanno solo ed esclusivamente un ragazza fortunata, sulla quale il bel calciatore ha posato lo sguardo.

Non ci rimugino tanto sopra, lui mi ama, devo ricordarmelo. Accetto dunque la questione riportando gli occhi dentro al riflesso.

" Sei ancora molto bella Sofia "

Nella penombra la voce mi terrorizza. Non è cambiata e mi fa paura, il respiro accellera, il battito scalpita.
Non penso agendo, come se avessi dei fulmini nel corpo.

Esco di corsa dal bagno senza respiro. Ho le lacrime che scendono copiose, ho lo smarrimento sul volto e il tormento nel cuore. Non può essere, non qui, non ora. Lui era lontano, lui era pericoloso, lui non poteva o lui non doveva.
Mi scontro con dei clienti, ma le parole sono nascoste nella gola, che ora mi sembra in fiamme. Cerco Marni, devo vedere Marni.
Un passo poi l'altro. Uno ed uno ancora.

Due passi, una figura nell'ombra, due mani che mi strappano la vita.

Sussurro un "Riccardo" prima di cadere a terra.

Incontro i suoi occhi preoccupati che afferrano il mio corpo prima dell'impatto contro il parquet del locale.

Chiama il mio nome, ed io ansimo come mai in tutta la mia l'esistenza .

Scavo dentro di me quel nome:
"Fabio"

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