Nessuno - Capitolo 27

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Sua moglie.

Forse non ho ancora ben messo a fuoco tutto ciò che mi è capitato solo qualche ora fa, però ho la certezza di essere parte di qualcosa. Dorme con il braccio sul mio fianco ma io non riesco a fare altrettanto. Dopo tutte le emozioni di questa giornata, chi potrebbe rilassarsi in questo momento?

Ha le labbra semi aperte con i boccoli che scendono armoniosamente sulla barba perfetta. Il naso sottile e quelle fossete sulle gote che ora mi appartengono.

Se ripenso a tutto ciò che ci è capitato, amore mio caro, come potrei dire che non ci siamo meritati questo pazzo legame.

Sei il mio Sole Riccardo Marni. Come la prima volta che mi hai aspettato di fronte a Santa Maria, con la mia inesperienza e scetticità per quello che stava per attenderci. Come se tu già sapessi che poteva funzionare, che doveva funzionare.

Nei miei pensieri che si ricollegano sempre a lui, lo vedo aprire gli occhi.

" Non riesci a dormire?" domanda avvinchiandosi al mio corpo: " No, e non voglio farlo, sei troppo bello da guardare" fissa le mie iridi traggendomi il cuore, come sempre.

" Sei mia"

"Sono tua"

La voce di entrambi è leggera, un tono dolce nel silenzio della camera che ci ha accolti fin dalla prima volta.

"Tu mi hai sposata" e non so nemmeno in che modo sia riuscito ad organizzare ogni minima cosa.

" Io ti ho amata. Farei qualsiasi cosa per te. Qualsiasi" appoggia le labbra calde sulle mie facendomi subito assaporare il sapore che ha contraddistinto il mio uomo fin da quando ne ho memoria.

Non riesco a riflettere quando Lui è nuovamente su di me. Il profumo di vaniglia conquista ogni mio centimetro di pelle. Assaggia e prosegue, senza mai saziarsi. Alza le mani e culla i miei seni.

"Non riuscirò mai a smettere di volerti"

Sussura questo prima di muoversi dentro di me.

Ritmo e calore.

Sento questo con Marni che mi completa. Spinge ed esaspera i miei urli. Ho il volto sulle sua labbra, e sento tutto il piacere che so dagli, che desidero donargli.

Aumenta il battitto cardico cosi come le sue spinte. Le mani sono ora sui miei fianchi, che con forza stringono il ventre smanioso di Riccardo.

Vorrei arrivare al culmine ma Lui mi ferma. Si allontana afferrandomi la mano. Accompagnata dalle sue dita, vengo messa di fronte alla finestra della nostra sala. Alza le tende facendomi vedere Firenze dai comignoli che fumano sulla bella città.

Ma la sua attenzione è altrove.

La bocca sulla mia spalla e baci a non finire per tutto il collo che mi sta facendo impazzire. Con movimento deciso agguanta i miei polsi facendomi appoggiare le mani sopra al vetro. Abbassa poi le ginocchia facendosi spazio dentro di me. Spinge il torso sopra alla mia schiena, con la pelle che aderisce al vetro scuro.

Colpi e amore. Riccardo e Sofia.

Mi chiede se lo amo, rispondo che non potrei vivere senza.

Non smette di darmi piacere finché con un urlo sancisco la fine della voglia che entrambi stiamo provando. Con l'ultimo movimento mi fa sua, esplodendo dentro di me, con tutto ciò che noi due significhiamo.

Entrambi felici ed ora esausti, ci sdraiamo tra le calde lenzuola. Il sonno non tarda ad arrivare, socchiudendo le palpebre con l'ultima immagine di mio marito, l'unica che potrei mai volere.

Nella splendida città mi sento rinata. Non riesco a togliere l'attenzione dalla mia mano, con quella fede alla francese che corona le mie dita. Il freddo è pungente ma sono ben coperta tra il gelo della Firenze natalizia.

Dopo ieri , vorrei soltanto tornare a vivere qui, ma so bene che la cosa è impossibile. Non lo chiederei mai a Riccardo, questo è certo, però è che qui mi sento a casa, tra l'arte e l'aria toscana che adoro.

Come da buona moglie, ho deciso di scendere per prendere delle briosche al mio uomo.

La colazione in camera dopo il primo giorno di matrimonio, credo che sia ben doveroso. Lui stava ancora dormendo quindi sono sgattaiolata fuori casa indossando i primi abiti che ho trovato.

I bar sono già aperti da un po', quindi con facilità mi ritrovo ad acquistare tutto il necessario per noi due.

Esco dal bsitrot con i crossaint, dei succhi e due fette di torta appena sfornata. Le mani strapiene mi impediscono qualsiasi movimento oltre ,naturalmente ,al camminare.

Mi dirigo ancora verso casa quando la mia attenzione viene rapita dall' edicola dietro l'angolo.

Tra le riviste patinate ed i quotidiani, mi ritrovo a leggere i titoli dei giornali di gossip. E ci siamo noi.

Sono vesitita di bianco su di un corpo che non è mio, mentre l'immagine di Riccardo in smoking è stata strappata da un altro contesto. Affermano a caratteri cubitali che io sia " INCINTA!": Marni la sposa perché non ci sono alternative. Sempre lo stesso problema con questo calciatore.

Sento l'odio salirmi per le gambe, con la tristezza perchè questa gente si prende la libertà di infangare i nomi di chi non ha  nulla da nascondere, se non un amore vero.

Cammino senza voler approffondire ulteriormente la questione, in contrasto con quanto la rivista invita a fare. A testa bassa percorro la strada che mi porta nell'appartamento dove queste menzogne non posso e non devono entrare. Perché ferirmi in questo modo? Perché prendersi gioco sempre e solo di persone che vogliono soltanto vivere la propria vita.

Stringo la colazione tra le mani sospirando ad ogni passo, quando un corpo familiare mi si piazza di fronte.

Non ha più il pancione, ed effettivamente il bimbo sarà già nato, però devo ammettere che è sempre molto curata. Con lei ci sono delle ragazze, tutte truccate e pronte per affrontare la Domenica mattina in centro. In confronto alla donna che mi ritrovo davanti, so di essere un mostro in questo momento. Ho i capelli legati in una coda, qualsiasi mancanza di trucco, per non parlare degli stivaletti e dei leggins che mi ritrovo addosso.

"Ciao Valli" bene, ora sa anche il mio cognome: " Ciao Lucrezia" continuo a caminare senza darle importanza: " Hey, aspetta tesoro, volevo farti i miei auguri per ieri" si, certo, per la morte immediata forse: " Grazie" sussurro appena con lei che spalanca gli occhi: " Allora è vero?" chiede alle altre voltandosi: " Ti ha sposata?" ride mentre lo pronuncia: " Si e non ci vedo nulla di divertente" dico cercando di andarmene, ma  le altre si avvicinano come a proteggerla, come se ne avesse bisogno: " Come?! Certo che c'è da ridere, ha sposato un foca" ed ecco le labbra gonfie che ancora mi vessano, che ancora mi fanno male: " Finiscila Lucrezia, smettila di fare la stronza. Amo Riccardo e sono sua moglie, tu non c'entri più nulla con noi".

Urlo il tanto per darmi coraggio ma Lei alza le spalle, puntandomi il dito, sputandomi addosso: " Sposato non significa nulla" pronuncia scansandomi con forza.

Perdo equilibrio in un attimo, cadendo sopra al marciapiede.

A terra cerco di riprendere la colazione che si è sparsa ovunque, ma i suoi tacchi sono più veloci. Calpesta i croissant, prima che altre tirino dei calci ai succhi e alla torta confezionata: " Ecco dov'è il tuo posto, sulla strada".

Ridono tutte lasciandomi li, con il mio onore tra i ciottoli di Firenze, con Sofia che non riesce a farsi valere.

Mi rialzo raccogliendo ciò che ormai è spazzatura. Con l'umore a terra proseguo sulla mia strada mentre le lacrime scalpitano per scendere ancora una volta. In pochi minuti sono nella nostra sala, con il volto di chi ha sofferto solo qualche secondo prima. Alzo lo sguardo su Marni che, in soli slip, armeggia con il caffè. Mi osserva arrivando di fronte a me, chiedendomi cosa sia successo. Lo racconto con il magone in gola, mentre le sua mani afferrano i jeans ed un cappotto. Lo vedo svanire al di fuori di casa in pochi attimi. Prima di andarsene mi rivolge ancora attenzione: " Nessuno può far piangere mia moglie".

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