Attenta - Capitolo 34

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... ti stai uccidendo da sola in questa stanza.

Mi chiedo se devo fermarmi, se il limite è arrivato o solamente se l'ho già sorpassato. Resta qualcosa da salvare?
Sa quello che sto facendo, sa che lo amo ma sa anche che devo dimostrargli quanto posso essere appetibile per un un'altro uomo se lui non mi degna nemmeno delle normali verità.

Giro su me stessa con Cristos che non lascia la mia schiena nuda. Ho il respiro calmo ma la mia testa esplode, dentro ad una morsa feroce ballo il lento che non si accosta ai miei sentimenti. Distrattamente inciampo sul vestito con le mani dell'estraneo che mi afferrano , con il suo volto che sprofonda nei miei capelli, sento la sua pelle che assorbe il profumo del mio ramato. Lo spiazzo che si è creato per le danze non è piccolo ma sono in grado di riconoscere una sedia quando si sposta con violenza. Con le guance arrossite alzo lo sguardo sopra di Lui che ha il fuoco e le fiamme nei dolci occhi castani. Stringe le nocche, poi si porta i polpastrelli della mano destra sull'anulare della sinistra, facendo ruotare la fede senza toglierla. Non c'era innocenza, non esisteva in nessuna mia mossa.
Afferro il vestito andandomene da Cristos ma Riccardo è più veloce, troppo svelto. Svanisce mentre la modella lo richiama.

Poi tutto diventa lento, i miei movimenti, le luci, le persone.
Confusionario e lontano da casa. Aumento il passo addossandomi la colpa delle mie mancanze.
Perché non riusciamo ad avere un rapporto normale? Deglutisco e mi lascio alle spalle il narcisismo di questo mondo. Passo vicino al tavolo ma lei richiama Lui , seguendolo.

Marni dove sei.Non farlo.

Ho addosso un profumo che non è quello di mio marito e mi viene ribrezzo per me stessa. Il vestito si muove nell'atrio di gran classe del locale, tutti mi fissano mentre percorro con molta fretta la navata.
Non riesco nemmeno a ricordare l'ultimo suo bacio. Non riesco a ricordare quando mi ha estromessa dalla sua vita.

Devo trovarlo e chiedergli spiegazioni per ogni sua mancanza, per ogni verità non detta, devo farlo per entrambi, altrimenti questa relazione non potrà continuare.

Il vento si è alzato e tutto il freddo mi penetra nelle ossa, ma non riesco a vederlo. Sono oramai giunta in strada e nessuno, tranne gli autisti delle limousine, sono presenti.

Non vedo neanche quella che aveva noleggiato Marni per accompagnarci. La mia bocca emette un respiro gelido e la mia schiena mi supplica di essere coperta. Ho la pelle tirata e il cuore che esplode. Ogni cosa che faccio mi si rivolge contro, ma forse mi merito questo suo comportamento, oppure no.

Sono confusa perché non so dove sia lui, non so se sto bruciando o se sto solo precipitando.

Doveva parlarmi dei vecchi problemi della sua squadra, della motivazione della campagna fotografica e soprattutto della scelta dello slogan.
Io dovevo essere con Lui, noi eravamo il binomio di felicità, non lui e quella ragazza. Io ... Io volevo solo stargli accanto.

Pronuncio queste parole come se ci fosse qualcuno qui ad ascoltarmi. Dov'è la mia oasi di felicità? Sono stanca di cercarla, sono esausta di litigare con Lui, sono assuefatta dal dolore.

Forse il continuare a provare ad essere migliore mi si rivolge semplicemente contro, forse il massimo della gioia l' ho già raggiunto.

" Dove sei Riccardo"

Poi è come nei migliori film, come se mille telecamere fossero qui a riprende gli attori. In pochi secondi Lui mi passa davanti in macchina, sfreccia sull'asfalto seduto nella sezione posteriore, si volta a guardarmi prima che una chioma bionda spunti al di là del suo profilo. Quando ho deciso di perderlo? Noi ci completavamo. Non voglio amare qualcun'altro, non voglio.

La pioggia della mattina lascia che i propri residui mi macchino il vestito mentre le ruote nere lo portano con Lei lontano da Me.
I miei occhi si riempiono di lacrime, con il tessuto impregnato d'acqua. Sento le gambe diventare inutili, le braccia cadermi lungo i fianchi, e l'ansia assalirmi. Le paure prendono piede e la mia mente non è lucida.
Cerco la borsetta ma probabilmente l'ho lasciata sul tavolo, prima di ballare e farmi vedere da mio marito in atteggiamenti intimi con un'altro.
Allora comincio a camminare, proseguo sotto lo sguardo dei cittadini inglesi. Ho perso la mente ed il controllo.
La vita è troppo corta per potersi permettere questi sbagli, troppo troppo corta. Ho osato ma non ho trovato nulla. Stupida Sofia, hai lottato così tanto per averlo, ti sei aggrappata alla vita pur di tornare nelle sue iridi, hai sconfitto un lavoro asfissiante, una ex troppo esuberante, i paparazzi, le gelosie, le distanze, hai combattuto come pochi al mondo ed ora per un'inezia, per una mancata verità hai lasciato che la tua mente ti lasciasse.

Corro a perdi fiato senza nessuna meta, sono un disastro, un miserabile disastro. Ed ora lui è con lei.
E se lui la volesse veramente? Se lui provasse per lei l'amore che ha sentito per me?
Corro corro corro.
No ti prego, non potrebbe farlo, lui vede solo me nuda, lui ama solo me.
Neanche il cielo è clemente, la pioggia ricomincia ed io comprendo il sentimento della scorsa volta. Quando l'acqua mi rigava la pelle, quando mi mancava l'istinto primordiale di proteggermi, era tutta una preparazione a questo, lo era.

Una volta ho sentito in una canzone che c'è chi aspetta la pioggia per non piangere da solo, ed ora mi sento così vuota, sola come l'acqua che mi riga.

A testa bassa mi fermo per un attimo, il ponte che separa Londra è lì da percorrere. Lentamente raggiungo la sponda. Con il buio fa paura, l'acqua che scorre ed il rumore terrificante che emette mi terrorizzano. Però lo fisso, come obbligata.

Esisterà mai un'uomo come Lui?

" Casa casa casa, vorrei essere lì con te e non sola in una notte di marzo"

Chiudo gli occhi concentrandomi, mi convinco che dovrei sentire l'odore di ortensie, se sono in grado di diventare pazza rovinando la mia vita dovrei anche immaginare un profumo che qui,ora, non potrebbe mai raggiungermi.

Digrigno i denti e cerco di sentirlo ma non arriva nessun sentore, solo il dolore per ciò che ho perso.
Il cielo ulula la sua presenza, mi serro nelle spalle continuando a camminare, tremando per il gelo che è vivo nelle ossa.

Non ho mai creduto che il principe azzurro, nel momento della difficoltà, sarebbe arrivato a salvarmi ma ora, come una bambina, lo desidero disperatamente.

Tengo il respiro stretto tra i denti, ingoio la mia ansia sapendo che non voglio tornare a casa e trovarlo con un'altra.
Ho paura di ciò che potrei vedere, ne ho il terrore.

Vicino a Time Square mi accascio sotto ad un portico osservando la città poco animata, rinchiusa in me stessa non riesco nemmeno a respirare quando una gentile signora mi nota , chiedendomi se sto bene, le rispondo che potrebbe andare meglio, lei si accascia prendendomi la mano, accompagnandomi senza chiedere nulla, nella via laterale alla piazza.
Bussa alla porta quando una donna di circa cinquant'anni mi fa entrare. Mi indicano una stanza dove poter dormire, insieme ad altre ragazze poco fortunate. Scuoto la testa perché non voglio rubare posto a chi veramente non lo ha per dormire, ma le donne insistono, regalandomi una maglietta ed un materasso pulito.

Appoggio la testa e mi lascio andare, sperando che il sogno sia più profondo di me.

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