41 (Lorenzo)

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Devo ammettere che la canzone che mi ha nominato Diana un paio di volte non è male quanto pensavo, anzi, non riesco a smettere di farla ricominciare ogni volta che finisce. A chi la farà pensare? Il fatto che qualcuno voglia "Cambiare la sua strada", come dice il cantante, non mi piace affatto e lo sento anche mio come tema, dato che stanno provando ad allontanarmi da lei, da quello che voglio fare davvero, da ciò che voglio che sia la mia storia.

Accendo le candele sul tavolo, alimento il fuoco nel camino e ci soffio per non farlo spegnere, poi vado in cucina e giro i filetti nella padella. Guardo l'orologio: sono stato un deficiente a non essermi offerto per andarla a prendere! Afferro di corsa il cellulare e, quando digito l'ultima cifra, il campanello suona tre volte.

<<Scusa il ritardo ma mia Nicole era in crisi sugli abiti da indossare!>>, esordisce buttandomi le mani al collo.

<<Ma sono solo le otto e tre...>>

<<E be'?>> I suoi occhioni mi fanno subito scappar fuori un sorriso a trentadue denti e appena si bagna le labbra con la lingua, la bacio accarezzandole i capelli arricciati e chiudendo, con il piede, la porta. <<E questa musica?>> Si allontana un secondo per dirigersi al lettore CD: non appena la raggiungo mi salta in braccio e appoggia la sua fronte contro la mia. La poso a terra dopo averla guardata bene: è così dannatamente fantastica... e io sono così dannatamente innamorato di lei.

<<A cena ho preparato una delizia: filetto, insalata e patatine, poi ho comprato una torta in pasticceria e l'aranciata.>>, le dico entusiasta.

<<Mi avvelenerai, non è così?>> Scherza sempre, anche se in fondo sa che ai fornelli non me la cavo male, anzi, è proprio lei che non sa cucinare!

<<Stia zitto, chef>>, la prendo in giro <<che la sto superando con le mie creazioni!>> La bacio mentre guarda in un modo strano le padelle, quasi spaventata con quel sopracciglio alzato e la fronte tiratissima, che, nonostante tutto, riesce a renderla bella come sempre. <<Con chi usciva, Nicole?>>

<<Mah, io so che andava con delle amiche in pizzeria, ma non chiedermi nulla perché non so darti risposte certe.>>

<<Ma Fil?>>, domando riempendo con cura i piatti che, stranamente, non sono di plastica ma del "servizio buono" che mia madre mi fece quando le dissi di voler traslocare per la prima volta.

<<Non so cosa cavolo sia successo: un giorno stanno insieme, il giorno dopo non si parlano, poi lei va a casa di lui e non si fa più vivo... Menomale che noi siamo normali!>> Alzo lo sguardo e scuoto la testa ridendo, così alza il dito medio. Vado a spostarle la sedia per farla sedere, ma lei mi blocca e lo fa al posto mio stringendo le labbra per soffocare un risolino; le cingo il collo con il grembiule per cucinare ancora in dosso e le lascio un segno leggero sul collo.

<<Sai che ti amo>>, le ricordo sedendomi di fronte a lei. Le sue guance si muovono a intermittenza per masticare il cibo che sembra piacerle: alzo lo sguardo mentre taglio la carne in pezzettini piccoli: <<Voto?>>

<<Perfetto, purtroppo. Speravo in qualcosa di schifoso per canzonarti tutta la sera, ma è davvero delizioso.>>

<<Come te.>>

<<Cannibalismo?>>

<<No, ma il tuo collo e le tue labbra mi piacciono davvero, davvero, davvero tanto.>> Diventa paonazza e si tampona la bocca con il tovagliolo mentre io cerco la sua gamba sotto il tavolo per farla imbarazzare ancora di più.


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