17 (Diana)

60 9 0
                                    

<<Smetti di guardarmi, per favore?>>, gli domando con una mano davanti alla bocca piena. Non so perché, ma mi imbarazza tremendamente mangiare quando qualcuno mi guarda; sono troppo timida dicono e me ne sto rendendo conto.

<<No.>> Fa del tutto al fine di farmi diventare paonazza e, ovviamente, ci riesce alla grande! Già è dura per me ricevere complimenti, poi se a farmeli è un bel ragazzo posso considerarmi morta in partenza. <<Non posso: sei troppo...>>

<<Okay, okay! Guardami pure! Farò finta di niente.>> DEVO farlo.

<<Grazie, piccola.>> Ecco, ora siamo al completo!

Gli confesso di amare la danza, ma al tempo stesso di essere completamente negata; mi racconta di quella volta in cui si ruppe un braccio per giocare a basket e dice di sembrare un tronco di legno in pista; gli chiedo qualcosa sulla sua famiglia e lui ricambia, così sono costretta a parlargli delle gite che facevo con Nicole all'età di sei anni, durante le quali mi prendevo puntualmente la febbre.

<<Sei mai stata innamorata?>>

<<Innamorata veramente una sola volta, ma ho avuto varie cotte, si.>> Mi torna in mente quello di terza D per cui avevo perso la testa, quello di quinto che non mi calcolava e altri due/tre. 

<<E non hai mai concluso nulla?>>, chiede tirandosi in avanti. <<Voglio dire: non sei mai con uno di questi tipi?>>

<<Assolutamente!>> Mi viene da ridere perché mi ricordo bene quanto gli andavo dietro: ho passato il primo superiore a "perseguitare" questi poveri ragazzi in corridoio durante la ricreazione, poi ho stretto il legame con Filippo ed è finito tutto, ma ne sono felice: sembravo 007 anche se nessuno lo notava. 

<<Motivi?>>

<<Erano tutti più grandi...!>> Mi blocco, lo guardo stringendo i denti e scoppiamo a ridere.

<<Mi ritengo offeso!>>, si imbroncia scherzosamente.

<<Ma dai! Guarda che non ne valeva la pena, comunque.>>, gli confesso. Si, effettivamente è vero: ho perso solo tempo con quelli; non erano i tipi per me. Alza l'indice, poi si ritrae facendo entrare aria nella bocca, quindi gonfiando le guance.

Arrivati al dessert ha la brillante idea di imboccarmi e pulirmi le labbra con il tovagliolo, e lì cedo: glielo strappo dalle mani e toccandomi i capelli finisco il "lavoro" iniziato da lui, per poi alzarmi. Alla cassa mi minaccia per non farmi pagare e io posso solo che rimanere in silenzio, con un suo braccio che fa su e giù e si ferma poco prima del fondo schiena.

Il mio orologio segna le dieci e mezza, così decidiamo di andare a farci un giro servendoci della moto per raggiungere il luogo che ha in mente lui. Il vento è una mano santa e mi risveglia dopo l'aria calda del locale. Ormai stare così [con le mie braccia che lo stringono e i piedi tirati sui pedali] è diventato un vizio... un gran bel vizio! 


Il parco è illuminatissimo e io mi siedo sul muretto bagnato, con i piedi nel vuoto nonostante le vertigini. Non ero mai stata qui di sera e devo dire che è davvero bellissimo: il lago contornato di luci, i rumori della città come un leggero sottofondo e... lui. Mi stringe a sé, con una mano sulla coscia e la testa tra i miei capelli. "Wow" è il commento più banale che possa fare alla location: dovrei tornarci per fare qualche foto! 

<<Ti piace?>>, mi chiede.

<<E' incantevole!>> 

<<Io ci venivo spesso il sabato sera, prima di andare nei locali con i miei amici. D'estate è ancora più bello: le stelle qua su sembrano così vicine! Mi sdraiavo poco più in là con gli occhi al cielo e iniziavo a pensare alle cose che mi accadevano; qui ho fatto le scelte più importanti...>>, poi alza le spalle: <<e su quella panchina ho mollato la mia fidanzatina della medie!>>.

<<E ci hai dato il tuo primo bacio...>>

Sgrana gli occhi: <<Che ne sai?>>

<<Voi ragazzi fate del tutto per rendere più drammatico il momento in cui lasciate la vostra ragazza... non ti facevo così cattivo, Cantarini!>>

Aumenta la forza e ride fragorosamente. <<Sappi che sono cambiato, cara, e ho intenzione di farlo ancor di più.>>

<<Vorrei anche io...>>

<<Perché dovresti? Sei perfetta, piccola.>>

<<A volte mi odio: prendo decisioni completamente errate e che fanno male, la gran parte delle volte. Devo smettere e ripartire.>>

<<Ripartiamo insieme?>>

Alzo la testa per incrociare il suo sguardo penetrante: <<Proviamo?>>

<<No "proviamo", ci riusciamo!>>, mi rassicura.

<<Vai! Ripartire da zero!>> Gli porgo la meno per stringergliela.

<<No: ripartire, non da zero, ma da NOI.>> 

<<Sembriamo due fidanzati!>>

Sento la sua voce ripetere con tono basso "sembriamo", così lo abbraccio infilando le mani sotto il suo giacchetto. Mi afferra e mi mette seduta sopra di lui, strappandomi un urletto per il terrore di cadere. <<Shh, tranquilla, piccola.>> Cavolo, non può farmi questa voce! 

Il silenzio cala e sento la sua frequenza cardiaca ben chiara, il cuore pompare a ritmo regolare, né troppo veloce né troppo lenta. Poso sopra il suo petto una mano e lui la copre con il suo palmo, facendomi intensificare la presa e accartocciandomi un pezzo di tessuto tra le mani. Mi posa la bocca accanto all'orecchio e ci posa un bacio; io chiudo gli occhi e sospiro. Ripete l'azione varie volte e io mi abituo subito a quella sensazione.


FrameDove le storie prendono vita. Scoprilo ora