51 (Lorenzo)

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Tiro a me Diana e la abbraccio, ma percepisco anche da lontano che è notevolmente irrigidita: perché è sempre così quando c'è questo tizio?

<<Uh, Diana, poi quando hai tempo dovremmo andare a prenderci qualcosa solo io e te, non trovi?>> Ehm, non credo proprio, caro Edward!

<<Mi intrufolerò anche io, almeno le ragazze mi vedranno solo e correranno da me.>>, scherza Christian intrufolandosi nel discorso dell'amico.

<<Non è necessario: so stare al mio posto SE voglio, tranquillo>> Mi lancia un'occhiata mentre si avvicina a lei e le sorride mordendosi il labbro. Che cosa significa che sa stare al suo posto SE vuole? No, la cosa non mi piace, ma non perché non mi fidi di Diana, bensì perché non mi fido di lui, che non so che razza di pensieri abbia in quella testa ricoperta per la metà dalla frangia che tanto lo fa credere bello <<Capito?>>, domanda guardando l'altro.

<<Si, ho capito, ho capito.>> Si sistema i capelli e inizia a guardarsi attorno, senza nulla di particolare da cercare, evidentemente.

<<Io proporrei di andare, amore.>>, dico continuando a tenere lo sguardo su di lui, che a sua volta fa la stessa cosa ma su di lei. 

Bacia Chri sulla guancia con la sua solita dolcezza e abbraccia Edward, ma quando va per allontanarsi quest'ultimo la blocca e, strattonandola, le dà un bacio sulla fronte mentre, con la mano sinistra, le stinge un fianco: che razza di problemi ha?! Non mi sta antipatico, o meglio, non lo sarebbe stato se non ci avesse provato così spudoratamente con quella che ora è la mia fidanzata. <<Ciao, bellezza!>>, conclude prima di lasciarla.

<<Ciao Chri!>> Esco dalla stanzetta e dopo aver pagato usciamo con un leggero sbattere della porta, che mi sfugge di mano per la gran rabbia. <<E' proprio convinto di essere perfetto, non è così?>>

Diana scoppia a ridere e chiude la mia mano nella sua: <<Un po'. Be', non è malissimo, solo che è un po' strano a volte...>>

<<Può essere strano quanto vuole, basta che ti lascia in pace>>, sbuffo stringendo i pugni per la rabbia <<No, seriamente, piccola, odio quando fa in quel modo: hai scelto me, deve accettarlo perché mi ha davvero scocciato con queste scene; sono calmo e buono, ma poi se mi ci metto riesco a diventare cattivo e non so quanto possa andargli bene dopo.>>.

<<Lorenzo, ti prego!>> Mi fa voltare di scatto e quando la guardo in quelle pupille dilatate qualcosa dentro di me si blocca immediatamente: è il suo effetto, ci ho rinunciato quasi, perché riesce a farmi calmare immediatamente, che lo voglia o no, per qualsiasi cosa, come fosse una medicina per il mal di testa, la più potente in mercato.

<<Come cazzo ci riesci?>> Mi butto contro il suo esile corpo e la bacio, lì, al freddo, mentre tutti i passanti ci lanciano occhiate rapide. Per un secondo desidero che passi quel cretino, giusto per godersi la scena, ma appena sento la sua lingua la mente mi va altrove e mi scordo tutto, eccetto quel "noi" che ci eravamo promessi con questa ragazza.


<<E...?!>>, domanda Alessandro spalancando gli occhi.

<<E poi ci siamo baciati e l'ho accompagnata a casa.>> Sicuramente starà pensando al fatto che non abbia dato un pugno ad Edward, ma sa che non mi appartengono più quelle cose, quindi non accenno neanche l'argomento. <<Che ne pensi tu? Di lei, intendo.>>

<<Lorenzo, mi avrai fatto la stessa domanda mille volte, circa!>> Si massaggia le tempie e mi guarda con un'aria sfinita, ma faccio finta di niente e ripeto la domanda. <<E' davvero carina, la ragazza giusta per te>>, dice in tono monotono e ridendo <<Ah, a proposito, piace anche ai ragazzi! Mancano solo due e poi tutta la band conoscerà la tua fidanzata, ma ti prego tieni le orecchie aperte quando chiederai anche il loro parere... oppure assilla qualcun'altro, fai come ti pare, basta che mi lasci in pace!>> Continua con le risate, alle quali mi unisco anche io, per quasi un minuto pieno.

<<Potremmo farti conoscere qualche amica di Diana!>> Ho un lampo di genio e propongo la cosa di getto, dato che non ha ancora trovato una ragazza nonostante abbia più di vent'anni.

<<Ma anche no!>> Si alza e va verso la cucina, brontolando qualcosa con quel tono buffo che lo contraddistingue.

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