Non riesco a togliere lo sguardo dal nuovo tatuaggio di Thomas. Sarà che è sempre più muscoloso. Ma no. Non penso a lui in questi termini. Che odoraccio. Ma sono io? Plastica e peli bruciati. Un mix di pollo e guarnizione di forno sciolta. Solo che il pollo sono io e la plastica quello che resta dei miei vestiti. Mi insaponerò di nuovo. O forse devo decidermi a cambiare lavoro. Tanto non lo faccio mai.
«Thomas? Mi passi il tuo bagnoschiuma? Questo qui non lava via l'odore di bruciato!».
Thomas è due docce più in là. Ogni volta si lava con l'acqua gelida. Come diavolo ci riesce? Non riesco a farlo nemmeno adesso che è piena estate. «E che sarebbe stavolta? Quello che ti sei fatto sulla scapola, dico».
«Un oni giapponese. Sai, uno di quei mostri con le corna, tipo un diavolo». Thomas lo mostra contraendo i muscoli sotto il disegno.
«Un orco Thomas! Un orco! Un oni è più simile a un orco che a un diavolo! I diavoli siamo noi che lavoriamo nelle fiamme! Un giorno ti porterò in Giappone e ti farò vedere cosa è un oni e cosa è un diavolo. Così non dimenticherai più la differenza. Io, per esempio, sono un diavolo. E come vedi non assomiglio affatto al tipo del tuo tatuaggio. Quando te ne mostrerò uno dal vivo, allora ti sarà ben chiara la differenza. Ryan? C'è qualcuno lì dentro?».
Un leggero tamburellare sulla testa. I dread di Morgan sulla schiena. È dietro di me con quella sua aria sorniona da gatto che ha appena fatto qualcosa che non dovrebbe.
«Ero sovrappensiero. Tu sempre a dir stronzate, vero?».
«Noioso che sei. Era una battuta». Morgan si gira verso gli altri compagni che continuano a parlare di tatuaggi e a indicarsi l'un l'altro quelli che hanno sul corpo. «Vero Thomas?».
«Che?».
«Niente, niente. Sei come tutti gli ispanici. Rimbambito!».
«Ma fottiti, negraccio della malora!».
«Ryan, che dici? Gliene molliamo quattro? Ci ha insultato!».
Morgan prende una bottiglia di shampoo e la brandisce come se fosse una spada. Nudo, con la pelle ancora macchiata di fuliggine a gambe larghe sulle mattonelle e con una bottiglia di shampoo in mano è davvero ridicolo.
Thomas gli si butta addosso, è più basso di Morgan, ma più piazzato, e afferrandolo per i fianchi gli fa perdere l'equilibrio. Mentre gli altri ragazzi si mettono a fare il tifo per l'uno o per l'altro, i due a terra alzano il volume delle imprecazioni per fare più scena e dare spettacolo. Finiscono di azzuffarsi che se la ridono come due bambini.
Ogni volta che usciamo in missione affidiamo la vita l'uno nelle mani dell'altro. Il nostro è un legame strano. Di alcuni dei ragazzi non ho mai visto la famiglia e loro non hanno la più pallida idea di chi siamo davvero io e Morgan. È come se fossimo una famiglia a ore. Finché operativi diventiamo una cosa sola, poi ritorniamo alle nostre rispettive vite. Per me è semplice non farmi scoprire. Mi basta stare attento a contenere la forza, a non far vedere che non ho mai una scottatura, a far finta di essere stanco e affaticato dopo una giornata come questa. Per Morgan è più complicato. Ogni settimana deve limarsi le corna che continuano a ricrescere. I dread aiutano a tenere coperti i due moncherini ma è un lavoro continuo. Deve nascondersi attivamente. E anche se non dice niente, so che la segretezza gli pesa. Non poter parlare con gli altri, dover mentire, mette un vetro che ci separa dagli altri. Qualcosa di trasparente, che loro nemmeno vedono, ma che noi sappiamo essere lì. Eppure siamo tutti legati a doppio filo. Senza elucubrazioni, senza ragionamenti. Ci salviamo la vita a vicenda. Siamo una squadra, una famiglia.
«Ci facciamo una birra stasera?». Michael ha una moglie e due figli piccoli. È il primo che dovrebbe tornarsene a casa. Invece è il primo a proporre sempre di fare qualcosa insieme.
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Nephilim. Guerra in Purgatorio
FantasyNon puoi scegliere di nascere Celestiale. Puoi solo scegliere dove volare. La tregua era stata stipulata. Dopo quattromila anni i Nephilim Celestiali e i Nephilim Infernali avevano deposto le armi spartendosi le Americhe. Ma la pace era stata con...